Amare la matematica si può: intervista a Emanuela Ughi

“Ho contato i passi per la strada, i passi fino alla chiesa, il numero di piatti e posate che lavavo alla fine di ogni pasto. Tutto ciò che poteva essere contato, io l’ho contato”. Questa citazione di Katherine Johnson descrive la passione per la matematica di Emanuela Ughi, ricercatrice in Geometria presso l’Università degli Studi di Perugia. “Ricordo di aver contato sempre tutto” – ammette. “Mi diverte ricordare che da bambina, mentre mangiavo per esempio i rigatoni, aggiornavo ad ogni forchettata la parità dei rigatoni mangiati…E poi, la bellezza delle forme mi incanta da sempre. Schiacciando la buccia dell’uovo sodo, cercavo di capire perché non diventasse mai “veramente” piatta. Molti anni dopo mi sono resa conto che stavo cercando di formalizzare il teorema egregium di Gauss”.

La “vicinanza” con la tecnologia invece Emanuela la descrive come il desiderio di risolvere problemi. I suoi e quelli degli altri. Come fa quando cerca di individuare strumenti per la didattica della matematica per l’handicap.
“Per risolvere problemi, amo tutto quello che mi permette di “agire” sulla materia. Ho amato aghi, uncinetto, macchina da cucire, trapani e seghe, e poi anche il computer. Tutti strumenti che mi permettono di fare cose, illustrare concetti, realizzare qualcosa di concreto, per gli usi più svariati. Uno di questi usi è quello di insegnare meglio. Ma mi diverto anche a cercare di semplificare la vita. Sono molto fiera del fatto che ho programmato a schede. Una volta sola, per fortuna. Era un incubo! E poi ho avuto modo di usare il computer per ricerca in geometria, ma anche, soprattutto negli ultimi anni, come strumento, in particolare per disegnare in modo preciso i pezzi che poi assemblo. Sto imparando adesso a usare una stampante 3D, ma sono all’inizio…dovrei imparare a fare scripting, ma il “come si fa” iniziale è sempre un ostacolo (di tempo, soprattutto). Fra l’altro, ho l’impressione che la mia conoscenza teorica della geometria insieme all’uso della tecnologia possa dare frutti interessanti”.

Cosa pensi delle iniziative di coding tanto promosse da qualche tempo a questa parte a scuola?

Diciamo che, proprio per il mio passato, sono molto perplessa. O meglio, penso che sarebbe un’ottima cosa… se fatta bene. Conosco persone molto in gamba che se ne occupano, e sicuramente stanno facendo un buon lavoro. Ma in generale, ho paura che troppo spesso si renda tutto semplice senza far comprendere la bellezza di ottenere un risultato con un lavoro anche pieni di ostacoli. Penso alle ore, alle notti, che ho passato per scoprire un bug in un programma: è irritante, ma è un’esperienza importante da fare! Troppo spesso, sia per quanto riguarda il coding, che per la divulgazione scientifica in generale, mi sembra che si tenti di far passare l’idea che si possa diventare esperti, piccoli scienziati, solo giocando, senza fatica e impegno…mi pare fuorviante!
E non aiuta, temo, a passare dall’essere “fruitori” a padroneggiare (o anche, a cominciare ad immaginare come si potrebbe padroneggiare) lo strumento “computer”.

Faccio parte del gruppo Coding Mon Amour nato in modo informale, che si interroga su questo tema. In particolare, le “12 tesi” e le “25 domande” riassumono molto bene le mie perplessità, preoccupazione e dubbi.

Genere e STEM: quale la situazione quando frequentava lei la facoltà di matematica e quale la situazione oggi? Come avvicinare le donne, ora in numero minore rispetto agli uomini, allo studio delle materie scientifiche?

Di certo adesso sembra meno strano vedere una ragazza che studia materie scientifiche o tecnologiche. Ma devo raccontare che, nella mia vita personale, gli ostacoli maggiori me li sono messi da sola, rinunciando ad espormi, e a rischiare, perché il rischiare porta al successo ma anche al fallimento.
Quando ho iniziato l’università, ho pensato anche di iscrivermi a Ingegneria Civile (volevo fare ponti) ma poi ho rinunciato, non perché temessi la difficoltà degli studi, ma perché sapevo che, allora, non sarei stata capace di farmi rispettare in un cantiere. Adesso non avrei più questo dubbio. Ma meglio così: la matematica, anzi la geometria, è stata una gioia che ha pervaso la mia vita.

Per avvicinare le ragazze bisogna agire come con i ragazzi ovvero facendo amare la matematica. Il come fare me è una domanda alla quale rispondo spesso. Io comincio con una citazione di Fernand Deligny: “Non insegnare loro a segare se non sai tenere in mano una sega; non insegnare loro a cantare se cantare ti annoia: non ti assumere la responsabilità di insegnare loro a vivere se non ami la vita”.

E allora: amate voi stessi i numeri e le forme. Siate curiosi (come genitori, come insegnanti). Imparate a dire “questo non lo so” e cercate, per giorni, mesi o anni, insieme ai vostri ragazzi.
Come ci si avvicina alla matematica lo puoi vedere in questo mio cortometraggio didattico per bambini.

Amate la cultura e il mondo intorno a voi, e condividete tutto quello che scoprite con i vostri bambini. Non potete mettere seme migliore. Supportate ogni loro piccolo successo. E MAI, MAI, MAI scoraggiateli!

Tonello definisce questa come l’età dell’ignoranza e fa esempi specifici sulla scarsa comprensione dei numeri da parte delle persone. Quanto c’è di vero secondo te?

Io colleziono sfondoni che raccontano come i numeri vengano utilizzati come faceva Fabio De Luigi (l’ingegner Cane) che diceva “Mille” per dire “tanto”. E poi succede che mia madre arriva un giorno e mi fa: “ma insomma, che cosa è questo spread?”, dopo averlo sentito per anni usare come “termometro” del benessere di un’economia.

Insomma, i numeri (grandi) vengono usati come iperboli. Ricordo il trailer di In mezzora di Lucia Annunziata, che diceva che in mezzora nel mondo si fa questo e si fa quello… e si vendono 30.000 quotidiani. Mi suonava strano, perché vale a dire 1.500.000 quotidiani al giorno, mentre ho scoperto che il primo quotidiano cinese ha una tiratura di 4.000.000 di copie!
Ecco, se i giornalisti usano i numeri in questo modo, sarebbe bene che le persone venissero educate a mettere in discussione e a controllare i numeri che danno i giornalisti ed i politici, per essere cittadini consapevoli ed attivi.

Quanto il gioco potrebbe aiutare la comprensione della matematica?

Premetto che non credo nel gioco come metodologia. O meglio, credo nella serenità, nel piacere dell’impegno, E anche il gioco, ovviamente. Ma un bambino che lavora per costruire un oggetto non sta giocando, eppure prova piacere e soddisfazione. Soprattutto se lo fa insieme ai suoi compagni.

Progetto MIMA, Mathematics In the MAking, è un tuo progetto che ha supportato la realizzazione di percorsi per le scuole in forma di laboratorio per l’insegnamento della matematica. Quale lo stato dell’arte e gli sviluppi futuri?

Il progetto di per sé è finito, ma ha lasciato una comunità di insegnanti, che sto cercando di tenere insieme (anche utilizzando i social, finora in particolare Facebook), realizzando attività e proposte in particolare per la loro formazione.

Ad esempio, l’anno scorso ho realizzato un percorso di formazione turistico matematico, visitando alcune bellezze turistiche umbre (ad esempio, il pozzo di San Patrizio ad Orvieto) e poi costruendo un laboratorio sugli aspetti matematici di quel monumento.

Ho realizzato finora due edizioni di un evento di divulgazione matematica AmareMatica presso il polo museale universitario di Casalina di Deruta. E la mia “Galleria di Matematica” a Casalina sta crescendo, ed offre attività laboratoriali alle classi in visita. Ma purtroppo non c’è personale, e non riesco ad aprirla sempre, come vorrei, e come vorrebbero anche gli insegnanti! Abbiamo anche disegnato una linea dei numeri (da 1 a 100) sul marciapiede antistante e ci facciamo attività secondo le varie età (per i più piccoli: ripasso delle tabelline… ma farlo giocando e correndo e molto più rilassante… i bambini hanno bisogno di muoversi!)

E poi, con il mio libro “Il poliedro di Leonardo” ho realizzato un Ycocedron abscisus Vacuus, ed è stato esposto alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, nella stessa teca con il libro originale del De Divina Proportione di Pacioli con i disegni di Leonardo.

Cosa bolle in pentola? Una delle mie preoccupazioni è da sempre di non riuscire ad offrire quello che faccio ad un pubblico vasto abbastanza. Sto progettando allora di tradurre le mie proposte in qualcosa che io possa condividere in rete. In particolare, nei prossimi mesi penso di girare una serie di “trailer matematici” con spunti, curiosità, discussioni matematici, che metterò in una pagina Facebook, e contemporaneamente un sito in cui trovare i materiali, i link, gli approfondimenti per poter realizzare oggetti, capire un po’ di più, organizzare attività didattiche. Vorrei fare qualcosa di utile sia ai genitori curiosi, che agli insegnanti vitali e innovativi.
Al momento sto ancora lavorando sulla scenografia. Ma stay tuned!

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