#ogs12: i tempi sono maturi per l’open government

A un paio di settimane dall’evento alcune riflessioni sull’Open Government Summit 2012  organizzato da TechEconomy e da Business International, in collaborazione con Asset Camera, della Camera di Commercio di Roma.

L’incontro, andato in scena nella splendida cornice del Teatro di Adriano a Roma, è stato pensato come momento di incontro tra gli esponenti della politica, dell’economia e dell’amministrazione per fare il punto della situazione sullo stato dell’arte dell’Open Government in Italia, soprattutto alla luce degli ultimi cambiamenti nello scenario
internazionale.

Cosa è emerso.
Gli argomenti trattati durante l’incontro sono stati tanti, si è analizzato il fenomeno dell’Open Government da ogni angolatura e non si può dire che non siano venuti fuori interessanti spunti di riflessione. Non si è assistito, dunque, solo ad un momento fine a se stesso, di confronto tra “addetti ai lavori”, ma è stata un’importante occasione per prendere coscienza dell’opportunità di cambiare le cose, di un cambiamento possibile solo a condizione che tutti facciano la propria parte.

Grazie alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, delle associazioni maggiormente impegnate in questo settore nonché dei cittadini, ed al taglio incisivo e ben definito della discussione, il Summit è stato in grado di dare un impulso importante per poter trasporre nella realtà di tutti i giorni i concetti di trasparenza e lotta alla corruzione, pilastri portanti dell’Open Government.

Si è parlato di Governo aperto dal punto di vista delle istituzioni internazionali ed italiane, degli aspetti economici ed istituzionali della trasparenza, di partecipazione e di collaborazione e degli strumenti attualmente a disposizione per raggiungere tali obiettivi.

Il messaggio, insomma, è stato chiaro: il processo partecipativo non si innesca attraverso le semplici pretese dei cittadini di ottenere “dati” da parte della Pubblica Amministrazione o di avere a disposizione la pagina Facebook dell’Ente Pubblico per poter fare qualche sporadica segnalazione. Essere in grado di intervenire nelle scelte pubbliche, a maggior ragione riguardo il contesto sociale, tecnologico ed economico in cui viviamo, richiede che venga innanzitutto acquisita la cultura della partecipazione che è indispensabile per mettere in atto qualsiasi forma di e-government.

La strada da fare è lunga, ma è il momento giusto.
Affinché le parole e le intenzioni si trasformino in realtà, è però necessario dettare una proposta operativa che deve iniziare ad essere percorsa da tutte le parti in causa. È altresì necessario che i cittadini italiani abbandonino un atteggiamento voyeuristico e che i nostri governanti potenzino gli strumenti idonei a stimolare la partecipazione, convogliando tutti gli apporti verso il solo ed unico scopo dell’Open Government che, anche se sembrerà scontato, non deve essere perso di vista: il benessere e la felicità delle persone.

La realizzazione di un Governo partecipato passa naturalmente attraverso gli Open Data, che rappresentano uno strumento per l’Open Government oltre che una importante opportunità di business e di sviluppo. Pertanto, grande attenzione è stata data al FOIA (Freedom of Information Act) e ad una sua possibile adozione in Italia, sollecitando sull’argomento anche il Ministro Patroni Griffi che ha promesso, entro la fine della legislatura, un riordino della normativa in materia di trasparenza amministrativa. Non è mancato il riferimento alla banca dati Siope ed al grande apporto che deriverebbe dalla pubblicità dei dati relativi agli incassi e pagamenti effettuati dai tesorieri di tutte le amministrazioni pubbliche italiane.

Se si vorrà essere davvero “open” non si potrà più pensare di raggiungere il livello dei Paesi più evoluti senza un serio intervento dei nostri macchinosi meccanismi legislativi.
Per fare un esempio, in Italia si è ancora fermi ad una previsione di Legge risalente agli anni ’90 per quanto concerne l’accesso agli atti amministrativi, la Legge 241/1990, che prevede a carico dei cittadini italiani l’obbligo di dimostrare un interesse concreto, diretto ed attuale per ottenere la consultazione dei documenti dell’amministrazione pubblica. In Italia l’iter è questo, quando in Messico è possibile inoltrare per vie telematica richieste di accesso addirittura in forma anonima.

È giunto, pertanto, il momento di attuare queste politiche di e-government, non solo perché utili ma soprattutto perché è il contesto sociale, economico e tecnologico in cui viviamo che lo richiede. È ora che il Governo fornisca tutti gli strumenti partecipativi di cui hanno bisogno i cittadini, e che questi ultimi abbandonino questa sorta di rassegnazione democratica che è in atto per iniziare a rappresentare un valido referente per chi ci governa.

I segnali di sensibilizzazione sono chiari ed è arrivato il momento, anche facendo tesoro dei numerosi esempi virtuosi presenti in giro per il mondo, di dare avvio all’era della trasparenza.

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