Cloud computing: intervista a Lorenzo Gonzales di HP

Il cloud computing è uno dei temi di interesse più dibattutto degli ultimi tempi. Potenzialità, vantaggi, ambiti di applicazione per il business e per la pubblica amministrazione, sono solo alcune delle tematiche attorno a cui ruota la discussione degli esperti.

Techeconomy ha intervistato Lorenzo Gonzales, Innovation Senior Consultant, HP Italiana, che, a partire dalla ricerca Hybrid Cloud Research Advisory, ci parla di cloud, di Agenda digitale e di innovazione in Italia.


Lorenzo Gonzales è Innovation Senior Consultant, HP Italiana.

1. Dottor Gonzales ci illustra le caratteristiche della ricerca Hybrid Cloud Research Advisory che avete condotto come HP riguardo al sistema cloud?

La ricerca è stata condotta in maniera indipendente su nostra richiesta da Coleman Parkes Research, con interviste che coinvolgevano l’executive sia sul lato tecnico sia business. Quello che è emerso d’interessante è che il cloud è visto non solo come strumento di riduzione dei costi, ma soprattutto come elemento di rilievo nella catena del valore.

Addirittura la voce d’indagine che ha raggiunto un 50% dei consensi è quella che vede il cloud come strumento di maggiore efficienza e rapidità di messa in campo di nuove applicazioni. Un’altra importante percentuale si evidenzia nel fatto che l’adozione del cloud il più delle volte deriva non dalle linee tecniche ma dall’area finanziaria. E più dell’80% dei manager ritiene che il cloud computing avrà un effetto dirompente sullo scenario tecnologico, pari solo a quello che ha avuto la virtualizzazione su internet.

Quindi ci si aspetta che entro il 2020 ci sarà una forte crescita nell’uso di servizi cloud sia pubblici sia privati. D’altro canto i due aspetti di timore riguardano la sicurezza e alla complaiance da una parte, e all’esigenza di trasformare processi e applicazioni. C’è poi da dire che il 46% delle imprese sta già operando attraverso il cloud, ma in una modalità che non è governata dall’IT e questo apre complessità e falle.

2. Voi avete annunciato una possibile risposta a questo tipo di esigenze, ce ne illustra alcune caratteristiche?

Le risposte a questo tipo di aspetti sono tante, quello che noi come HP abbiamo identificato è un approccio definito “modello ibrido” di IT, che permette alle aziende di cercare le capacità sia nel mondo cloud sia in quello convenzionale.

È un approccio che nasce per essere integrato by design, in altre parole costruendo un modello architetturale e di servizi che mette insieme le cose migliori dei vari ambiti. Ci basiamo su tre concetti chiave: scelta, affidabilità e coerenza. La scelta significa poter governare i miei servizi, secondo politiche poggiate su un modello predefinito, senza dover fare una riverifica o un ridisegno di un modello o integrazione.

Questo garantisce elasticità ed efficienza della delivery. L’affidabilità e coerenza, derivano invece da una disponibilità architetturale di un sistema trasversale che rende ininfluente la tipologia di soluzioni che andrò a usare: cioè cloud privato, pubblico o gestito che sia; rispetto al mio business e alla mia catena del valore.

3. Qual è la vostra vision in merito all’innovazione nel settore del cloud computing e nello specifico della realtà italiana?

Rispetto al passato il cloud è associato a una digitalizzazione delle nostre vite individuali, professionali o aziendale, e quindi semplicemente è il mezzo con il quale si concretizzano.

Quello che vediamo in termini d’impresa, è che il nostro approccio al cloud si rispecchia pienamente nelle necessità che troviamo nei vari settori di business: cioè essere molto flessibili come modello di business, in termini di catena del valore, e in termini di partnership. Basti pensare a come funzionano i distretti o le filiere in Italia. Ciò per creare dinamicamente delle aggregazioni, in grado di competere nel mercato globale in tutto il mondo.

Ecco quindi che l’affidabilità di cui parlavamo diviene critica per le scale di mercato sulle quali si lavora ora: fallire oggi un’azione ha una ripercussione molto peggiore. Hp come azienda manifatturiera che opera pesantemente in questo senso, vede che i progetti in Italia hanno un vantaggio enorme in termini di ciclo di vita del prodotto, e permettono di creare nuovi modi di integrare la clientela e fidelizzarla.
A ciò si aggiunge la riduzione dei costi non produttivi, come appunto le attività amministrative, la rendicontazione, i rapporti con la Pubblica Amministrazione, mediante una tecnologia digitale. Penso che il cloud in questo sia essenziale per aumentare la competitività delle imprese italiane, e noi intendiamo sostenere questa progettualità.

4. Da tempo l’Italia sta lavorando allo sviluppo dell’Agenda Digitale italiana, qual è secondo lei il ruolo delle tecnologie cloud nello sviluppo dell’ICT italiano?

L’auspicio è che rientrino in un percorso d’innovazione italiana i servizi cloud che hanno un vantaggio enorme: ne parlavo già un paio di anni fa in una sede istituzionale di Confindustria, perché il cloud consente alle PMI di esporsi con acquisti di beni da utilizzare per la tecnologia digitale come costi operativi. I vantaggi che ne derivano per le imprese sono sostanzialmente due.

Il primo riguarda la flessibilità economica e finanziaria: cioè l’accesso senza costi d’ingresso a tecnologie che consentono di aprirsi verso un nuovo mercato, come anche di potenziare offerte
di marketing attraverso nuovi canali. Il secondo punto di vista, è che in questo modo le PMI non vanno a impegnare le linee di credito, che sappiamo essere oggi esigue, ma vanno a focalizzare l’investimento sulla produzione industriale. Possono così innovare tecnologicamente, e allo stesso tempo risparmiare sul conto capitale. Introdurre nell’Agenda Digitale una serie d’incentivazioni su questo tema, da un punto di vista economico e fiscale, favorirebbe l’acquisto di tecnologia digitale e formazione culturale nell’ambito.

Anche la Pubblica Amministrazione ha dei vantaggi enormi attraverso i servizi cloud: un piccolo comune o un’amministrazione locale ad esempio, piuttosto che ricorrere all’acquisto e gestione di un server di posta, può prenderlo a servizio senza costi di acquisto e gestione a mo’ di Software as a Service. Consente il cloud di giungere a vantaggi di economia di scala che altrimenti sarebbero irraggiungibili. La digitalizzazione e il Cloud consentono un risparmio della macchina amministrativa, dall’altro permette d’innovare i meccanismi di gestione e procedura semplificandoli.

Per quanto concerne la sicurezza, può essere gestita attraverso dei cloud dedicati della PA. Abbiamo esperienze nel governo americano che sta usando il cloud come scelta primaria, per tutto ciò che concerne la difesa e i servizi federali. Noi in quest’ambito come HP puntiamo su un lavoro dedicato.

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