Dalle smart city ai processi smart

A cosa serve una carta di identità elettronica se poi, nel comune, posso consegnare solo documenti e certificazioni scritte a mano? Ecco il limite della tecnologia, se stessa. Se vogliamo città intelligenti dobbiamo aprirci ad un processo culturale che segua una evoluzione logica nelle implementazioni tecnologiche del sistema.

la_smart_cityEd è proprio nell’assenza di processi industriali che sono fallite diverse rivoluzioni tecnologiche. Certamente a scontrarsi con più realtà ed esperimenti arenati sulla linea della non fattibilità sta indirizzando, in via del tutto esperenziale, una evoluzione dei processi dei cittadini smart… ma quanto ancora dovremo sbagliare per capire che dotarsi di una tecnologia innovativa non basta se non segue una fase di cultura e diffusione a cascata su tutti i processi a seguire?

Ecco che abbiamo messo il fotovoltaico su una rete che non riesce a supportarlo, pensiamo allo storage ma non riusciamo a gestire con eleganza gli sbalzi di rete, inseriamo l’internet of things in processi che poi non siamo in grado di sfruttare, vogliamo realizzare case domotiche ed ad alta efficienza e poi non cambiamo gli infissi…

Insomma smart city needs smart people come diceva a ragione da tempo l’antropologo Guido Martinotti specialista di sociologia urbana.

Forse quello che davvero manca è individuare una killer application davvero forte, per la diffusione del telefono e della tv satellitare la trovarono… inaspettatamente.. forse un po’ temo questo momento per le smart city.

Attualmente, ad esempio, ritroviamo tecnologie contactless anche nelle carte di credito. Forse così veicolato si potrebbe riuscire nel difficile compito di insinuarsi tra le pieghe delle abitudini degli utenti tanto da spingerli a scegliere un servizio in base alla possibilità di fruirne o meno attraverso questo mezzo, ma al momento siamo ancora lontani da tanto..

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