5 lezioni sull’Internet of Things dal Web Summit

La scorsa settimana ho partecipato con oltre 20.000 persone al Web Summit a Dublino, la migliore conferenza al mondo sulle tecnologie dove ho diretto una panel sulle problematiche legali dell’Internet of Things. Ho appena visto questo video dove l’Internet of Things è definita da Philip Moynagh di Intel come la seconda più grande rivoluzione dopo la nascita di Internet e l’attenzione dedicata all’argomento al Web Summit ne è un’ulteriore conferma.

Di seguito è la mia classifica personale delle 5 problematiche legali più interessanti relative all’IoT discusse durante il Web Summit.

1. Interoperabilità e interazione dei dispositivi dell’Internet of Things

Galaxy-gear-smartwatchUno dei fenomeni che potrebbero rallentare la crescita dell’Internet of Things è che tutti i produttori stanno creando prodotti “verticali” che non comunicano o interagiscono con dispositivi di altri produttori al contrario dei prodotti “orizzontali” open source che sono in grado di comunicare con dispositivi di altri fornitori.

Al momento i fornitori preferiscono esortare i propri utenti a rimanere con i loro prodotti o con quelli “affiliati” ai propri prodotti al fine di migliorare la propria posizione di mercato. Ho già discusso in questo articolo delle problematiche legali che possono derivare in collegamento con l’interoperabilità dei dispositivi dell’IoT e se spetti ai tribunali, al legislatore o al mercato di creare le condizioni per garantire l’interoperabilità tra i dispositivi dell’Internet of Things. Quindi vedremo cosa succederà nei prossimi mesi.

2. C’è un diritto alla privacy?

Alla luce dei recenti cyber attack a danno di banche dati in cloud, un problema interessante che è emerso è se gli utenti possa essere titolari di un “diritto alla privacy” in un contesto digitale in cui i volume di informazioni raccolte sugli individui e la loro interazione con l’ambiente intorno a loro aumenterà in modo esponenziale.

La mia impressione è che mentre in Europa la privacy è vista come un diritto fondamentale di essere informato e mantenere il controllo delle modalità in cui le proprie informazioni sono trattate, lo stesso diritto diventa negli Stati Uniti un diritto a garantire la sicurezza dei propri dati contro i possibili cybercrime. E infatti una frase ripetuta di frequente è stata

technology companies operate in a business of trust

con la conseguenza che queste società perderanno i propri clienti qualora questi ultimi non si sentiranno al sicuro con loro a causa dei rischi di perdita dei dati. Allo stesso modo, la privacy è vista come un “tradeoff issue” i.e. se qualcuno desidera ricevere dei servizi rilevanti dovrà sacrificare la propria privacy.

3. I Droni come raccoglitori di informazioni

Ho assistito ad una presentazione molto interazione su come i droni possono essere utilizzati per finalità commerciali per l’invio ad esempio di medicinali in aree che altrimenti non potrebbero essere raggiunte, per il monitoraggio di campi dedicati alla coltivazione o per la consegna a domicilio di beni. I droni rappresentano una opportunità incredibile, ma allo stesso tempo sollevano delle problematiche legali in relazione a

  • la possibile violazione della privacy di individui tramite le foto eseguite dai droni e un precedente interessante su una questione simile è la multa di 1 milione di euro emessa dal Garante per il Trattamento dei Dati Personali nei confronti di Google con riferimento al servizio Street View e
  • la sicurezza dei droni in caso di incidenti e le approvazioni e licenze che potrebbero essere richieste prima dell’emissione dell’autorizzazione al loro utilizzo.

4. I dispositivi delle smart city e smart home potrebbero renderci più efficienti

smart_homesIn un periodo di crisi finanziaria, le nostre città potrebbero identificare un ottimo alleato nelle tecnologie delle smart city che possono ad esempio ridurre il livello di traffico cittadino informando gli utenti che non ci sono parcheggi disponibili, ottimizzare la raccolta dei rifiuti indentificando i cassonetti pieni o tagliare il costo delle luci pubbliche tramite luci intelligenti che definiscono il proprio comportamento sulla base dei dati precedentemente raccolti. E lo stesso sta per accadere nelle nostre case dove sensori possono determinare il livello di occupazione e ridurre il costo dell’energia per il sistema di riscaldamento.

Quanto indicato in precedenza significa che una grande quantità di dati saranno raccolti senza che i relativi individui ne siano a conoscenza. E il problema è se e quando tali dati divengono “dati personali” ai fini della normativa sul trattamento dei dati personali e quando al contrario si tratta solo di dati anonimi.

 5. Gli individui devo essere informati su cosa accade ai loro dati

Le tecnologie dell’Internet of Things raccoglieranno una enorme quantità di dati personali relativi ai propri utenti che possono sollevare dubbi circa i possibili abusi nel trattamento degli stessi. Per esempio qualora una compagnia assicurativa raccolgliesse i dati personali del guidatore al fine di adattare il prezzo della polizza, il problema è se la stessa compagnia assicurativa potrà utilizzare gli stessi dati per altre finalità senza neanche comunicarmelo.

La trasparenza rappresenta uno degli ostacoli principali per i dispositivi dell’Internet of Things in quanto gli individui potrebbero sentirsi spiati e non invogliati ad usarli. Tuttavia, il legislatore dovrà identificare le modalità in cui l’informativa privacy e il consenso sono richiesti al paziente secondo modalità trasparenti e anche efficienti da un punto di vista economico e operativo. E quindi è anche auspicabile che i garanti privacy europei adottino una posizione più flessibile da quella seguita dall’organo consultivo europeo.

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