Il 2012 potrebbe essere ricordato come l’anno delle Ipo di Internet e se è vero che i riflettori sono tutti puntati su Facebook, la quotazione di gran lunga più attesa dai tempi di Google, il social network di Mark Zuckerberg non sarà il solo ad approdare in Borsa.
Secondo Bloomberg sono almeno 14 le Internet Company pronte a sbarcare sui listini quest’anno, per un valore complessivo di circa 11 miliardi di dollari: la cifra più alta dal 1999, quando le Ipo legate al mondo del web raccolsero la cifra record di 18,5 miliardi di dollari.
Tra queste Yelp, azienda che segnala recensioni, soprattutto sui ristoranti, forte dei suoi 63 milioni di utilizzatori che scrivono i loro commenti su internet e dei 5 milioni che leggono sul proprio telefonino i ristoranti consigliati prima di scegliere dove andare a cena, o anche Gogo, azienda che ha invece scommesso sulla fascia ristretta dei passeggeri di voli privati, interessati a parlare al telefono e a connettersi ad internet durante il viaggio. Premono poi per arrivare sul listino anche aziende come Brightcove o MobiTV che hanno invece puntato il proprio business sull’accessibilità dei video online o dal cellulare, e realtà come Glam Media e App Nexus, una media company la prima con più di 1.500 tra blog e siti web dedicati ad un pubblico femminile, mentre l’altra è una società specializzata in sistemi di gestione della pubblicità online per editori e clienti.
Secondo David Erickson, analista di Barclays, “in un mercato che resta altamente volatile, il comparto hi-tech continua a mostrare performance superiori in termini di crescita rispetto alla media del mercato” tant’è che non si esclude un incremento del numero complessivo di collocamenti attualmente previsti, sebbene il 2011 non sia stato un anno felice per le Ipo, in particolare per quelle tecnologiche.
Solo poche aziende sono state in grado di registrare a fine anno dei significativi aumenti del valore delle proprie azioni rispetto al prezzo di quotazione e in generale il comparto dei titoli teconologici che si sono quotati nel corso dell’anno ha lasciato complessivamente sul terreno quasi il 20% del proprio valore.
Nel 2011 le Ipo tecnologiche hanno fruttato complessivamente alle aziende 6,6 miliardi di dollari. Il produttore di videogiochi per social network Zynga, che ha raccolto oltre un miliardo di dollari col suo sbarco in Borsa nel mese di dicembre, ha perso il 2% del suo valore, mentre Pandora, che offre un servizio radio via Internet, ha perso a fine anno più del 40% dalla data del suo debutto in borsa il 14 giugno 2011.
Proprio le deludenti performance di Zynga e Pandora hanno riaperto le discussioni sulle società hi-tech arrivate in borsa nell’ultimo anno che hanno costruito il loro successo a partire da Internet e soprattutto dai social network, tant’è che si è iniziato a parlare, in riferimento proprio a queste quotazioni, di bolla 2.0.
Ne è un esempio il sito di incontri FriendFinder, che ha perso il 90 per cento del proprio valore passando dai 7,85 dollari segnati il giorno della quotazione il 14 maggio 2011 ai 0,88 di ieri, 17 gennaio 2012.
Da diverse settimane è sotto la lente d’ingrandimento Groupon, arrivata sul Nasdaq il 4 novembre 2011 a 20 dollari per azione e che viaggia da inizio 2012 al di sotto di questa soglia, ben distante dai 26,11 dollari che il titolo segnò alla chiusura il giorno del debutto in borsa.
Le cose sono invece andate meglio per LinkedIn: collocata il 19 maggio2011 a un prezzo di 45 dollari per azione ha chiuso l’anno attorno ai 62 dollari e viaggia nelle prime settimane di gennaio 2012 attorno a quota 70 dollari. In ogni caso molto distante dai 94,25 dollari che il titolo aveva fatto registrare alla chiusura del suo primo giorno di quotazione o dal suo picco massimo di 109,97 dollari toccato il 15 luglio 2011.
Certo, con Facebook le cose potrebbero andare diversamente. Il suo sbarco è atteso in Borsa entro fine maggio 2012, forte di un fatturato 2011 che Wall Street stima in oltre 3 miliari di dollari con un utile netto di 1 miliardo di dollari. Quella di Mark Zuckerberg è senz’altro una di quelle aziende che riescono a spostare gli equilibri: il suo sbarco da solo viene valutato 10 miliardi di dollari.
In ogni caso, secondo quanto riportato in un report diffuso da PricewaterhouseCoopers, il rinnovato slancio del settore delle tecnologie, che ha visto nell’ultimo trimestre del 2011 una raccolta di 2,3 miliardi di dollari rispetto agli 837 milioni dello stesso periodo dell’anno precedente, a fronte di un numero uguale di collocamenti, lascerebbe intravedere un rinnovato interesse del mercato per le Ipo del settore hi-tech. Proprio per questo, secondo Henri Leveque, responsabile Capital Markets e Accounting Services di PWC negli Stati Uniti “i potenziali emittenti e gli investitori stanno guardando con grande interesse l’evoluzione del mercato in questo settore che fa ben sperare per il 2012” anche se continua Leveque “la vera sfida per gli emittenti sarà quella di riuscire a catturare l’attenzione degli investitori in un contesto che si preannuncia affollato e competitivo”.
Anche se le irrisolte questioni economiche mondiali potrebbero continuare a causare qualche incertezza sul fronte delle Ipo nel breve termine, non riusciranno però ad ostacolare l’appetito delle banche emittenti una volta che queste ultime ravvisino le condizioni giuste per andare sul mercato. E dal momento che proprio di appetito si tratta, è forse utile valutare con maggiore attenzione le opportunità di investimento: perchè non è proprio tutto oro quel che luccica.
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