#OpenLibri: La Cattedrale e il Bazaar

Esistono testi che possono essere considerati, a pieno titolo, delle pietre miliari della cultura Open e il saggio di Eric S. Raymond La Cattedrale e il Bazaar è sicuramente uno di questi.

Basandosi sulla propria esperienza di manutentore del software open source fetchmail (evoluzione di popclient), l’autore, fondatore insieme a Bruce Perens della Open Source Initiative, descrive quelle che ritiene essere le regole più importanti per realizzare un programma di successo.

Il metodo di sviluppo seguito viene definito dall’autore, appunto, a bazaar ed è quello utilizzato da Linus Torvalds per il kernel Linux; tale metodologia è contrapposta a quella definita a cattedrale, tipicamente utilizzata dalle software house produttrici di programmi proprietari, ma anche da alcuni progetti liberi.

Nel modello “a cattedrale” al codice lavora un ristretto gruppo di sviluppatori, ognuno dei quali opera su una parte ben precisa del software, che rilascia il prodotto una volta che esso è considerato privo di bug: al processo di sviluppo, quindi, non partecipano persone esterne al team e all’interno di questo vige una gerarchia molto rigida.

Totalmente opposto il modello “a bazaar”: lo sviluppo coinvolge il maggior numero di persone possibile, favorendo la partecipazione degli utenti anche come beta-tester e rilasciando spesso nuove versioni del programma, facendo fede alla cosiddetta legge di Linus, coniata da Raymond, secondo cui “dato un certo numero di occhi, tutti i bug vengono a galla”.

Scritto pochi anni dopo la nascita di Linux, il saggio non è certo recentissimo; nonostante ciò, i contenuti sono assolutamente attuali, in quanto riguardano le buone pratiche di gestione di un progetto software che uno sviluppatore potrebbe applicare anche al giorno d’oggi, con il non trascurabile vantaggio di poter contare su una rete (ed un accesso alla stessa) maggiore rispetto a 20 anni fa, condizione, quest’ultima, fondamentale per la buona riuscita di un progetto “a bazaar”.

Il testo contiene diversi riferimenti e termini informatici che solo chi abbia almeno un’infarinatura di programmazione e/o di protocolli di gestione della posta elettronica può comprendere: questo, tuttavia, non rende difficoltosa la lettura per i newbie, né la appesantisce, considerando anche che il numero di pagine è abbastanza limitato.

Una lettura, in conclusione, consigliata a tutti i sostenitori dell’open source e, naturalmente, agli sviluppatori che si affacciano per la prima volta a questo mondo per avviare un progetto software aperto.

3 motivi per leggerlo

  • reperibile in rete sia in formato digitale che cartaceo
  • contiene consigli molto utili per chi sviluppa software open source
  • illustra i concetti su cui si basa l’open source

3 motivi per non leggerlo:

  • Il testo è decisamente datato
  • Nel caso in cui non si fosse interessati in alcun modo all’open source e/o allo sviluppo di software

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