Sopravvivere a -10

In una torrida estate il pensiero va ai risultati del primo semestre 2013 presentati dagli operatori di telecomunicazione. Soffermandosi due operatori più importanti, Telecom Italia e Vodafone, la dinamica dei ricavi sul mercato italiano è a due cifre, ma sfortunatamente con il segno meno davanti.
Il deterioramento dei risultati ha diverse motivazioni, dalla revisione delle condizioni regolamentari (che rappresentano però anche una riduzione dei costi) all’accresciuta competizione, che ha portato ad un aumento delle tensioni deflazionistiche sui prezzi. Dal punto di vista dei consumi si sconta la saturazione di larga parte dei segmenti di mercato, anche se il traffico, in particolare quello dati, continua a crescere a tassi molto sostenuti e i volumi della fonia calano solo leggermente.

perdita-borsa1-478x327Non solo Telecom Italia. Se Atene piange, Sparta non ride. Mentre il secondo trimestre del 2013 si chiude con un -10,9% su base annua per Telecom Italia, la performance di Vodafone è a -17,4%. Per Telecom Italia, il calo è fatto per 7,3 punti di effetti di mercato (4,2 sul mobile e 3,1 sul fisso) e per 3,6 punti di revisioni nelle condizioni regolamentari (2,4 nel mobile e 1,2 nel fisso).

Fisso o Mobile, stessa faccia. La pressione competitiva è diventa particolarmente forte nel mobile, che presenta un calo del 17,8% per Telecom Italia e del 18,6% per Vodafone, con un dimezzamento dei ricavi da incoming, per effetto della deriva regolamentare sui prezzi di terminazione. La componente di rete fissa di Telecom Italia, che rappresenta ancora poco meno dei ¾ del totale, cala invece dell’8,2%, mentre per Vodafone scende del 6,1%, ma rappresenta meno del 15% dei ricavi complessivi.

Occupazione. A fronte delle dinamiche sopra citate è chiaro come la prima azione degli operatori sia il deciso contenimento dei costi, che provoca forti tensioni su tutto l’ecosistema, a cominciare dal comparto degli installatori e manutentori. Senza dimenticare, ovviamente, gli annunci sui tagli di personale. Inoltre, se è vero che gli investimenti sono destinati all’apertura di una nuova fase di sviluppo, il ritmo del loro dispiegamento dipenderà dalle concrete prospettive di inversione di tendenza.

Il futuro. Non si può proseguire così. Cali del 10% annuo portano alla disgregazione del settore e non stupiscono, quindi, gli annunci, le smentite e le conferme di trattative per un ulteriore consolidamento degli operatori, anche se non è probabilmente la soluzione finale alla crisi.

Ben venga l’uscita dalla crisi annunciata da Saccomanni…

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