Bloccato DDuniverse. Si intensifica la lotta al file sharing

Nuova operazione della Guardia di Finanza contro il file sharing illegale. Le Fiamme Gialle hanno ordinato ai provider italiani di bloccare l’accesso al portale dduniverse.net, popolare sito di condivisione file.

I responsabili del sito si sarebbero resi responsabili di violazione del copyright e di promozione di questa. “L’immissione (di opere protette da copyright, ndr) avviene rendendo disponibili sulle pagine web codici alfanumerici complessi del tipo torrent – in grado di identificare univocamente i singoli file relativi ad opere dell’ingegno protette dal diritto d’autore – ed indicizzando e promuovendo collegamenti detti “ed2k” ai file medesimi, in talk modo gli utenti registrati su detto sito sono in grado di scambiare tra loro copie integrali o parziali dei file stessi, il tutto con finalità di lucro rappresentato dagli introiti derivanti dalle inserzioni pubblicitarie a pagamento inserite sul sito.”

L’operazione, denominata Macchia Nera, rappresenta un ulteriore inasprimento da parte delle autorità italiane della lotta alla pirateria e segnala un incremento dell’attenzione posta alla tutela del copyright. Segue, infatti, l’operazione “Last Paradise” portata a termine a fine Maggio, attraverso la quale si era bloccato l’accesso al sito torrent Kickasstorrents, e una precedente iniziativa che aveva colpito a Febbraio un altro sito torrent Btjunkie.

La nuova operazione ha, però, due elementi di novità profonda. I responsabili, ancora ignoti, del sito vengono considerati responsabili diretti del reato, nonostante indicizzino link provenienti da servizi esterni e non avvenga nessuna forma di download direttamente dal sito. Si tratta delle prima volta in Italia in cui si riconosce una responsabilità diretta per la mera indicizzazione. “La novità del decreto di sequestro preventivo, rispetto a quanto accaduto in passato, risiede nel fatto che il portale (o meglio il suo titolare che rimane, per il momento ignoto) viene indicato come un concorrente diretto nel reato, nonostante la mera funzione di indicizzazione di siti esterni“, ha commentato, infatti, l’avvocato Fulvio Sarzana.

La seconda novità rilevante riguarda la previsione di una multa fino a 250mila per i provider che non ottempereranno all’ingiunzione, prevedendo quindi una forma di responsabilità a carico dei singoli provider di accesso (e non soltanto su quello su cui risiedono le opere). Nell’ordine inviato ai provider si accenna, inoltre, a possibili ulteriori conseguenze, riferendosi probabilmente ad una possibile accusa di favoreggiamento; possibilità non remota visto che già in passato Fastweb e NGI hanno subito una simile accusa per il caso Btjunkie.

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