Da sempre pionera nel settore dell’ecosostenibilità, la Danimarca continua a stupire il mondo mostrando come le scelte che si prendono cura dell’ambiente non sono solo utili, ma anche divertenti e portano al benessere. Ciclovie, educazione ambientale nelle scuole, insomma i danesi hanno ben compreso come l’impegno di tutta la comunità può davvero portare ad un mondo migliore. I prossimi investimenti danesi riguardano un progetto davvero avveniristico: Holmene, 9 isole da costruire ex novo a pochi km da Copenaghen interamente fondate su energie rinnovabili, servizi alle persone e nuovi posti in ambito green jobs. Su queste isole artificiali, a 10 km a sud di Copenaghen, verranno installati un centro di ricerca, aree naturali protette, un hub per la produzione di energie rinnovabili, piste ciclabili, impianti eolici per la produzione di energia elettrica e nuove aziende porteranno a migliaia di nuovi posti di lavoro nei settori biotecnologico, farmaceutico e delle scienze della vita.
“La nuova area contribuirà a creare una delle “zone commerciali più grandi, più verdi e innovative del Nord Europa”, spiega la municipalità di Hvidovre.
Altro esempio di notevole rilievo, anche perché sostenuto dalla grande partecipazione della comunità locale, è l‘isola di Ærø, che da trent’anni si è presa l’impegno di promuovere solo energie rinnovabili e la produzione dell’energia elettrica sull’isola è interamente sostenuta dalle turbine elettriche che, per l’appunto, sono di proprietà di seicentocinquanta azionisti del posto, perché solo gli abitanti e le società operanti sull’isola possono comprare azioni.
Altro primato della Danimarca è quello dell’etichetta ambientale che aiuti i consumatori a scegliere solo cibi provenienti da contesti sostenibili.
“La Danimarca deve avere la prima etichetta climatica al mondo sugli alimenti – scrive il Ministro per l’Alimentazione e l’Agricoltura, Rasmus Prehn, sulla propria pagina Facebook – Un marchio di cui ci possiamo fidare, che dovrebbe aiutarci a fare scelte ecologiche quando facciamo acquisti. Il marchio deve essere semplice e facile da capire quando si va a fare la spesa al supermercato! E dovrebbe, per quanto possibile, basarsi sull’impatto climatico totale del singolo alimento lungo l’intera catena del valore”.
Il proposito danese, al riguardo, è quello non solo di inserire queste etichette sui prodotti, ma che quest’azione sia unitaria per tutta la nazione, così da non diversificare e confondere i consumatori meno esperti che si fermano alla dicitura “bio” sugli alimenti che, magari, di bio hanno veramente poco.
Strategie sostenibili in Danimarca non provengono solo da comuni, o organismi governativi, ma anche da aziende private come la Lego, fondata nel 1932 da Ole Kirk Kristiansen, che tramite Lego Replay, un servizio basato sull’economia circolare, educa e invita i consumatori a dare i propri mattoncini inutilizzati ad altri bambini. Non solo, attraverso il gioco, insegnano ai bambini il valore di riciclare, i danni dell’inquinamento, il prendersi cura dell’ambiente e degli animali. Inoltre, la Lego si impegna in un uso di materiali riciclabili, trattati responsabilmente, utilizzando risorse rinnovabili, per la realizzazione dei loro mattoncini e punta anche ad avere un packaging realizzato interamente con materiali rinnovabili o riciclati.
“Gli esperimenti sono un importante passaggio nel processo di apprendimento e innovazione – spiega Tim Brooks, il vice presidente con la responsabilità ambientale di Lego – Come i bambini che giocano con i mattoncini, montandoli e smontandoli, noi in laboratorio facciamo lo stesso. La sfida maggiore nel nostro viaggio per la sostenibilità è ripensare e innovare materiali nuovi che siano duraturi, forti e di alta qualità come i mattoncini esistenti. Con il prototipo mostriamo i progressi che stiamo facendo. Vogliamo che i nostri prodotti abbiano un impatto positivo per il pianeta. La strada è ancora lunga ma siamo contenti dei progressi che stiamo facendo”.
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