Startup in Italia: sogno possibile? Parlano Agostino Santoni e Davide Dattoli

Supportare la crescita del digitale anche favorendo la creazione di ecosistemi in cui le startup trovino terreno fertile non solo per germogliare ma anche per crescere forti. Questo l’obiettivo dell’accordo tra Talent Garden e Cisco Italia siglato qualche tempo fa e che darà vita a iniziative di formazione sui temi del digitale, andando a sostenere lo sviluppo di iniziative imprenditoriali oltre che di community building sulle tecnologie Cisco.

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Agostino Santoni

La scelta di collaborare con Talent Garden – afferma Agostino Santoni, AD Cisco Italiaè legata alla possibilità di sfruttare la rete italiana dei 13 Talent Garden italiani e avere così quella capillarità che ci consente un senso di prossimità necessario con le aziende con le quali lavorare insieme”.

Talent Garden come abilitatore sul territorio e occasione di incontro e confronto. “Avere dei luoghi in cui incontrarsi e sviluppare nuove idee – afferma Davide Dattoli, presidente di Talent Garden – è un elemento fondamentale per mettere in pratica l’open innovation di cui tanto si parla oggi”.

Ma come si fa contaminazione positiva?

Una delle prime cose da fare – spiega Santoni – è collaborare con le aziende nella trasformazione del loro business, attraverso il digitale. E una delle attività in collaborazione con Taleng Garden è proprio quella di portare il nostro Digitalks, il 30 settembre, al Festival Supernova di Brescia. L’altra cosa necessaria è far incontrare le startup che lavorano nel digitale con chi fa tecnologia”.

Davide Dattoli aggiunge: “Serve mettere a fattor comune esperienze diverse per far sì che i migliori innovatori possano mettere a fattor comune esperienze diverse per far sì che i migliori innovatori possano contagiare altri”.

Quale la situazione italiana delle start up?

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Davide Dattoli

A rispondere per primo Davide Dattoli che conosce bene i numeri riferiti al settore. “L’ecosistema italiano, molto diverso da quello europeo, si presenta con circa 6mila startup iscritte nel registro pubblico. Ciò che contraddistingue le nostre imprese sono i tanti talenti e le interessanti competenze presenti in ambito tecnologico, con un bel numero di sviluppatori e persone che lavorano anche da liberi professionisti”. Parlando aggiunge che è eccessiva l’importanza che si dà alla tecnologia, che deve essere trasversale e deve portare le imprese ad acquisire agilità, velocità e capacità di impattare in modo positivo. “Altro elemento che distingue il nostro Paese da altre realtà è la distribuzione geografica delle startup. Non ci sono aree ben definite (come la Silicon Valley per fare un esempio) in cui si trovano concentrazioni di aziende innovative: questo vuol dire che i nostri giovani preferiscono mantenere la sede nel posto in cui sono nati”.

Quando parliamo di settori particolari in cui le startup trovano terreno fertile interviene Agostino Santoni: “Con il programma Digitaliani abbiamo individuato due settori in cui lavorare: il manifatturiero e l’agroalimentare proprio perché questi sono i più rappresentativi in termini di PIL ma soprattutto di competenze. Il lavoro che dovremo fare sarà quello di far comprendere il beneficio del digitale e il possibile riposizionamento grazie per esempio all’Internet delle Cose”.

Quali i limiti delle startup?

Alcuni analisti anche in passato – dice Santoni – vedevano nella sottocapitalizzazione delle startup italiane un limite. Soprattutto perché a fronte di poco capitale ci si trovava spesso di fronte a grande capitale umano e importanti competenze. Questo, che alcuni possono considerare un punto di debolezza io credo che possa diventare invece un’opportunità”.

Problemi e difficoltà da superare non mancano e Dattoli li evidenzia. “Ci sarebbe bisogno di stimolare gli investimenti, magari defiscalizzando quelli in startup. Altro limite importante è sicuramente ravvisabile nella distanza tra mondo accademico e mondo del lavoro: le università dovrebbero indirizzare i ragazzi a formare quelle competenze che sono più appetibili nel settore imprenditoriale. Ma questo purtroppo non succede”.

Santoni non è pessimista e aggiunge: “La velocità e le dimensioni degli investimenti in Italia, pari a circa 1 miliardo di euro, cominciano a somigliare a quelli di altri Paesi europei. Il numero di imprese innovative dovrebbe crescere in modo significativo, ma per fare questo c’è bisogno del Industry 4,0 presentato dal MISE e che favorirà gli investimenti. Oltre questo c’è bisogno di competenze digitali: l’accordo che abbiamo siglato con il MIUR e che ci vede impegnati nella formazione di 100.000 ragazzi degli istituti tecnici e professionali su cybersecurity e reti va in questa direzione”.

Per descrivere poi quanto oggi sia cambiato il modo di lavorare Santoni porta l’esempio dei Talent Garden, di come i nuovi ambienti di lavoro, completamente diversi dai tradizionali, siano in grado di favorire l’interazione e la collaborazione. O la contaminazione, che è poi quella cosa positiva che porta le aziende e le persone a migliorarsi.

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