Qual è lo stato di salute delle Connected Car in Europa? O meglio, come procede lo sviluppo di questi veicoli nel vecchio continente e quali i nodi che devono essere risolti? Per rispondere a queste e ad altre domande, BearingPoint ha condotto un sondaggio cui hanno risposto circa 250 Chief experience officer di diverse società europee nel settore automotive (nello specifico Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia e Regno Unito) con più di 50 dipendenti.
I principali spunti di riflessione che sono emersi dal sondaggio, toccano diversi ambiti che spaziano dalla tipologia di servizi offerti alle necessità strategiche dei vari attori della filiera, dall’apertura all’aiuto di aziende esterne agli ostacoli principali per l’effettiva commercializzazione. In estrema sintesi, ecco cosa è risultato:
- Il tema delle connected car è diventato tangibile: oltre il 40% delle imprese sono attualmente in “fase di produzione”, l’8% sta ragionando su come integrare le connected car ai propri prodotti e il 22% è in fase di attuazione. Tuttavia più della metà dei fornitori e dei produttori (55%) è ancora indietro, con il 14% che è fermo alla fase di ricerca e sviluppo.
- La collaborazione tra produttori e fornitori è fondamentale: questo dato emerge dal fatto che tutto si trovano ad affrontare problemi comuni ma hanno un know how differente. Ad esempio, circa un terzo di tutte le aziende intervistate considera un forte problema la mancanza degli standard tra fornitori e produttori: sviluppare i veicoli in un ecosistema integrato è una grande sfida e la standardizzazione aggiungerebbe valore nella produzione, ma è anche vero che ostacolerebbe il posizionamento nei mercati dei singoli attori.
- User experience e fatturazione sono nodi critici: per quasi tre quarti delle società, le auto connesse rappresentano un tema importante e strategico sul lungo periodo. Quando si tratta però di affrontare la definizione di modelli di business, le aziende spesso affermano che l’user experience(72%) e la definizione di una modalità di revenue adeguata (70%) sono i nodi più complessi da sciogliere (soprattutto per le aziende tedesche e britanniche).
- L’aiuto da parte dei fornitori di servizi di terze parti è ben accetto: il 69% delle aziende intervistate preferisce sviluppare in modo congiunto i propri prodotti insieme ai fornitori di servizi esterni. I servizi più richiesti includono lo sviluppo di software (95%), la sicurezza (90%) e i servizi di testing (87%).
- È in arrivo una “seconda ondata” di applicazioni e funzioni: in sostanza, i servizi di informazione, come ad esempio le previsioni climatiche (69%), le notifiche sul traffico e sulla viaabilità (61%) e le informazioni di navigazione (52%) sono già attualmente offerti. In breve tempo, però, questi servizi saranno integrati con altri, come ad esempio quelli dedicati all’assistenza alla guida (21%) e ulteriori funzioni pensate per la security (14%).
- Ci sono (ancora) molti ostacoli agli investimenti: il report cita tre problematiche centrali e la prima è la sicurezza, in particolare dopo che sono emersi i principali pericoli a causa degli attacchi hacker (ormai è già storia il caso degli hacker che si sono impossessati di una Jeep in autostrada); inoltre i fattori normativi che ancora non regolano le questioni inerenti al trattamento dei dati (figuriamoci quanto ci vorrà per regolare quelle che saranno le auto senza conducente, in fase di sviluppo da Google ma non solo); infine i costi poco chiari, in particolare per gli utenti che forse non vorranno pagare ulteriore traffico dati per un ulteriore device connesso.
In conclusione, lo sviluppo delle connected car è in corso e sembra destinato a non fermarsi; in tutta la zona europea è riconosciuta la necessità di stringere partnership per risolvere diverse problematiche, ma ancora non si riescono a trovare degli standard per lo sviluppo di un ecosistema integrato e attualmente mancano ancora diversi interventi legislativi per chiarire le regole future; tuttavia il futuro delle auto è chiaramente connesso, se non altro perché il 40% delle aziende europee è già in fase di produzione, fiducioso di aver trovato modelli di business sostenibili.
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