Elettricità, acqua e gas: cosa accadrebbe se parlassero una sola lingua?

Nel mondo delle utility si parla ormai da qualche anno degli effetti che porterà l’applicazione diffusa degli smart meter: contatori intelligenti in grado di effettuare invio dati e gestione del contatore stesso in entrata ed in uscita. Questa “rivoluzione”, cominciata nel settore elettrico, ha coinvolto di recente il mondo del gas dei  “grossi calibri” (grandi forniture industriali) e ora è alle porte il coinvolgimento del domestico.

smart meterAl momento  l’utente finale viene coinvolto solo in piccoli campioni di territorio, con progetti definiti “piloti” attraverso cui si testano le diverse possibilità tecnologiche a disposizione per la misura e la trasmissione. A stretto giro anche l’acqua dovrà “ammodernare” le infrastrutture, nonostante le difficoltà fisiologiche del settore (pochi fondi e gestione complessa) è l’Europa che lo chiede. Il decreto  acqua e calore è sul tavolo in attesa della firma, insomma tutto deve e dovrà accadere. Queste implementazioni coinvolgeranno diverse expertise e darà nuova linfa al settore: dall’hardware che come sistema di misura deve rispondere a parametri legali a tutela del consumatore e anche del fornitore, al software che deve gestire la registrazione, la trasmissione e gestione, fino alla modalità di trasmissione dati (wifi, rete elettrica, radio,telefonica). Insomma un oggetto che racchiude in sé il “dialogo” di una città smart.

Cosa implica tutto ciò? Di fatto pensiamo  se la smart city è come un corpo intelligente, lo smart meter è il polso da cui agiscono le mani tentacolari della città smart.

Quindi perché non pensare ad uno smart meter che faccia da raccordo tra più sistemi? Abbiamo il meter elettrico che per motivi di infrastruttura è il miglior collegamento da e per la rete (non è che abbia sempre dato ottimi riscontri di trasmissione, ma questo  si deve allo stato di reti interne di condomini) tra l’altro lo strumento è anche stato abbastanza codificato e testato, secondo parametri più o meno definiti dal mercato. Nel caso del gas invece la trasmissione punto-punto tra gli svariati utenti  presenti sul territorio nazionale (parliamo di circa 22 milioni) per quanto definita dall’Autorità Energia Elettrica e Gas (AEEG) e regolamentata dal Comitato Italiano Sicurezza  Gas (CIG) lascia ancora un pò perplessi  gli operatori. Di fatto l’AEEG ha regolamentato qlc che ancora non esiste in termini assoluti di implementazione sul territorio e che nessuno dei soggetti coinvolti vuole pagare. Non è un a caso che molte aziende ora si stiano movendo proponendo dei software di gestione open source e dando massima disposizione ad effettuare adeguamenti software quasi vitalizi.

smart_city_greenSoprattutto in una situazione economica ferma i cui investimenti di carattere hardware e software permetterebbero di creare una infrastruttura cittadina smart in grado di gestire magari anche altri servizi, ha senso ragionare in modo del tutto scoordinato un elemento con l’altro?

Perché non fare sinergia tra la nuova rete di smart metering gas ed il demand response del sistema elettrico? E perché non pensare al settore acqua (tra l’altro il più provato economicamente dei tre) in un ottica di sinergia finalizzata al risparmio di risorse?

I mercati che si possono e si stanno aprendo sul settore metering sono molti, speriamo che le opportunità non si perdano nell’inseguire standard e architetture di sistema nate già desuete. La ripartenza di più comparti industriali può davvero passare per i polsi di una smart city. Basta che a muoverli ci sia un cervello che ragioni in ottica sinergica e non settoriale. Non è colpa di nessuno se la tecnologia è andata avanti e può proporre scenari fino a qualche anno fa impensabili, quindi perché non fermarsi un attimo  a capire come si sta diramando il processo culturale globale in ottica sinergica e di sistema, uscendo dalle logiche di costruttori, distributori, software house e soprattutto vecchi schemi comportamentali? Non è questo quello che uno Stato dovrebbe fare? D’altronde funzionerebbe un corpo umano il cui cervello ragionasse muovendo solo un dito alla volta per operazioni in cui serve la  mano intera?

 

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