Execution, parola d’ordine di AgID: l’intervista ad Alessandra Poggiani

Alessandra Poggiani
Alessandra Poggiani è Direttore Generale di AgID

Incontriamo Alessandra Poggiani a pochi mesi dal nuovo incarico di Direttore Generale dell’AgID. Alla mia prima “provocazione” se l’attività del DG equivalga a “resistere, resistere, resistere” Poggiani, accettando la sfida, risponde completando la citazione: “Come su un irrinunciabile linea del Piave, me lo ricordo benissimo”. E subito, più seria, precisa che in AgID: “non dobbiamo resistere, dobbiamo combattere. Tale da trasformare il “resistere, resistere, resistere” in: Execution, execution, execution; fare, fare, fare; poi vediamo quello che succede ma non dobbiamo resistere, se resistiamo ci mettiamo sulla linea di galleggiamento che non è servita in precedenza.”

E ancora: “Noi ora proviamo a fare, e speriamo anche di fare bene, da soli non ce la facciamo, ma io sono abbastanza fiduciosa che l’imprese, i cittadini, il governo le forze sociali abbiano capito che è il momento di guardare avanti. È tempo di utilizzare l’economia digitale come un’opportunità e non come un rischio. Se ce la facciamo, diciamo che si apre un orizzonte più ampio per il paese nel suo complesso, in termini di crescita economica, benessere della qualità della vita e di reale trasformazione del rapporto amministrazione-cittadini, e per altro tocca a noi.”

Ecco, appunto: il cittadino per primo. Su questo Poggiani non ha dubbi: “cittadini e le imprese vanno per primi. Noi non stiamo lì per fare delle cose per migliorare la pubblica amministrazione come se questo fosse il punto d’arrivo. Il miglioramento della pubblica amministrazione è un mezzo per migliorare la qualità della vita dei cittadini, per rendere le imprese più competitive e per facilitargli la vita e per modernizzare il paese.”

Insisto nel sollecitare la Poggiani e le ricordo come qualche giorno fa il presidente Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale, in un evento pubblico ha detto che: “…non avrebbe mai voluto trovarsi nei panni del DG di AgID” con la motivazione della forte complessità del compito. “Si è complesso – risponde – io credo che uno dei grandi problemi della mancata trasformazione del paese negli ultimi 15 anni sia che gli esperti non sono riusciti a uscire dal loro cerchio, diciamo a contaminare la società. Questo è lo sforzo che ora bisogna fare, ma visto che questa cosa non è accaduta ora il compito è molto complesso, perché nella società non c’è una opinione pubblica che considera l’economia digitale come una priorità, e su questo bisogna lavorare. Perché le imprese in Italia spesso sono piccole e familiari e la vivono, la trasformazione digitale, spesso come un pericolo invece che come un’opportunità. Inoltre, la pubblica amministrazione ha utilizzato a volte l’informatica come un fattore di perimetro invece di un fattore di integrazione. Quindi ognuno ha messo in piedi i propri sistemi, ogni regione ha un suo data-center e il suo sistema applicativo, ogni scuola ha il proprio registro elettronico. E ora ricondurre tutto questo a un ecosistema collaborativo comune e che metta al centro le risorse e il benessere dei cittadini e la capacità di competere delle imprese non è facile. Ha ragione Catania che non è facile. Però possiamo continuare a dirci che non è facile e non farlo o possiamo provare a dire che è molto difficile, ma darci una mano e provarci.”

In questo solco si inserisce anche la contestata pubblicazione della lista di tutti i comuni e di tutte le pubbliche amministrazioni che non hanno collaborato nel mandare i dati in loro possesso all’AgID. “Siamo tutti responsabili – spiega Poggiani – e la responsabilità si esercita attraverso l’accountability che è una parola inglese per dire la capacità di rendere conto al nostro datore di lavoro, che sono i contribuenti, i cittadini e le imprese. Io non penso che sia stata una mancanza di sensibilità. Anzi è uno stimolo a fare meglio, molte di quelle amministrazioni che non erano riuscite nei termini si sono messi in contatto con noi e hanno mandato quello che dovevano, altre non lo hanno fatto. Bisogna anche separare il grano dall’oglio. Quindi io sono personalmente contenta che oltre la metà delle amministrazioni, peraltro in un tempo molto breve e in una fase complicata, hanno adempiuto al dovere. E questo è già un successo. In passato queste percentuali erano molto più basse. E dopo di che bisogna dire chi è stato bravo e chi non lo è stato, e poi i cittadini scelgono e valutano. È uno stimolo, non è altro. Ci si chiede trasparenza, e trasparenza sia, per tutti.”

Una strategia impegnativa che porta necessariamente a rapportarsi anche con le Regioni italiane. “Le regioni hanno un ruolo fondamentale nell’esecuzione delle strategie attraverso le realizzazioni concrete nel territorio, diciamo che loro devono essere disponibili a coordinarsi meglio e noi dobbiamo essere bravi a essere autorevoli e affidabili rispetto alle regioni che hanno bisogno di strumenti di aiuto e di una guida. Questo è quello che stiamo cercando di fare. In passato, con la programmazione finanziaria europea 2007-2014 e quindi con strumenti concreti di finanziamento e di programmazione.”

E poi ci sono una serie di iniziative in cui l’Agenzia partecipa come soggetto promotore, ma che non partono direttamente da AgID. “Lo abbiamo già fatto in Friuli Venezia Giulia l’anno scorso, poi c’è stata la Basilicata, ci saranno altre regioni e in più, come AgID, stiamo aprendo nuove unità di progetto, abbiamo aperto in Basilicata a Potenza con la collaborazione del presidente della regione Pittella, apriremo prossimamente il parco tecnologico di Venezia, poi ancora in Piemonte a Torino, abbiamo già accordi con la provincia di Trento con la città della scienza di Napoli e con la regione Liguria. Andiamo a dare una mano, a diventare autorevoli, sperando in una collaborazione e nella consapevolezza che il fare insieme di più può aiutare. Vogliamo fare in modo che si parlino, le regioni, e far capire che questo non significa perdere in nessun modo l’autonomia e potere rispetto al governo. La Repubblica è una, vogliamo che i cittadini guardino la pubblica amministrazione come un soggetto unico, e le imprese hanno bisogno delle regole certe da Trento a Potenza.”

Ma nel passato restano alcune “incompiute”, ad esempio l’ambiziosa Venice Declaration, in occasione dell’apertura del semestre italiano alla guida dell’Europa. “La dichiarazione è parte del patrimonio delle politiche del semestre europeo. I paesi sono tanti, sono 28. Il sottosegretario Giacomelli si è speso moltissimo per farla diventare una posizione condivisa all’interno del consiglio europeo. Anche il sottosegretario Gozi sta lavorando moltissimo per far in modo che la dichiarazione abbia il sostegno di altri paesi oltre che della commissione. Tutto il governo è stato molto impegnato nel semestre per portare avanti i temi del Digital Single Market, dell’innovazione digitale come strumento di crescita per l’Europa, quando si parla di pacchetto Junker sono moltissimi investimenti sono sull’ innovazione, sul fronte del mercato unico delle comunicazioni. Si sta lavorando, non è stato un semestre facile anche perché è stato il semestre in cui è cambiata la commissione, e, dal mio punto di vista, il governo ha affrontato tutto questo con autorevolezza ma anche con molto sforzo. Fare una sintesi tra 28 paesi che vivono in situazioni diverse, in una fase di trasformazione, non può non essere tenuta in debito conto, dopodiché, io penso, anzi sono convinta, che a dicembre si vedrà qualche risultato di questo sforzo.”

Infine spazio alla Digital Championship: l’iniziativa promossa dal digital champion italiano Riccardo Luna, che mira a portare un DC in ogni comune d’Italia. Non rischia di concentrarsi fortemente sull‘Italia, mentre il Digital Champion ha anche un ruolo fondamentale verso l’Europa?

“Il fatto di aver voluto tanti Digital Champions in Italia insieme a lui conferma il fatto che è molto impegnato anche sul fronte europeo; personalmente l’ho accompagnato in Estonia dove siamo andati a incontrare, insieme al Digital Champion, il governo Estone per capire come loro hanno affrontato il tema del identità digitale di altri servizi. Anche qui, nelle prime settimane sicuramente il passaggio ancora non concluso di consegne tra vecchia commissione e nuova commissione hanno limitato le opportunità. Non ho dubbi che Riccardo farà il Digital Champions Europeo per l’Italia nei contesti Europei dove si discute di queste cose, ma con il vantaggio di portarsi appresso la forza di una partecipazione molto capillare, di persone in Italia che ci aiutano a sviluppare competenze e alzare la priorità all’Agenda Digitale del paese nel tempo”.

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