Servizi digitali per territori migliori: intervista a Fabio Florio

Fabio Florio, Cisco Italia
Fabio Florio, Cisco Italia

Rinunciare, almeno per la durata di un’intervista, al termine smart city per parlare di servizi digitali al cittadino e di territori che migliorano grazie alle tecnologie applicate a progetti integrati e non a singole azioni isolate. Un obiettivo ambizioso ma raggiunto nel colloquio con Fabio Florio, Business Devolopment Manager Smart City Cisco Italia e nominato di recente a capo dell’iniziativa strategica Country Digitization Acceleration, relativa al piano di investimento Digitaliani avviato dall’azienda a inizio 2016 per accelerare la digitalizzazione del nostro paese.

“Mi piace parlare di servizi digitali al cittadino (e quindi anche al turista, che è un cittadino temporaneo) – esordisce Florio – pensando in primo luogo a come questi possano migliorare le vite delle persone. Soluzioni e tecnologie sono contorno, uno strumento. Se non parliamo di innovazione nei processi rischiamo di spingere in modo sbagliato sulla digitalizzazione”. Inizia in questo modo la conversazione intorno ai nuovi modi di interpretare le città.

“Il bisogno che dovrebbe spingere gli amministratori in primo luogo a ripensare le città – continua Florio – è quello di risparmiare sui costi dei servizi per reinvestire in modo più razionale. Risparmiare non solo in termini di risorse finanziarie ma anche in riduzione di impatto ambientale che alcune modalità di gestione delle tecnologie e dell’energia consentirebbero. Ma per fare questo non si può non avere una visione strategica di medio-lungo periodo. Cosa che, devo dire, negli ultimi tempi ho trovato più che in passato quando si aveva una visione spesso opportunistica, legata alla realizzazione di qualcosa di innovativo nella propria legislatura (ovvero di soli cinque anni, ndr)”. Per fare questo, e passare ad azioni che plasmino in modo orizzontale i territori, si può sicuramente partire da azioni su settori con connotazione verticale, così come si è fatto su città diventate buone pratica come Barcellona, che ha iniziato con sensoristica per la gestione del traffico e dell’illuminazione pubblica per poi spingersi oltre, o Amburgo, partita con una gestione del traffico marrittimo, stradale e ferroviario attraverso l’impiego di IoT.

“Grandi progetti – continua Fabio Florio – sono possibili grazie a partnership pubblico-privato, che consentono, come nel caso di Expo, di realizzare ecosistemi complessi. L’approccio utilizzato per l’evento milanese si è basato sul coinvolgimento di diversi partner e sulla realizzazione di una struttura articolata e replicabile in altri tessuti cittadini”. In quel caso nessun soggetto ha agito da solo, ma tutti hanno collaborato nell’ambito di un progetto integrato. Un po’ come dovrebbero fare anche le Amministrazioni nel momento in cui ripensano ad un servizio e hanno la necessità di coinvolgere diversi ambiti. “Le figure preposte all’innovazione di recente istituzione anche nei comuni italiani – afferma Florio – possono fare la differenza solo se sono in grado di mettere in contatto le diverse aree dell’Ente, farle dialogare e confrontare con l’obiettivo di costruire un progetto comune. Ma per fare questo devono avere un mandato forte e risorse finanziarie a disposizione”.

Visto di buon occhio da Florio anche l’accordo MISE-Regioni siglato nei giorni scorsi, finalizzato a costruire una strategia condivisa e un confronto costante per coordinare le politiche di sviluppo regionali e nazionali in tema di città intelligenti e che dovrebbe partire con sperimentazioni “di frontiera” su alcune città metropolitane individuate in base ad una ricognizione dei fabbisogni di innovazione nei comuni.

“Limiti al miglioramento dei territori tramite il digitale sono legati in primo luogo ad aspettative eccessive. Soprattutto in passato – prosegue Florio – si pensava che le città dovessero cambiare con grandi investimenti, mentre oggi si ha la possibilità di costruire percorsi di medio-lungo termine che possano portare benefici nel tempo e non immediati. Ovviamente non si può prescindere da cultura digitale degli abitanti perché se le persone non sono in grado di usare i servizi a disposizione, questi diventano inutilizzati e pertanto inutili. Altro limite che incontro spesso sta nello skill gap interno alle Pubbliche Amministrazioni dove in genere manca una figura importante come quella del project manager, in grado di pianificare e progettare avendo buona conoscenza delle opportunità del digitale”.
Se parliamo di infrastrutture e quindi di banda ultra larga dubbi Florio non ne ha: “E’ vero che la sensoristica richiede poca banda in genere, ma tutto dipende da cosa si vuole implementare. Non posso pensare che l’assenza di infrastrutture possa rappresentare un ostacolo. E’ un po’ come dire che le autostrade non servono perché mi accontento di andare adagio e spostarmi lentamente da una città all’altra. Finché non avrò assaporato il gusto di muovermi in modo diverso non avrò percezione dell’importanza delle infrastrutture”.

Un elemento indispensabile per fare un territorio davvero migliore? “L’inclusione. E’ importante che siano i cittadini, la società civile, a dire quali sono i bisogni e a valutare gli impatti dei servizi digitali, che inevitabilmente toccano le persone e le comunità. Tutti devono fare la loro parte affinché i progetti diventino di valore”.

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