Alfabeto Open: N come NethServer

“Siamo fatti anche noi della materia di cui sono fatti i sogni;
e nello spazio e nel tempo d’un sogno è racchiusa la nostra breve vita” 

William Shakespeare

Oggi narriamo una storia.

Inizia da un “coltellino svizzero” open source molto valido, che avremo modo di apprezzare descrivendo le sue caratteristiche e la sua utilità. Ma il resto del racconto, soprattutto il finale, quello in parte è ancora da scrivere…e spero che lo scriveremo noi.

Procediamo con ordine, allora.

C’era una volta un gruppo di 3 amici, giovani appassionati di Linux e di informatica, che nel 2003 fonda un’azienda marchigiana, la Nethesis. La loro idea è chiara: semplificare e standardizzare progetti open source complessi, per creare prodotti alla portata di tutti. Su questo obiettivo muovono il loro modello di business.

Si affianca via via il contributo di altre persone e la realtà iniziale cresce con forza e positività, la stessa che purtroppo uno dei tre soci iniziali è costretto a lasciare in eredità, dopo la sua prematura scomparsa nel 2008.

Nel 2010 nasce la community del progetto NethServer, che da vita all’omonima distribuzione Linux. La distribuzione è libera, in quanto lo sviluppo è rilasciato sotto licenza GPL3, e diventa la base su cui l’azienda marchigiana (parte integrante della community) offre i suoi prodotti aggiuntivi.

NethServer è una distribuzione “all-in-one”, cioè offre molti servizi modulari su un solo server, ed è basata su CentOS (quindi compatibile Red Hat Enterprise Linux).

È dedicata alle piccole e medie imprese, ma come vedremo è anche molto utile a scuola.

Questi i suoi punti di forza: è semplice da configurare tramite un’interfaccia web moderna e dinamica, che rende non necessarie le competenze Linux per la sua amministrazione (così come rende praticamente impossibile comprometterne il funzionamento). Ha un’installazione semplificata e tanti moduli già pronti, installabili con un click, coprendo una serie numerosissima di necessità come:

  • Directory condivise per reti Windows e Linux (basato su SAMBA).
  • Primary Domain Controller e Workstation (gestione centralizzata degli utenti)
  • Firewall (basato su Shorewall)
  • Web Filter e Antivirus (per la protezione ed il filtraggio dei contenuti della navigazione web, basato su Squid, ClamAV antivirus e SquidGuard URL blacklist)
  • HotSpot (captive portal per la gestione degli accessi Wi-Fi con relativa autenticazione)
  • Groupware (gestione calendario ed agenda indirizzi condivisi, attraverso il web browser, lo smartphone ed i tablet oppure attraverso client email come Thunderbird, basato su SOGo)
  • Cloud privato (fornisce accesso universale ai file via web da computer e dispositivi mobili, basato su ownCloud)
  • Dashboard NethGUI (utilizzo di cruscotti grafici per il controllo delle funzionalità)
  • Bandwidth, Latency Monitor and Packet LossMonitor (monitoraggio della larghezza di banda, del consumo di banda e della qualità del collegamento Internet)
  • Full Data Backup e Supporto a UPS (backup di tutti i dati del server e delle configurazioni e funzioni di supporto/monitoraggio del gruppo di continuità elettrica connesso al server)
  • …e molto altro

Insomma, NethServer offre molto più di un valido aiuto per risolvere a livello centralizzato le problematiche tipiche della gestione degli utenti in rete, che non sono propriamente banali.

Fin qui tutto chiaro?

Entra in questo punto del racconto un’altra storia, che si intreccia con la precedente. Protagonista un altro gruppo di amici, giovani appassionati di Linux e di informatica, che si raccoglie attorno ad una associazione: il Linux Users Group di Bergamo.

Anche loro hanno un’idea chiara: semplificare al massimo la gestione dei laboratori informatici a scuola da parte dei professori, rendendo la manutenzione del tutto autonoma (e la scuola tecnicamente indipendente).

Loro sono un’associazione no-profit, come i numerosissimi GNU/Linux Users Group sparsi in tutta Italia, e stanno cercando una soluzione utile alle scuole, sostenibile e libera, come è nel loro scopo sociale e nel loro DNA di associazione.

LugMap_Italia

Si mettono quindi nei panni dell’utente finale, tenendo conto del fatto che le scuole per l’infanzia, le primarie e le secondarie di primo grado non hanno personale tecnico IT di supporto, ed intuiscono che la manutenzione del laboratorio dovrà essere alla portata di chiunque (o quasi).

Nasce così il progetto Linux va a scuola”, subito applicato con successo presso l’Istituto Comprensivo “Mastri Caravaggini” di Caravaggio (BG) e presso l’Istituto Comprensivo “Gabriele Camozzi” di Bergamo.

La scelta tecnica ricade proprio su NethServer, a cui però aggiungono altre funzionalità indispensabili, come:

  • l’installazione e la configurazione semi-automatica dei PC client, che attraverso l’utilizzo di PXE Boot e di Ansible, consente di ottenere l’autoriparazione (!) delle postazioni. Grazie a questa soluzione, ogni postazione riceve via rete dal server del laboratorio quanto necessita per il ripristino totale del sistema operativo (Edubuntu) e delle numerose applicazioni (come LibreOffice), applicando automaticamente le configurazioni necessarie e senza intervento da parte dell’operatore
  • la gestione centralizzata lato server degli applicativi e degli aggiornamenti su tutti i PC client (si definisce a livello centralizzato cosa installare e cosa rimuovere)
  • la mappatura in automatico della home dell’utente (pam_mount) nella gestione dei profili utente (roaming profiles), salvati sul server ed accessibili da ogni postazione: in pratica, ogni studente ha le proprie credenziali di accesso (gestite a livello del server con funzione di Domain Controller) che può utilizzare su qualunque PC del laboratorio, trovando sempre il suo “ambiente”, cioè i suoi documenti e le sue impostazioni. Grazie inoltre alla condivisione delle cartelle di rete, non c’è più bisogno della classica chiavetta USB che gira per la classe per poter condividere documenti
  • l’integrazione dell’applicativo Epoptes, che permette la gestione di tutti i PC del laboratorio consentendo assistenza remota di un PC, la diffusione del proprio schermo su tutti i PC (o solo su quelli selezionati, ad esempio per mostrare i contenuti di una lezione), l’accensione e lo spegnimento di tutti i PC… e molto molto altro.

Va detto, inoltre, che il progetto è stato ben disegnato con un’architettura funzionale, flessibile e scalabile, individuando una release “master” (una struttura di base comune, pubblicata su GitHub) da cui derivare tutte le diverse installazioni e configurazioni (branch) per le diverse esigenze.

Attraverso Vagrant si ha l’opportunità di ricreare in locale l’intera installazione, anche solo per testare comodamente il progetto in una macchina virtuale (ad esempio con Virtualbox), magari prima di metterlo in produzione.

Ciò non bastasse, i ragazzi del LUG di Bergamo prevedono che il metodo di “migrazione” ai loro laboratori informatici liberi contempli:

  • il Corso base, che ha come destinatari tutti i docenti che utilizzeranno il laboratorio
  • il Corso tecnico, i cui destinatari saranno i responsabili del laboratorio
  • il Corso su LibreOffice, curato in collaborazione con l’associazione LibreItalia

Bene.

Ed ora, come ricorderete, veniamo al finale del racconto.

Secondo voi come va a finire?

In coerenza con l’aforisma iniziale, io lo immagino senza dubbio così.

  1. Alcuni LUG italiani, meno “pigri” e più capaci tecnicamente, intuiscono la portata del progetto e capiscono (anche) di poter dare una mano alle scuole locali. Raccolgono dunque la sfida e si mettono in contatto con Emiliano Vavassori e Paolo Finardi del BgLUG, scrivendo a [email protected]. Si crea così un primo gruppo scelto e distribuito di LUG sul territorio nazionale (ma non solo LUG, le associazioni che si occupano di software libero sul territorio sono davvero tante!);
  2. nasce un blog per raccontare questa nuova avventura. Iniziano i lavori ed il Bergamo LUG trasferisce al gruppo iniziale le proprie competenze tecniche e metodologiche sull’implementazione del progetto. C’è un preciso e duplice obiettivo primario: creare una buona pratica di riuso replicando l’esperienza su una scuola del proprio territorio e, contemporaneamente, restituire al progetto originale i primi miglioramenti (arricchimento della documentazione tecnica, correzione di eventuali bug e apporto di miglioramenti tecnici al modello, aumento della maturità generale ecc.);
  3. il gruppo realizza i primi casi di successo distribuiti, grazie anche ad una delicata attività di supporto e coordinamento di Bergamo, documentando e condividendo le attività svolte nel blog, in modo che chiunque possa rimanere informato, quasi in tempo reale, dell’intero percorso;
  4. il progetto “linux va scuola” diventa best practice nazionale, pronto per essere replicato con semplicità grazie alla documentazione completa e libera, pubblicata dal progetto e dalle prime buone pratiche di riuso appena raccolte;
  5. qualsiasi scuola che abbia intenzione di realizzare a sua volta il progetto presso la propria sede può provare a farlo da sola, attraverso personale al proprio interno o con l’aiuto di  un’associazione locale o di genitori volenterosi, oppure può decidere di avvalersi del supporto esterno di professionisti, rivolgendosi al mercato (anche MePA – Mercato Elettronico della Pubblica Amministrazione) e trovando offerte per i servizi richiesti.

Il finale: in moltissime scuole ci ritroviamo dei laboratori liberi ed efficienti, per la gioia dei nostri figli e dei loro docenti (la rima è venuta casuale, tant’è che ironicamente la lascio così).

Fine della storia.

Per come la vedo io, ci sono due possibilità:

o si lascia questa bellissima esperienza isolata in provincia di Bergamo, oppure si sposa il progetto e si contribuisce, per poterne anche usufruire positivamente su altri territori e su altre scuole.

Quest’ultima ipotesi mi sembra né più né meno una coerenza con il vero spirito delle community e con l’essenza stessa delle associazioni di software libero, che infatti proprio ora sono chiamate a fare il primo passo in avanti. Arrivati con successo al punto 3 di cui sopra, è sicuro che il progetto non lo ferma nessuno.

Quindi che si fa? Si parte?

Io intanto coinvolgo il LUG di Perugia, e voi?

bglug

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