Trent’anni di Internet e i prossimi trenta: digitali per crescere

Con l’Italian Internet Day si celebra la ricorrenza di un evento che, nel momento in cui avvenne, aveva un grande significato per la comunità scientifica, che coglieva con la prima connessione alla rete Arpanet da un nodo italiano presso il centro di calcolo elettronico del CNR di Pisa i frutti di una attività febbrile, costellata di difficoltà, portata avanti con la caparbietà e le qualità tecniche e umane che sono da sempre state riconosciute al sistema della ricerca italiano.

Si celebra Internet “prima” di Internet come lo conosciamo oggi. Le tre lettere “www” infatti fecero la loro comparsa soltanto alcuni anni dopo, nel 1991, quando al CERN di Ginevra Tim Berners-Lee accese un server che è ancora oggi in funzione e diede al mondo il primo sito web.

Cisco si ritrova in questo precorrere i tempi: è un’azienda nata nel 1984 con caratteristiche che oggi definiremmo da start up, fondata da Sandy Lerner e Len Bosak;  un’azienda che ebbe la capacità di comprendere le potenzialità di sviluppo dei nascenti sistemi di comunicazione e che nel 1986, mentre dall’Italia ci si connetteva ad Arpanet, metteva sul mercato il primo prodotto: AGS, Advanced Gateway Server, che consentiva di connettere più tipi di reti LAN e WAN supportando diversi protocolli.   E’ una coincidenza, ma di fatto con la presentazione del suo primo prodotto, Cisco partiva nello stesso momento dell’Italia per un viaggio entusiasmante e appassionante, che ci ha portato alla società digitale in cui oggi viviamo.

Dove viviamo oggi? Cosa significa oggi essere italiani, anzi, Digitaliani, come il nome che abbiamo dato al piano di investimento triennale nel nostro Paese che abbiamo annunciato all’inizio di quest’anno?

Significa essere nel momento giusto per cogliere i frutti di 30 anni di sviluppo tecnologico; nel momento giusto per accelerare in modo da colmare gli arretrati in termini di competenze digitali diffuse e anche di accesso che ancora scontiamo; nel momento giusto per mobilitare tutte le risorse di innovazione di cui l’Italia è ricca – dall’università alla ricerca, dalle start up al tessuto imprenditoriale tradizionale –  a favore del nostro Made in Italy, dei  nostri settori economici più forti, del nostro patrimonio di bellezza, di qualità della vita, di qualità del “capitale umano” .

Significa però anche trovarsi chiaramente nel bel mezzo di un cambiamento che ha la portata di una quarta rivoluzione industriale, una portata talmente vasta di trasformazione tecnologica che rende molto difficile pensare a cosa diventeremo nei prossimi trent’anni. Come accadde nel 1986 a Pisa, sappiamo che si sta attivando qualcosa che cambierà ancora una volta il nostro modo di vivere, lavorare, imparare, ma non sappiamo dove ci porterà.

La differenza è che oggi il senso del cambiamento, la consapevolezza delle grandi opportunità che ci stanno davanti, sono percepiti da un pubblico molto più ampio – con sfumature diverse magari, con qualche timore o esitazione in alcuni casi, con moltissimo entusiasmo in altri – e sono comunicati, raccontati, nutriti ogni giorno da nuove storie e nuove iniziative.  Non si possono ignorare le classifiche globali che ancora ci  vedono in posizioni che non fanno onore alle reali potenzialità di questo Paese, ma è chiaro che oggi  gli “stakeholder” della trasformazione digitale, il settore pubblico, i rappresentanti del settore privato, il settore sociale, i cittadini, hanno la possibilità di far partire un processo collaborativo e collettivo che può portare l’Italia nel suo futuro.

Proprio ieri, il 29 aprile, abbiamo annunciato da Trieste la firma di un Protocollo di Intesa con la Regione Friuli Venezia Giulia: un protocollo che adotta questo approccio di sistema, coinvolgendo tutti gli attori di una regione orientata all’innovazione in una serie di iniziative che hanno come pilastro le competenze digitali, la business innovation,  il rafforzamento di infrastrutture territoriali strategiche quali il Porto di Trieste,  il supporto alla digitalizzazione delle imprese e dei servizi pubblici come quelli sanitari. È la prima Regione in cui si concretizza quel modello di accelerazione della digitalizzazione che abbiamo proposto al Paese il 19 gennaio scorso e a 30 anni dal primo “vagito” della Rete è un grande onore per noi aver fatto un altro passo nel percorso che dal 1994 quando abbiamo aperto la nostra filiale locale ci vede al fianco dell’Italia che non ha paura di cambiare e di innovarsi.

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