L’idea di questo primo giorno di TEDGLObal che mi è piaciuta di più è stata quella di Anne-Marie Slaughter, ex direttore della Pianificazione strategica al Dipartimento di Stato USA e ora professore a Princeton. Se siete degli attenti lettori la ricorderete per il suo controverso articolo Why women can’t have it all che molto fece arrabbiare – l’anno scorso – molte donne. Un po’ anche me.
Stamattina si ha un po’ corretto il tiro e ha insistito molto sul fatto che lei crede ancora fermamente nella parità di genere, ma che ha capito anche che essere tutti devoti soltanto al lavoro non fa del mondo un posto migliore.
La vera parità – secondo lei – si realizzerà soltanto quanto la società darà lo stesso valore sia al lavoro professionale sia a quello di cura (in inglese suona meglio – c’è da dire…. breadwinning e caregiving rendono meglio l’idea).
L’umanità ha bisogno di procacciarsi viveri e di prendersi cura dei piccoli e degli anziani per sopravvivere. Queste due facce della vita sono ugualmente importanti. E, infatti, a proposito, i paesi con forti misure di sostegno alla famiglia (non le famiglie di Giovanardi, o almeno non solo – ma tutte le famiglie), come i paesi scandinavi, sono in cima alla classifica dell’OCSE – Better Life Index).
Ma la cosa più importante – ha detto la Slaughter oggi – per cercare di innescare questo cambiamento culturale è che gli uomini – per primi – riconoscano il valore della cura familiare e per questo ha lanciato una campagna geniale: risocializziamo i maschi. Gli uomini devono essere messi in grado di decidere di stare a casa a prendersi cura della famiglia (come oggi le donne – almeno nella società occidentale – possono dedicarsi alla loro carriera) senza compromettere socialmente la loro virilità.
Bisogna far diventare di moda la casalinghitudine per fare del mondo un posto più bello per tutti!
Genio!
Buongiorno
Concordo pienamente sul concetto legato di dare lo stesso valore sia al lavoro professionale sia a quello di cura, un po’ meno nella soluzione proposta. Parallelamente alla risocializzazione dei maschi, si dovrebbe lavorare sulla mitigazione della visione mammocentrica della famiglia, che temo sia di ben più difficile soluzione. In altre parole i maschi non devono solo essere risocializzati, devono anche scalzare le compagne dal controllo di certe dinamiche familiari che difficilmente molleranno, come il quasi completo controllo della gestione dei figli. Non mi riferisco alla gestione giornaliera che fortunatamente è ormai appannaggio di entrambi, ma alle linee guida dell’educazione, che ancora sono fortemente controllate dalle madri.
In questo momento storico, vedo giovani donne giustamente desiderose di emergere, senza però essere disposte a rinunciare a parte delle consuetudini assicuratesi in periodi nei quali la parità era solo un miraggio.
Matteo