Alibaba abita in Cina

In attesa che si avveri lo storico superamento dell’economia statunitense da parte di quella cinese, previsto dal FMI per il 2014 dopo 150 anni dal superamento degli Stati Uniti sul Regno Unito,  il protagonista del momento è il gruppo Alibaba, gigante cinese del commercio elettronico che sta per quotarsi a Wall Street. Il valore del gruppo è stimato in oltre 120 miliardi di dollari, ma si tratta molto probabilmente di una valutazione per difetto.

 Cina alibabaIl sogno cinese. La storia, ormai romanzata, narra che il fondatore Jack Ma, ideatore di Alibaba nel lontano 1999,  insegnava inglese per pochi dollari al mese, fu bocciato due volte all’esame di ammissione all’università, ma oggi dispone di un patrimonio di oltre 3 miliardi di dollari ed è famoso per le sue convention da stadio.

Davide contro Golia. Alibaba ha di fatto respinto lo sbarco di eBay in Cina a metà degli anni 2000, prima rinunciando sostanzialmente per alcuni anni alle commissioni,  per poi creare un proprio ecosistema che presidia, direttamente o indirettamente, tutte le componenti strategiche del commercio elettronico, dalle vendite al dettaglio fino a quelle all’ingrosso, passando per il sistema di pagamento e la logistica. Alibaba è oggi leader incontrastato sul mercato cinese (oltre il 75% sulle transazioni da mobile), ha fatturato 6,5 miliardi di dollari nei primi nove mesi del 2013 (+57% anno su anno) e generato quasi 3 miliardi di utili (+305% rispetto all’anno precedente…).  Il transato annuo è di circa 250 miliardi di dollari, che equivale al PIL della Finlandia.

Un grande Paese. Che i cinesi siano tanti non è certo una novità, ma non solo quelli chinati nelle risaie previsti dall’iconografia classica. Nel 2013 la Cina era già diventata il primo paese al mondo per utenti Internet (618 milioni), con 500 milioni di utenti mobili e oltre 300 milioni di acquirenti online, vale a dire quasi l’intera popolazione statunitense. In questo contesto, Alibaba annovera 231 milioni di acquirenti (erano 133 milioni solo 18 mesi prima) e 8 milioni di venditori, gestendo oltre 11 miliardi di transazioni in un anno. Di fatto, il gruppo Alibaba è un’immensa piattaforma commerciale  focalizzata sul mercato cinese. In Cina, il commercio elettronico rappresenta il 7,9% dei consumi interni, con una crescita medio annua che sarà di oltre il 27% per il prossimo triennio.

drago cinaLa strategia del dragone.  Lo sviluppo strategico iniziale non è stato particolarmente originale, replicando di fatto tutto quanto era già stato sperimentato su mercati più maturi (in particolare, eBay, Amazon, Paypal), con l’aggiunta di un po’ di salsa agrodolce in considerazione delle specificità locali. Alibaba opera di fatto come centro commerciale che affitta spazi e trattiene commissioni,  dispone di un sistema logistico flessibile, presta molta attenzione ai pagamenti (il trust indispensabile, attraverso la soluzione Alipay che ha 700 milioni di utenti) e ha più recentemente introdotto anche un sistema di micro finanziamento e ai servizi di cloud computing.  In sintesi, il vero punto di forza risiede nella capacità di aver creato un ecosistema coeso che genera forti economie di rete. Ufficialmente, la strategia futura rimane incentrata sull’immenso mercato interno e in particolare sulle soluzioni in mobilità, con un’espansione internazionale che appare focalizzata  sull’attrazione di nuovi clienti e venditori interessati alla Cina, ma anche  sull’acquisizione di know-how. Non si deve inoltre dimenticare come Yahoo e Softbank siano già partner della società, con quote di minoranza.

Un gigante con i piedi di argilla? Ogni IPO (Inital Public Offering) che si rispetti si chiude con l’elenco delle possibili catastrofi planetarie che si possono abbattere sul proprio futuro: una sorta di centro di rieducazione polpottiano preventivo. Nella fattispecie, si parte dalla rottura degli equilibri all’interno dell’ecosistema e dall’etica imprenditoriale che privilegia i risultati di medio-lungo periodo, per passare alla paura di non riuscire a monetizzare l’esplosione delle transazioni mobili e arrivare fino ai rischi legati al rallentamento dell’economia o all’evoluzione del contesto regolamentare, in particolare sul delicato tema dei sistemi di pagamento, ambito nel quale il ruolo di Alibaba è sicuramente diventato ingombrante. Anche in Cina toccare gli interessi consolidati può generare qualche problema…

All’orizzonte la possibile concorrenza da parte del gruppo Tencent, proprietario di WeChat (350 milioni di utenti in Cina) e che detiene una quota di JD.Com, la seconda piattaforma di commercio elettronico cinese, con poco meno di 50 milioni di utenti. I due sfidanti si ritroveranno alla Borsa di New York.

Il futuro passa dal Grande Fiume Giallo.

 

 

 

 

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