Come anticipato nei giorni scorsi, Franco Bernabè ha rassegnato le dimissioni da Presidente di Telecom Italia. Ora il capo azienda ora è Marco Patuano, a lui ora spetta indicare le strategie, affrontare il nodo insoluto della separazione della Rete ma soprattutto trovare in tempi brevi la rotta giusta per riportare il rapporto tra debito ed ebitda a livelli sostenibili evitando il downgrade delle agenzie di rating. “L’azienda ha un forte potenziale e ci sono i presupposti per il rilancio” commenta Gaetano Miccichè, direttore generale di Intesa Sanpaolo e “confido che il management attuale sia in grado di svilupparlo“. E così mentre si cerca il nuovo presidente, si è fatto il nome di Massimo Sarmi, l’ad di Poste Italiane, ma un accordo non è ancora stato raggiunto, le deleghe e le attribuzioni organizzative che erano di Bernabè passano provvisoriamente a Patuano mentre al vice presidente Aldo Minucci viene affidata la presidenza del cda e la rappresentanza legale. Inoltre in cda entra Angelo Provasoli, attuale presidente di Rcs, a sostituzione di Elio Catania.
Bernabè cerca la riservatezza nell’addio, nessuna dichiarazione alla stampa uscendo dalla sede ma ai dipendenti lascia una lettera per spiegare il suo gesto. “Voi tutti sapete che non mi sono mai tirato indietro di fronte all’inevitabilità di un confronto anche aspro, nemmeno quando le probabilità di successo erano limitate – scrive Bernabè – ma in questa fase critica per il futuro di Telecom una spaccatura in seno al cda sulla strada da intraprendere avrebbe determinato una paralisi”. Il manager spingeva sulla strada dell’aumento di capitale (riservato a un nuovo socio o aperto al mercato) ma non ha trovato il supporto di Telco è “per questo ho deciso di fare un passo indietro“. Bernabè è andato in consiglio per l’ultima volta e, sono le sue parole, ha “rappresentato la necessità di dotare la società dei mezzi finanziari necessari a sostenere una strategia di rilancio”.
Bernabè riceverà il compenso e i benefit a cui avrebbe avuto diritto fino a fine mandato (3,7 milioni di euro) ma non solo, il cda ha stipulato un accordo di non concorrenza per 12 mesi con un’onere per l’azienda di circa 2,9 milioni di euro. Patuano resta e domani incontrerà i sindacati che sono già sul piede di guerra. Sono pronti allo sciopero e dicono No ai licenziamentì, No allo spezzatino e allo scorporo della rete, Sì alla ricapitalizzazione dell’aziendà. Il tema della Rete non sembra sia stato affrontato al tavolo di oggi ma non smette di essere d’attualità. Sulla separazione della rete Telecom “è calata una cappa misteriosa, per cui non se ne parla più” ha detto il presidente dell’Agcom, Angelo Marcello Cardani. Ma si fa avanti Maximo Ibarra, ad di Wind, pronto a “partecipare conferendo alcuni asset della propria rete acquisendo una quota di minoranza” della società della Rete.
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