Censis-Ucsi: come sono cambiate le abitudini degli italiani?

Ci affidiamo ad internet principalmente per trovare informazioni su aziende, prodotti e servizi (50%) e strade (55,9%). Il 40,6% degli italiani controlla i movimenti del conto corrente bancario via internet, il 36% compra on line, il 14,9% usa internet per sbrigare pratiche burocratiche con gli uffici pubblici. Questo quanto emerge dal 13° Rapporto Censis-Ucsi sulla comunicazione “I media tra élite e popolo”.schermata-2016-09-30-alle-14-58-22

L’elenco delle attività fatte in rete (in particolare dai giovani) è lungo, e da questo emergono: prenotare bed & breakfast e case vacanze (11,2%), vendere o scambiare qualcosa (8,3%), tenersi in forma usando il telefonino come una sorta di personal trainer (4,7%), ordinare un pasto a domicilio (4,6%), fare incontri (il dating online coinvolge il 3% degli under 30), utilizzare le diverse forme di sharing mobility (2,7%) e crowdfunding (1%).

Quale il rapporto con la sicurezza?

Secondo il rapporto gli utenti sarebbero disposti a subire limitazioni della propria privacy online solo se questo servisse innanzitutto per contrastare la pedopornografia (lo dichiara il 49,3%), prevenire attentati terroristici (45,4%), combattere la criminalità (42,7%), mettere in sicurezza la rete dagli attacchi degli hacker (34,7%), aiutare le indagini dei magistrati (28,1%), mentre il 27,2% non sarebbe disposto in nessun caso.

Tantissimi sono gli italiani (l’82,8%) convinti che le società che gestiscono i social network dovrebbero controllare e segnalare alle autorità i messaggi potenzialmente pericolosi; per l’82,8% i servizi di intelligence dovrebbero pretendere dalle grandi aziende della rete l’accesso alle informazioni dei loro clienti contenute negli smartphone o nei social network, ma il 75,3% pensa che le autorità giudiziarie dovrebbero poter accedere a tutti i nostri dati presenti in rete (informazioni personali, messaggi, chat, posizioni rilevate, ecc.) esclusivamente nei casi di gravità eccezionale. Per il 72,7% la privacy di chiunque poterbbe essere violata dalle autorità se c’è in gioco l’interesse nazionale e il 63,9% ammette di preferire di essere controllato pur di sentirsi al sicuro.

Quale il legame con lo smartphone?

Per comprendere il “legame” degli utenti con il proprio smartphone, nello studio si è chiesto cosa si teme di perdere in caso di smarrimento: fotografie conservate solo nel telefono (lo afferma il 36,4%), furto della propria identità virtuale sui social network. Molti i preoccupati per l’eventualità che qualcuno si sostituisca a loro nell’accesso ai social (27,4%), per l’uso delle coordinate bancarie da parte di malintenzionati (il 23%), per l’intrusione nella posta elettronica (il 22,1%). Il 29,8% dichiara che non avrebbe nulla di cui preoccuparsi.

Internet crea o distrugge posti di lavoro?

Il rapporto evidenzia come su questo punto gli italiani si dividano: per il 33% le tecnologie digitali distruggono posti di lavoro, per il 21% invece ne favoriscono la creazione, per il 46% non influiscono sull’andamento dell’occupazione.

 

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