Streaming e co-viewing: le nuove tendenze del consumo televisivo

Il crescente utilizzo di servizi di streaming audiovisivo preoccupa gli operatori TV tradizionali, ed in particolare quelli della pay TV per una possibile riduzione degli abbonamenti. I servizi di streaming a pagamento hanno solitamente un costo inferiore rispetto alla TV via cavo o satellite e la rete offre numerose alternative, legali e meno legali.

Una ricerca effettuata da TVGuide.com (2306 intervistati) presentata alla conferenza “Social Engagement/Social TV”  di Advertising Age a Los Angeles, dovrebbe però rassicurare almeno parzialmente gli operatori. Infatti, non è il cord cutting a stimolare maggiormente l’utilizzo dello streaming, ma il desiderio di recuperare episodi di programmi TV non visti. Le persone intervistate, infatti, confermano di utilizzare sempre più spesso lo streaming audiovisivo (il 42% lo ha utilizzato di più che l’anno precedente), ma la stragrande maggioranza (73%) lo fa per mettersi in pari con la trasmissione dei programmi dopo aver perso un episodio. Soltanto l’8% ha dichiarato di utilizzare lo streaming perché ha scelto una tipologia di abbonamento pay TV più economica, e che da quindi accesso ad un’offerta più ridotta; e solo il 10% perché ha eliminato del tutto la pay TV.

Il pericolo di una sostituzione della pay TV tradizionale con servizi di streaming è di conseguenza reale, ma al momento sembrerebbe una tendenza molto meno diffusa di quanto ventilato. L’evoluzione futura dipenderà certamente dalla trasformazione dell’offerta, e dai cambiamenti generali delle abitudini dei consumatori e dell’ecosistema mediale; ma l’utilizzo attuale non suggerisce, in ogni caso, una forte tendenza alla sostituzione quanto piuttosto all’integrazione e all’utilizzo combinato delle varie possibilità offerte.

Inoltre, lo studio di TVGuide mostra una buona predisposizione al pagamento dei contenuti ed un incremento del consumo audiovisivo da mobile device. I servizi a pagamento (Netflix, Hulu Plus, iTunes e Amazon Instant Video) sembrano riuscire, infatti, a soddisfare i propri utenti; visto che il 30% di questi consuma una quantità maggiore di contenuti rispetto al 2011. Inoltre, il 68% degli utenti mobili visualizza da 1  a 5 ore di contenuti a settimana da tablet o smartphone, pagando per circa il 10% di questi contenuti.

Il risultato più interessante dello studio riguarda però quello che viene definito “co-viewing”, ovvero la visione in una stessa stanza di contenuti televisivi sia sul televisore tradizionale che su dispositivi mobili, da parte di diversi membri di una famiglia: una situazione sperimentata dal 47% del campione. Christy Tanner, vice presidente esecutivo e general manager di TVGuide, ritiene questo trend particolarmente interessante e in grado di trasformare le abitudini delle famiglie Americane. Ridurrebbe, infatti, l’esigenza d’acquisto di diversi televisori riportando tutta la famiglia nel salotto. “Quello che faranno – ha spiegato Christy Tanner – è comprare più dispositivi mobili, tornare tutti in soggiorno, e stare insieme almeno mentre stanno guardando la tv“.

Un ritorno al focolare domestico televisivo, quindi, favorito e trasformato dall’evoluzione tecnologica e sociale. Non più un unico focolare, ma tanti dispersi e mobili. Non più l’intersezione di un salotto familiare e della vita che in esso prende forma, con un unico flusso unificante e socialmente selezionato, ma l’integrazione instabile di flussi differenti in ambienti differenti o comuni; a partire dal singolo e dalle relazioni temporaneamente instaurate all’interno del contesto domestico quotidiano, in connessione perenne con l’ecosistema di rete.

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