Progettisti digitali di tutto il mondo unitevi perché alla luce del successo della prima e sperimentale edizione di Hackability c’è da scommettere che l’iniziativa vada avanti e cresca sempre con maggior seguito. Di cosa si tratta? Del primo Hackathon (neologisma che proviene dall’unione di “hacker+marathon”) che in Italia si apre al mondo degli ausili per le persone con disabilità: nello stile reale del cooperative design, a Torino in una giornata di marzo presso il FabLab si sono incontrati “persone con disabilità, maker, inventori e designer per co-progettare e realizzare attraverso l’uso di hardware, software open source, stampanti 3D, macchine taglio laser soluzioni, oggetti a basso costo e personalizzabili, per supportare le persone con disabilità nella vita quotidiana”.
E dunque la cosa è possibile, rispondere in modo profilato ad un’esigenza anche individuale si può davvero perseguire se si adotta come modus operandi la co-progettazione che prevede il coinvolgimento dell’utente finale di un prodotto sin dalla fase iniziale della sua ideazione tanto da includerlo nel team progettuale che realizza l’oggetto/soluzione così pensata. Hackability ha fatto proprio questo proponendosi come modalità apripista in Italia per giungere a concretizzati ausili per persone con disabilità e prodotti di uso quotidiano che abbiano il vantaggio di poter essere realizzati a basso costo grazie a tecnologie digitali e di nuovissima generazione oltre che il gran pregio di rispondere direttamente ad un bisogno. Già perché è proprio nella serialità delle azioni, nelle necessità quotidiane e nel fatto di renderle sostenibili day by day che si realizzano la partecipazione e l’autonomia delle persone con disabilità che in Italia sono circa 3 milioni di cittadini, nel mondo invece raggiungono i circa 650 milioni, una cifra tale che condusse lo scrittore Matteo Schianchi in un suo libro a parlare come della “terza nazione del mondo”.
Tante le persone coinvolte da una situazione di disabilità, miriadi le esigenze, ancora poche le soluzioni davvero afferrabili da tutti, concretizzabili a basso costo, realizzabili con rapidità. Hackability, con lo stile della maratona non competitiva, ha provato invece ad accorciare tempi e percorsi che portano dall’idea al progetto: organizzata dal consorzio di cooperative sociali Kairos insieme con FABLAB Torino e con il contributo di Fondazione CRT, i progettisti di varia estrazione disciplinare hanno ascoltato prima di tutto le idee/bisogni espressi dalle persone con disabilità presenti all’iniziativa costituendosi poi in team di co-progettazione. I gruppi di lavoro sono ora nella fase che consentirà la trasformazione dell’idea in prototipo proprio entro il mese di Aprile dopodiché le progettazioni più interessanti, innovative e davvero utili a risolvere difficoltà ed esigenze quotidiane diverranno soluzioni che nell’animo dei promotori dovranno essere “concrete, replicabili, personalizzabili e fabbricabili digitalmente”. Tutti i progetti diventeranno però bene comune e messi a disposizione in regime di “Creative Common” sul sito Hackability.it.
Con questo tipo di iniziative viene quasi da dire che “i sogni son desideri” e che non sono destinati a restare solo in un cassetto! Lo sguardo della progettazione può scoprire di potersi volgere proficuamente verso una direzione di co-costruzione partecipata che con il criterio dell’ascolto, della conoscenza, del confronto operativo e pratico intorno ad un’idea impara a rispondere meglio alle necessità di ciascuno e a quell’esigenza di personalizzazione di un prodotto/servizio spesso espressa dalle persone con disabilità ma altrettanto spesso rimasta insoddisfatta ripercuotendosi in limite di autonomia, in una barriera alla partecipazione. E anche in un limite di acquisto di prodotti e soluzioni che, invece, potrebbero aprire anche nuove nicchie di mercato consumer. La co-progettazione, allora, indica una via che oltre che essere volta ad una soluzione è orientata a scrivere un altro modo , partecipato e di fondo più democratico – di vedere, pensare, vivere il futuro.
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