Come annunciato ieri, la Commissione Ue ha pubblicato la decisione con cui lo scorso giugno ha chiesto all’Irlanda maggiori informazioni sui regimi fiscali considerati agevolati che avrebbe applicato ad Apple. Per Bruxelles tali esenzioni “non rispettano il principio di concorrenza” e “al momento la Commissione non dispone di alcun elemento che indichi che la misura possa essere compatibile con il mercato interno”, e quindi sarebbero aiuti di Stato illegali. Per questo chiede alle autorità di chiarire i dubbi elencati nella decisione pubblicata oggi nei dettagli e ricorda che “tutti gli aiuti illegali potranno essere oggetto di recupero.”
La Commissione punta su diversi aspetti. In primo luogo sulla pratica del tax ruling che permette alle imprese di stabilire degli accordi con gli Stati in modo da conoscere in anticipo il regime fiscale cui verranno sottoposte. Secondo la Ue tali accordi permetterebbero ai colossi di spostare i guadagni dove vengono tassati meno. Altro nodo è il transfer pricing, ovvero verificare se le transazioni commerciali tra le varie sussidiarie della stessa Apple, vengano effettuate rispettando il principio di libera concorrenza, in modo tale che sussista corrispondenza tra il prezzo stabilito nelle operazioni commerciali tra imprese associate e quello che sarebbe pattuito tra imprese indipendenti, in condizioni similari, sul libero mercato. E non, invece, per contribuire ad aumentare i profitti di una società controllata e diminuire i profitti di altre controllate a fini fiscali, contribuendo a determinare la base imponibile di entrambe le entità.
Una materia complessa per una indagine che rischia di essere un duro colpo per Apple qualora fosse trovata colpevole: secondo le indiscrezioni dei giorni scorsi potrebbe dover affrontare una multa milionaria. Ma almeno di questo, per ora, non si parla.
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