Internet of Things: gli elettrodomestici violeranno la nostra privacy?

Durante la pausa natalizia, sembrerebbe che a causa dell’attacco di un hacker, un frigorifero abbia contribuito all’invio di 750.000 messaggi di spam ed email di phishing fornendo solo una piccola prova dei possibili rischi legati allo sviluppo dei dispositivi dell’Internet of Everything.

domoticaE al Salone del Mobile appena iniziato a Milano, sono rimasto stupito dal fatto che ci fosse un evento “satellite” dedicato al tema, il “Technology For the Kitchen”, il che dimostra come sempre più la nostra casa, auto e gli stessi indumenti, potrebbero totalmente cambiare grazie a sensori che saranno in grado di raccogliere informazioni circa il mondo in cui viviamo, comunicarli ad altri apparecchi e spesso addirittura prendere una decisione per noi.

Dispositivi come frigoriferi intelligenti che, tramite il codice a barre o l’RFID, possono riconoscere i prodotti e inviare notifiche sui cibi mancanti o, meglio ancora, inviare un ordine al supermercato per una home delivery, il Google Latitude Doorbell che ci avvisa quando il nostro compagno/a è a 10 minuti da casa al fine di preparare la cena e le tecnologie indossabili, le wearable technologies, che possono, per esempio, monitorare le funzioni corporee e mandarci notifiche sui farmaci da assumere, ci danno la cifra di quanto sta accadendo: e non sono novità così lontane nel tempo, anzi sono molto vicine a diventare di uso comune.

La prima constatazione è che queste tecnologie sono in grado di raccogliere un numero notevolissimo di dati relativi ai loro utenti, alle loro abitudini e preferenze, a dove si trovano e cosa fanno, aumentando ulteriormente le domande intorno ai cosiddetti big data e al modo in cui questi dati dovranno essere utilizzati e conservati non solo per conformarsi alla normativa molto rigorosa dettata dal Codice Privacy, ma anche per evitare che gli utenti siano monitorati in tutto ciò che fanno al fine dell’invio di comunicazioni di marketing e che siano adeguatamente protetti da attacchi di hacker. All’indomani della decisione della Corte di Giustizia europea che ha invalidato la Direttiva UE sulla conservazione dei dati perché creava un’ingerenza nella vita privata dei cittadini, quale sarà la posizione del Garante in merito all’Internet of Things? E soprattutto i consumatori vorranno essere “protetti” da questi prodotti o guarderanno principalmente ai vantaggi derivanti da loro utilizzo?

Ci troveremo nell’insolita situazione che ci verrà richiesto di fornire il consenso al trattamento dei dati personali quando acquistiamo un elettrodomestico? Ma ciò che è spesso sottovalutato è che un semplice consenso non permette al titolare del trattamento di utilizzare i dati in qualsiasi modo e anzi pone una serie di obblighi in relazione alle modalità di trattamento, conservazione e comunicazione a terzi previsti dal Codice Privacy e soggetti a notevoli sanzioni per la violazione. Il frequente fenomeno della semplice traduzione in italiano di informative privacy anglosassoni probabilmente diventerà sempre meno frequente ed emergerà l’esigenza di conformarsi alla normativa privacy locale, anche alla luce della sanzione di 1 milione di euro che Google ha dovuto pagare in Italia per non avere fornito una informativa “adeguata”.

Allo stesso modo la necessità di proteggersi dai cyber attacchi diventerà sempre più una priorità. Se un hacker può controllare tutta la nostra casa e forse tutta la nostra vita accedendo ai dispositivi da noi utilizzati, il problema diventerà sempre più rilevante. E le sanzioni penali già previste per l’accesso abusivo a sistemi informatici dovranno essere aggiornate alla luce delle nuove modalità di attacco e delle nuove tipologie di dispositivi che potranno essere attaccati.

Sarà interessante monitorare lo sviluppo di questi prodotti, ma certamente privacy e sicurezza saranno ambiti che anche le società produttrici di elettrodomestici dovranno imparare a conoscere molto bene.

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