La scatola magica, oscuro oggetto del desiderio

Ci siamo già soffermati sul matrimonio di interesse tra telecomunicazioni e televisione, o meglio tra telecomunicazioni e video, il divoratore di banda nelle moderne reti di telecomunicazioni. Uno sguardo sulle più recenti iniziative all’estero consente di aggiungere alcuni ulteriori esempi di come si sta giocando la partita per la conquista del video.

Rivoluzione inglese. British Telecom ha conosciuto prima di altri operatori storici l’ebrezza del crollo delle proprie quote di mercato e BT_Tower_Londonla conseguente esigenza di ricercare nuova linfa, anche per effetto della sua focalizzazione sulla sola rete fissa. Non a caso l’operatore inglese ha esplorato, con alterni successi, nuovi territori, prima attraverso l’integrazione con  i servizi informatici e poi con la televisione. Su questo ultimo terreno ha fatto scalpore la conquista dei diritti per le coppe europee di calcio, con un’offerta pari a oltre un miliardo di euro e il doppio rispetto a quella di Sky. In passato aveva acquisito i diritti della Premier League, utilizzati soprattutto per promuovere la propria offerta a banda larga e ultra larga (gratis per i clienti BT Broadband e BT Infinity). Il recente rinnovo dei diritti triennali di Premier League è invece costato circa 300 milioni di euro a stagione e porterà un peggioramento nel prossimo bilancio di  oltre 120 milioni di euro in termini di EBITDA e di poco meno di 250 milioni di free cash flow, per poi migliorare (auspicabilmente). Su questa base verrà lanciato un canale dedicato al calcio, arricchito di nuove funzionalità interattive se fruito dalla nuova rete in fibra ottica, ma veicolato anche su altre piattaforme. In sintesi, innovazione, fidelizzazione, nuovi clienti, ma saldo finanziario sicuramente delicato: molto istruttiva a questo proposito è l’avvertenza per gli investitori alla fine del comunicato stampa, che contempla una serie di possibili disgrazie planetarie concomitanti.

Notte da Oscar. Dall’altra parte dell’oceano, AT&T, oggi molto ammirata nel vecchio continente per i suoi più recenti successi commerciali, ha annunciato la costituzione, insieme alla media company The Chernin Group (TCG) di un fondo di 500 milioni di dollari per acquistare, sviluppare e distribuire servizi video OTT (Over The Top). L’obiettivo strategico è la conquista del promettente mercato dei servizi video on demand e streaming. AT&T porta in dote le sue competenze nelle diverse piattaforme di rete e la sua enorme base clienti (110 milioni mobili e 16 broadband fissi), mentre TCG contribuisce con il know-how in materia di contenuti, distribuzione e modelli di business. Del resto AT&T ha investito negli ultimi sei anni poco meno di 130 miliardi di dollari e ormai la maggior parte del traffico è legata ai contenuti video, che generano solo marginalmente ricavi diretti.

Nouvelle Vague. Sbarcando invece in Francia, Orange scalda i motori per fronteggiare l’annunciata discesa in campo di Netflix. Dopo numerosi, fallimentari, tentativi di creare propri canali televisivi e film, Orange ha cambiato strategia e si limita ad acquisire quote (anche importanti) in attori ritenuti strategici come Dailymotion o Deezer. D’altra parte ha lanciato il servizio OCS (con una quota del 33% di Canal+) che può già contare su  2 milioni di clienti, con contenuti originali e in esclusiva per il mercato francese grazie ad accordi con soggetti come Warner Bros e HBO. Si tratta di un’offerta ibrida e multipiattaforma, con servizi in streaming o su richiesta a 12 euro/mese, veicolata del resto anche da altri attori e che può ulteriormente evolvere in logica OTT. Rispetto all’ulteriore sviluppo di questa strategia, non si può però escludere l’ipotesi di concludere addirittura un accordo direttamente con Netflix (Orange ha circa 14 milioni di clienti broadband in Europa). Del resto, Netflix investe ogni anno circa 3 miliardi all’anno per l’acquisto di nuovi contenuti…

Commedia all’italiana. Cosa sta accadendo in Italia lo abbiamo visto nella precedente puntata (vedi “la televisione al centro”). Molta fantasia, ma sicuramente meno risorse rispetto ai contesti appena descritti e conseguente ricerca di una terza via all’italiana, che consentirà comunque l’affermazione anche in Italia di nuovi servizi di streaming e video on demand. Sempre tenendo conto del ruolo dei broadcaster nostrani…

Matrimonio o divorzio all’italiana?

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