Aziende e intelligenza artificiale: strategie e scelte secondo IBM

IBM ha pubblicato il “Global AI Adoption Index 2022”: dagli obiettivi di sostenibilità fino all’affidabilità dell’implementazione nelle aziende. Ma in che modo si stanno muovendo queste ultime?

Immagine distribuita da Pexels

Le sfide che l’intelligenza artificiale è in grado di affrontare sono molteplici e si legano sempre di più agli obiettivi di sostenibilità. L’AI nel settore dell’agrifood o in quello sanitario ha degli impatti non trascurabili, sia dal punto di vista sociale che da quello ambientale ed economico – con i suoi vantaggi e i suoi problemi. Questa tecnologia è in grado di contribuire “a far progredire le iniziative ambientali, sociali e di governance (ESG)”, ridurre l’impatto ambientale o colmare le carenze di manodopera e di competenze in azienda.

Secondo il report di IBM, infatti, sempre più imprese stanno adottando l’intelligenza artificiale, al punto per cui anche la società sembra essere arrivata “a un punto di svolta”. A livello globale, il tasso di adozione dell’AI è cresciuto in maniera costante, arrivando al 35% nel 2022.

Questo significa che è necessario fare il punto sullo stato dell’arte dell’AI: dalla sua accessibilità, passando per l’integrazione in applicazioni e processi fino ad arrivare ad un suo ‘agire responsabile’. Circa il 44% delle organizzazioni ci sta lavorando ma mentre sull’operativizzazione dell’AI “sono stati compiuti progressi, c’è ancora del lavoro da fare per garantire che i consumatori accolgano con favore i benefici dell’AI […] Ad esempio, la maggior parte delle organizzazioni che hanno adottato l’AI non ha adottato misure chiave per garantire che la propria intelligenza artificiale sia affidabile e responsabile, come la riduzione di bias”.

AI: Adoption Intelligence

L’accessibilità dell’AI ha reso la sua adozione ‘intelligente’ e dunque più facile da implementare. Questo però non è il solo ed unico fattore: “le aziende stanno anche cercando l’AI per aiutarli ad aumentare l’automazione delle attività e ridurre i costi”. In parallelo però è cresciuto anche il divario nell’adozione potenziale di questa tecnologia: secondo IBM infatti, “le aziende più grandi hanno ora il 100% in più di probabilità rispetto alle aziende più piccole di aver implementato l’AI nella loro organizzazione, rispetto a solo il 69% nel 2021”. Se la trasformazione digitale – condizione necessaria per la sostenibilità digitale – significa anche innescare una rivoluzione di senso dovuta al cambiamento tecnologico allora è necessaria una AI progettata e con modalità d’uso che siano adoption intelligence in modo tale da avere un riassetto delle definizioni sociali per cui anche chi non è competitor possa diventarlo. In altre parole, se si vuole rendere il business delle aziende sostenibile, si deve prima rendere sostenibile – anche economicamente – la tecnologia in questione. Infatti, una delle sfide più importanti da affrontare è proprio quella di abbattere le barriere di adozione dell’AI: “le prime cinque cose che ostacolano l’adozione di AI di successo per le aziende sono competenze o conoscenze di intelligenza artificiale limitate (34%), il prezzo troppo alto (29%), mancanza di strumenti o piattaforme per sviluppare modelli (25%), i progetti sono troppo complessi o difficili da integrare e rendere scalabili (24%) e la troppa complessità dei dati (24%)”. La questione diventa ancora più urgente nel momento in cui – come si legge nel report – il 66% delle aziende che può permettersi di implementare l’AI sta attualmente “pianificando di applicare l’AI per affrontare i loro obiettivi di sostenibilità”.

Si può parlare di esternalità positiva della sostenibilità digitale nel momento in cui maggiore è l’utilizzo dell’intelligenza artificiale della singola azienda, maggiore è il vantaggio competitivo, economico, sociale e ambientale (anche in termini di sostenibilità) conseguito dalla stessa azienda. Circa il 54% delle aziende che utilizzano l’AI stanno traendo dei vantaggi non indifferenti dall’automatizzazione dei processi IT e aziendali, “tra cui i risparmi sui costi ed efficienze”.

Fiducia sostenibile

Non dobbiamo però guardare solo ai vantaggi delle tecnologie digitali, ma anche ai loro limiti. Uno di quelli dell’AI che IBM sottolinea in maniera marcata riguarda la fiducia. Si potrebbe dire che il problema non sta nel centralizzare il potere né nel pubblico né tantomeno nel privato, ma bisogna creare le condizioni affinché né il pubblico né il privato possano acquisire potere nel sociale. IBM parla di sostenibilità digitale nel momento in cui sottolinea che è necessario garantire il cittadino mettendo al centro la gestione sui processi di sostenibilità. Il report così guarda ai contesti digitali e ragiona sul fatto che l’AI può essere uno strumento di libertà – il 49% delle aziende utilizza l’automazione per restituire tempo ai dipendenti – o di soprusi: “la grande maggioranza delle organizzazioni che utilizzano o stanno pianificando di utilizzare l’AI non ha adottato nessuna misura critica per preservare la fiducia dei consumatori a lungo termine, ad esempio stabilendo protocolli per identificare ed eliminare i pregiudizi”.

Per fare ciò bisogna guardare al potere della sostenibilità e “prendere più sul serio la questione della fiducia dei consumatori” specialmente se l’84% dei professionisti IT afferma che il fatto che l’intelligenza artificiale arriva a decisioni diverse è importante per la loro attività. Il non centralizzare il potere emerge anche dal fatto che l’85% dei “professionisti IT concorda sul fatto che i consumatori hanno maggiori probabilità di scegliere un’azienda che è trasparente su come i suoi modelli di intelligenza artificiale sono costruiti, gestiti e utilizzati”.

La fiducia è una priorità, ma molte organizzazioni non hanno preso provvedimenti per garantire che l’IA sia affidabile.

Inoltre, il fatto che il dato riguardo i consumatori favorevoli o meno ad un’intelligenza artificiale affidabile e sicura vari a livello globale ci dice come ogni paese abbia priorità diverse circa la sostenibilità e gli obiettivi di Agenda 2030: in Francia o in Germania la percezione sulla dimensione sociale della sostenibilità dell’AI è minore rispetto ai più di due terzi dei professionisti IT in India e America Latina, che concordano fortemente sul fatto che i “consumatori hanno maggiori probabilità di scegliere servizi da aziende che offrono trasparenza e un quadro etico su come i dati e i modelli di intelligenza artificiale sono costruiti, gestiti e utilizzati”.

IBM Global AI Adoption Index e Sostenibilità

Che IBM per la prima volta nel 2022 abbia intervistato le aziende sull’uso dell’AI per le loro iniziative di sostenibilità è un segnale del fatto che le tecnologie digitali sono ripensate non solo sulla base di quello che fanno, ma sul modo in cui ci troveremo nei prossimi anni a prendere scelte e decisioni sulla base delle quali si svilupperà il mondo. Scelte che si reggono sullo schema interpretativo della “Sustainability” – titolo del paragrafo del Global AI Adoption Index.

Allo stesso tempo però “pochissimi professionisti IT non vedono la sostenibilità come importante per il loro business – il 6% delle grandi aziende e il 9% delle aziende più piccole”.

Ma se si vuole accelerare il processo di riconversione sostenibile bisogna concentrarsi sul rapporto tra aziende che presentano forti caratteristiche di environmental, social and governance (ESG) e sulle loro prestazioni finanziarie aziendali, così da dimostrare che esistono delle correlazioni positive. Come scrive Rodrigo Lozano in “Toward better embedding sustainability into companies’ system: an analysis of voluntary corporate initiatives”: “in questo contesto, diversi strumenti, approcci e iniziative volontarie sono stati sviluppati da e per le aziende per impegnarsi con la sostenibilità. […] Il raggiungimento degli obiettivi di Agenda 2030 passa necessariamente – e soprattutto – per un percorso di presa di coscienza e crescita culturale da parte delle aziende. «La sostenibilità per la maggior parte delle aziende è un qualcosa che si deve “assolutamente perseguire” ed è una incredibile “rottura di scatole”» e dunque si deve fare un bilancio di sostenibilità perché gli investitori, oggi, guardano prima a quello che ai risultati economici e finanziari”.

IBM scrive che il 64% delle aziende che utilizzano l’intelligenza artificiale, sta attualmente utilizzando l’AI per accelerare il raggiungimento degli obiettivi di ESG. Un esempio è quello di utilizzare l’AI per “risolvere le sfide di sostenibilità relative all’efficienza dei processi aziendali e all’accuratezza dei dati, ad esempio automatizzando la raccolta e la manutenzione dei dati relativi al clima. Nel 2022, un terzo delle aziende ha dichiarato di utilizzare l’intelligenza artificiale per guidare processi e operazioni aziendali più efficienti”. Ma c’è anche chi afferma che l’AI non ha nessun ruolo nella sostenibilità – il 22% delle aziende statunitensi.

Il report, in sostanza, fornisce un approfondimento sull’adozione complessiva dell’AI in tutto il mondo, “sulle barriere e le sfide che impediscono all’AI di raggiungere il suo potenziale e sui casi d’uso, i settori e i paesi in cui l’AI ha maggiori probabilità di prosperare”. Rileggendo il documento sotto la lente della sostenibilità digitale, emerge che quando si parla di sostenibilità dobbiamo guardare alla sua dimensione, e che non esiste sostenibilità se non si guarda al mondo nella sua interezza. Farlo in maniera scientifica significa sottolineare – nuovamente – l’importanza del tema.

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