Gli storici dell’economia hanno individuato cinque grandi ondate di innovazione a partire dagli esordi della rivoluzione industriale. La prima, con le sue macchine e le fabbriche, ha consentito la meccanizzazione delle attività umane (1760-1830), la seconda ondata ha prodotto l’energia del vapore, l’acciaio e le ferrovie (1830-1900). La terza coincide con l’avvento dell’industria, la produzione di massa della catena di montaggio, grazie alle innovazioni nel campo della chimica e dell’elettrificazione (1900-1970).
La quarta ondata è stata creata dalla diffusione del petrolio, dell’aviazione e dell’elettronica (1945-1990). La quinta è l’ondata digitale, prodotta dalle tecnologie informatiche e dalle telecomunicazioni come i personal computer, internet e telefoni cellulari (dal 1985 a oggi).
Una sesta ondata è appena iniziata: l’innovazione verde che cavalca la digitalizzazione. Questa sesta ondata tecno-economica inaugurerà un’era definita dalla transizione alle fonti rinnovabili e dai flussi economici circolari.
Ogni ondata di innovazioni tecnologiche – con una durata tra i quaranta e i settant’anni – ha rivoluzionato dalla base il vecchio ordine in pochi decenni, sterminando una grande quantità di aziende, istituzioni e infrastrutture. Ognuna di queste ondate ha anche creato nuovi e vasti ambiti di opportunità e ricchezza per chi era pronto a cavalcare l’onda delle innovazioni al momento opportuno. In altre parole, ogni ondata di innovazioni ha stimolato ciò che l’economista Joseph Schumpeter chiamò “distruzione creatrice”.
L’onda digitale: cambia la creazione di valore nell’economia
La quinta ondata, quella dell’onda digitale e di internet – iniziata attorno alla metà degli anni Ottanta, ma poi esplosa con gli smartphone nel nuovo millennio – ha cambiato radicalmente la struttura e la creazione di valore di tutta l’economia. All’epoca della produzione di massa, le compagnie petrolifere e le case automobilistiche erano le imprese di maggiore valore al mondo.
Per decenni hanno costituito il nucleo degli investimenti per i fondi pensione e anche per i fondi speculativi (hedge fund). Ma a oltre trent’anni dall’inizio della quinta ondata, il valore si è spostato altrove. Le prime cinque aziende al mondo per capitalizzazione di mercato appartengono alla quinta ondata: Apple, Google, Microsoft, Amazon, Facebook. Tra le imprese che primeggiavano durante l’era dei combustibili fossili, solo ExxonMobil è abbastanza grande da classificarsi alle spalle delle più grandi imprese globali.
Due motori dell’innovazione: Tecnologia ed Energia
Ma mentre sotto gli occhi di tutti si sviluppava e si estendeva il nuovo impero del digitale, un altro forte cambiamento riguardava il mondo dell’energia. Per esempio, dal 2010 al 2018 il costo medio di un kilowattora di energia prodotta da pannelli solari è diminuito quasi dell’80%, diventando nella maggioranza dei casi più conveniente dei combustibili fossili.
Il costo medio delle celle fotovoltaiche è calato di oltre il 90% tra il 2010 e il 2013. Un’energia più green e sostenibile riguarda abitazioni, trasporti, industria, e anche la filiera alimentare. Tutte queste innovazioni convergono a formare la nuova ondata – la sesta – di trasformazione ‘disruptive’, dirompente: digitale più sostenibilità.
Le cinque fasi in ogni ondata di innovazione
La studiosa di innovazione Carlota Perez distingue cinque diverse fasi in ogni ondata: eruzione, entusiasmo, punto di svolta, sinergia e maturità. “L’eruzione avviene quando crescono i finanziamenti per le nuove tecnologie del periodo, e allo stesso tempo vengono sempre più trascurati i vecchi asset”, rileva la ricercatrice nelle sue analisi di scenario.
E sottolinea: “nella fase dell’entusiasmo si crea una scissione tra valore reale e valore azionario delle società sulla cresta dell’onda, con un’aspettativa eccessiva in cui il valore del capitale finanziario e quello di produzione sottostante divergono ampiamente”. Un esempio è la bolla delle Dotcom del 2000, quando qualunque startup con un business plan che riguardasse l’e-commerce riusciva a trovare investitori, quando il valore in Borsa di Tiscali superò quello della Fiat.
La fase dell’entusiasmo in genere produce una bolla finanziaria, seguita da un crollo: il punto di svolta. Dopo il disastro, la fase sinergica produce una nuova età di forte sviluppo, a cui segue una fase di crescita costante in cui produzione, occupazione e valore azionario si riallineano.
Infine, durante la fase della maturità, le innovazioni raggiungono la saturazione del mercato e nei principali settori l’innovazione si fa meno dirompente, ma si registrano miglioramenti crescenti dei prodotti e dei servizi. Quindi, il margine economico e il tasso di ritorno sul capitale rallentano la loro crescita. L’ondata delle innovazioni si è a quel punto diffusa in tutti i principali settori dell’industria e della società. Tutto è pronto per l’ondata successiva.
Consumatori, aziende e politica devono procedere nella stessa direzione
Un progetto di ricerca ha identificato ventuno importanti innovazioni di consumo che hanno una potenzialità dirompente. Sei di queste, ad esempio, riguardano la mobilità: e-bike, bike-sharing, taxi-bus, ride-sharing, car-sharing, mobilità come servizio.
Molte altre riguardano l’ambito energetico: impianti fotovoltaici come i pannelli solari sul tetto con immagazzinamento dell’energia, elettricità P2P (peer-to-peer, cioè la vendita dell’energia prodotta in eccesso al vicino), la tecnologia vehicle-to-grid (V2G), che consente di mettere l’energia prodotta dalle batterie degli autoveicoli al servizio della rete elettrica, home sharing (come Airbnb), l’internet delle cose in casa, elettrodomestici e case intelligenti con sistemi di autoapprendimento e pompe di calore.
Le trasformazioni possono guadagnare slancio grazie alla forte pressione del mercato della nuova tecnologia, come nel caso delle auto elettriche o di quelle a guida autonoma. Ma senza una risposta politica e senza l’aggiornamento e l’orientamento delle regole, le innovazioni sono spesso incapaci di penetrare in velocità e in profondità.
Le nuove ondate di innovazione devono essere abbastanza forti per superare gli ostacoli posti da strutture e infrastrutture preesistenti, fino a quando mercato e consumatori, aziende produttrici e politica procedono nella stessa direzione.
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