Social Learning: a che punto siamo?

Gli utenti che utilizzano i canali social almeno una volta al mese sono aumentati rispetto allo scorso anno raggiungendo la cifra di 2,8 miliardi di persone, ma il social learning stenta ancora a decollare: gli studenti collaborativi rappresentano infatti ancora solo il 21%.

Nel report We Are Social sullo stato dei social media in Italia e nel mondo si legge come oltre la metà della popolazione mondiale utilizzi almeno uno smartphone, con 3,7  miliardi le persone connesse in rete. Gli utenti mobile sono cresciuti del 30% rispetto al 2015 e anche gli utenti italiani, grazie alla diffusione degli smartphone, si connettono in modo più assiduo rispetto al passato. Un utente medio, secondo il GlobalWebIndex, spende mediamente 2 ore e 19 minuti nell’uso quotidiano delle piattaforme social. Rispetto alla tipologia di contenuti mediali e digitali i video stanno crescendo maggiormente rispetto agli altri: ad esempio oltre il 31% degli italiani dichiara di guardare video online almeno una volta al giorno.

L’apprendimento online

Gli studi condotti dall’OECD mostrano una tendenza indiscutibile: il tempo trascorso online da parte degli studenti (a scuola o fuori dalla scuola) è in continua crescita, al pari dell’uso globale di strumenti tecnologici da parte degli educatori. Tuttavia malgrado la prevalenza e persistenza nell’uso dei social network, lo studio online e l’apprendimento a distanza tende a essere ancora un’attività prettamente individuale. Infatti secondo il recente report internazionale Online Learning, realizzato da GoConqr, oltre il 79% delle persone che scelgono di apprendere online lo fanno in modalità individuale e non collaborativa.

Fonte GoConqr Online Learning Report 2017

Dallo studio, che analizza i comportamenti di oltre 2,5 milioni di studenti e insegnanti in tutto il mondo, emerge che gli studenti utilizzano piattaforme online come fonte supplementare per il proprio apprendimento e tendenzialmente in questi casi la modalità di navigazione avviene attraverso pc fissi. Infatti per gli utenti dei dispositivi mobili, l’apprendimento attraverso questi dispositivi è relegato alle posizioni più basse della lista della proprie priorità. Vi è invece una forte tendenza alla ricerca e all’uso di materiale visivamente accattivante.

Lo studio evidenzia notevoli differenze geografiche tra Paesi e regioni: gli strumenti tecnologici, infatti, non sono l’unico fattore determinante per l’apprendimento online. Le differenze di modelli su scala regionale suggeriscono che l’impatto della tecnologia è sempre mediato da fattori culturali, come lo stile di insegnamento oppure da fattori sistemici come il programma di studi. Gli utenti brasiliani sono i più propensi ad apprendere in modalità collaborativa attraverso gruppi di studio, mentre gli studenti australiani sembrano essere quelli più attivi.

I dispositivi mobile stanno influenzando il modo in cui cerchiamo contenuti, condividiamo ed impariamo online: sempre più persone utilizzano le applicazioni interattive che permettono di apprendere in movimento. In questo segmento dall’indagine effettuata si rileva che sono gli Emirati Arabi a guidare la classifica in qualità di leader per il mobile learning. Ma a livello internazionale, ad eccezione di alcuni Paesi, l’apprendimento su dispositivi mobile non è ancora generalmente così diffuso quanto invece l’uso del mobile per la navigazione e condivisione di contenuti.

Diversità di connessione, diversità di apprendimento

Appare interessante confrontare il comportamento degli utenti di telefonia mobile rispetto agli utenti desktop. Gli utenti desktop spendono in media 5 minuti e 44 secondi nella creazione di risorse condivisibili rispetto ai 2 minuti e 45 secondi degli utenti mobile. Gli argomenti più ricercati on line i corsi di lingua inglese e quelli della categoria delle STEM, con in testa matematica e biologia. Tra le motivazioni che spingono i discenti a frequentare l’on line c’è il supporto e l’aiuto che si può trovare nella rete social all’interno delle piattaforme collaborative.

L’apprendimento collaborativo

Apprendimento collaborativo è un termine generico utile a indicare i metodi che incoraggiano gli studenti a lavorare insieme per esplorare una domanda o realizzare un progetto. Secondo i dati dello studio GoConqr il 21% delle persone che apprende online sceglie di unirsi a un gruppo di studio. Ciò significa quindi che il 79% delle persone preferisce ancora studiare in maniera individuale a prescindere dalla piattaforma o dallo strumento tecnologico. Quando si parla di apprendimento collaborativo un aspetto importante da indagare è senza dubbio l’attivismo dei membri del gruppo e le interazioni. Analizzando la condivisione delle risorse all’interno dei gruppi e correlandoli al numero di utenti del campione della rilevazione, gli studenti australiani sono risultati i più propensi alle attività di condivisione e  collaborazione online con un 22% di discenti che contribuisce regolarmente all’interno dei propri gruppi di studio.

Fonte GoConqr Online Learning Report 2017

L’apprendimento attivo

L’apprendimento attivo può essere genericamente definito come qualsiasi attività educativa che coinvolge gli studenti in un processo di indagine, scoperta o interpretazione in modo che questi non solo partecipino alle attività di apprendimento, ma anche alla riflessione su quello che stanno facendo come parte di una più profonda esperienza di apprendimento. Gli studenti provenienti da America Latina, Colombia (93%) e Messico (86%), hanno una propensione  maggiore nella creazione di proprie risorse di studio. La creazione di risorse non è direttamente correlata al consumo o consultazione dei contenuti. Indipendentemente dalle specifiche o dagli stili di apprendimento, sembra che ci sia una forte tendenza verso l’apprendimento attivo e materiale visivo accattivante, due aree in cui il mondo offline semplicemente non può competere con quello online. In generale gli studenti preferiscono risorse interattive come ad esempio mappe mentali, flashcard e quiz rispetto a materiali di studio più tradizionali. La proporzione raggiunge addirittura la preferenza di 8 a 1 quando si tratta di creare contenuti e materiali interattivi rispetto a risorse tradizionalmente statiche.

Il social learning – commenta Emanuele Pucci, Amministratore Delegato Teleskillsi rivela di grande efficacia anche in ambiti differenti da quello scolastico o accademico. Utilizzare tecniche di apprendimento social in azienda, ad esempio, soddisfa, oltre agli obiettivi aziendali di formazione e aggiornamento, il desiderio dell’utente di sentirsi protagonista, centrale nel processo di formazione, connesso al suo network, in relazione continua con i suoi gruppi tematici e i suoi interessi. Ha scritto il sociologo Evgeny Morozov che nei social network la dipendenza è indotta, progettata a monte, come quella dei fast food o delle slot machine. Il social learning può utilizzare a fini formativi questa dipendenza unendola a caratteristiche vincenti come l’informal learning e la formazione everytime and everywhere. Il tutto migliorando il benessere organizzativo: dipendenti più formati, infatti, lavorano con meno fatica, si sentono più integrati in azienda e spesso, sempre in un’ottica social, contribuiscono essi stessi alla creazione o al consolidamento della cultura aziendale”.

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