IoE: specchi e vetrine intelligenti, come cambia lo shopping in store?

Le tecnologie e i processi legati all’Internet of Everything ormai si stanno diffondendo, sia nei settori produttivi sia nella gestione dei servizi pubblici. E ora approdano anche nel campo del commercio al dettaglio. Non è una sorpresa, infatti, che i rivenditori stiano approfittando di ogni mezzo per trattenere gli acquirenti nei negozi. Complice la presenza dilagante dell’e-commerce, che negli ultimi anni ha guadagnato terreno e sostenitori, le vendite al dettaglia soffrono un calo dei clienti.

Secondo Forrester Research, le vendite online arriveranno alla cifra record di 291 miliardi dollari, pari all’8% di tutte le vendite al dettaglio degli Stati Uniti, entro la fine di quest’anno, e il loro valore salirà a 370 miliardi dollari, pari al 10% di tutte le vendite al dettaglio, entro il 2017. Molti dei rivenditori impegnati nel commercio online che hanno store sparsi nel mondo reale sono pronti a catturare alcuni di quei miliardi sui loro siti web ma sul fronte delle vendite al minuto stanno soffrendo sempre di più, a causa dei prezzi fortemente competitivi delle loro versioni online e della selezione di prodotti spesso offerta solo negli store digitali.
Per il Wall Street Journal “i gusti dei consumatori stanno cambiando. Invece di girare nei negozi e di fare acquisti impulsivi, i clienti utilizzano i loro telefoni cellulari e i computer alla ricerca dei prezzi e delle promozioni migliori, stilando precise liste della spesa che non contemplano articoli non richiesti e non necessari“. Insomma l’acquisto online contro lo shopping compulsivo che per anni ha fatto la felicità dei megastore. E sono proprio loro, i venditori con un’ampia gamma di prodotti a registrare un calo delle vendite in store: Target, Walgreens, Best Buy, e Macy i più colpiti.

Le tecnologie

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Lo specchio intelligente “MemoMi”

Ma non tutti i rivenditori temono per il loro futuro. La distribuzione di tecnologie interattive all’avanguardia in molti negozi si pone come obiettivo di corteggiare e invogliare quante più persone ad entrare nei negozi fisici, per comprare certo ma anche per vivere un’esperienza di acquisto difficilmente replicabile online. Per Darrell Rigby, partner della società di consulenza Bain & Co, i rivenditori più intelligenti considerano i siti web e le applicazioni mobili di e-commerce solo le “porte d’ingresso dei negozi. I negozi oramai non sono più solo showroom, creano ispirazione, hanno laboratori di prova, punti di acquisto, spazi dove ritirare la merce acquistata online, help desk per i clienti e centri di spedizione“.

Da semplice luogo di acquisto molti negozi sono diventati dei luoghi digitali. Così ora è possibile trovare specchi intelligenti, come il MemoMi, all’interno dei camerini controllati attraverso i gesti del corpo che consentono ai clienti di vedersi in abiti diversi e condividere queste immagini con gli amici tramite un app mobile. “MemoryMirror è l’unica tecnologia multicanale di vendita al dettaglio che rende la prova dei vestiti, una esperienza digitale, interattiva e social”, spiega Salvador Nissi Vilcovsky, fondatore e CEO di MemoMi. “Dal momento che MemoryMirror ricorda ogni interazione con il cliente, questo permette non solo ai rivenditori di moda di fornire une emozionante esperienza in-store, ma per raccogliere dati preziosi sui comportamenti dei clienti e le loro preferenze.”

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Vetrina intelligente AS Colour

Ci sono vetrine intelligenti che “criticano” l’abbigliamento e suggeriscono nuovi look: i consumatori passano davanti alla vetrina di AS Colour in Nuova Zelanda, ad esempio, ed è la vetrina che analizza e valuta la originalità del loro look spingendosi a proporre accostamenti e abbinamenti diversi. “Quando si tratta di prendere decisioni di stile, molti acquirenti hanno difficoltà a sapere esattamente ciò che stanno cercando”, chiarisce l’ Art Director di AS Colour Art  Stephen Richardson in un comunicato. Ma esistono anche chioschi interattivi che permettono di provare gli abiti su uno schermo video e robot in grado di portare gli articoli desiderati in camerino.

Certo, alcune di queste tecnologie retail in-store sono in fase di sperimentazione e altre mantengono un alone un po’ misterioso, legato a tecnologie non ancora pienamente comprese, come la scansione facciale che determinerebbe la “propensione a comprare” degli amanti dello shopping in base a genere, età e stato d’animo, ma la tendenza in questo settore è ormai chiara e sta marciando a pieno ritmo.

Il futuro
Queste esperienze potranno diventare di massa solo se i soggetti coinvolti riusciranno ad abbracciare questo nuovo business con occhi diversi e una filosofia di vendita diversa da quella attuale. Adam Silverman, analista di Forrester Research, in una relazione di ottobre 2014 dal titolo
Le tecnologie emergenti del Digital Store è di questo avviso: al momento le storie successo sono ancora poche e lontane dall’esperienza quotidiana e i rivenditori spesso fanno affidamento su modelli di business tradizionali, più centrati sui guadagni nel breve periodo che sugli investimenti nel lungo periodo.

Silverman afferma che le tecnologie interattive che renderanno i negozi più accessibili e meno costosi- come i touch screen che interagiscono con i codici a barre per dare più informazioni sui prodotti o le applicazioni geo-fencing che offrono coupon ai propri utenti – sono promettenti ma c’è bisogno di tempo. Gli specchi interattivi diventeranno mainstream ma solo tra alcuni anni mentre i robot e la stampa 3D non appariranno nei negozi così presto.  “Solo le tecnologie che miglioreranno la proposta per il cliente e l’esperienza di vendita, a cavallo tra online e offline e i dispositivi mobili potranno dare una possibilità di sopravvivenza alla evoluzione del negozio al dettaglio” ha detto Silvermam, ma per fare questo dovranno essere gli stessi rivenditori a mettersi in gioco e giocare le proprie carte, scegliendo le tecnologie più funzionali e ampliando i propri modelli di commercio.

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