Il mio primo incontro con TED risale all’ormai lontano 2011, in occasione di TEDxTransmedia organizzato al MAXXI di Roma da Nicoletta Iacobacci. A quel tempo l’evento e più in generale l’universo TED era sconosciuto a molti, compreso il sottoscritto. La mia prima partecipazione fu da pagante e pur non comprendendo granché (l’evento era totalmente in inglese), riuscii comunque a cogliere la validità del messaggio che le persone sul palco stavano diffondendo. Da quel giorno in prima fila davanti agli speaker, ho potuto compiere molti passi in avanti, partecipando a vario titolo ad atri TEDxTransmedia e un paio di TEDxMatera, oltre a TEDxPompei visto soltanto da spettatore.
Negli anni il mio ruolo all’interno del network è cresciuto moltissimo, arrivando a diventare curatore del mio TEDx personale (TEDxAssisi), chiudendo quasi il cerchio.In effetti il mio lungo percorso si concluderà con l’ultimo fondamentale tassello: partecipare a un lontanissimo e costosissimo TED, non un qualunque TEDX, un TED.
Per dare un’idea di cosa sto dicendo, sappiate che il biglietto (esclusi alloggio e volo) per TED GLOBAL 2017 Arusha, Tanzania è di 6.000 dollari, ma dà a chiunque partecipi la possibilità di superare il limite di 100 invitati al proprio TEDx limitazione di partenza di tutti i TEDxer che non hanno partecipato a un evento Global. Questa limitazione, che può sembrare strana, ha una sua logica che va oltre il mero denaro e si basa sull’intento iniziale degli organizzatori.
Le prime licenze TEDx sono state concesse a persone che avevano partecipato agli eventi Global e che avevano manifestato interesse nel diffondere Ideas worth spreading; i primi TEDx, tra cui TEDxTransmedia sono nati così. Più tardi c’è stata un’apertura a coloro che avevano dimostrato di essere parte integrante del network, attraverso la partecipazione diretta o indiretta, nonché documentata a eventi locali, come nel mio caso, dopo quattro anni di collaborazione con vari organizzatori.
Il punto è che se un tempo si poteva organizzare un evento locale solo partecipando a quello globale, oggi si può organizzare un evento ridotto locale anche senza partecipare a quello globale.
Naturalmente non tutti desiderano ottenere una licenza maggiorata, molti vogliono semplicemente assistere a talk di alto livello, magari non spendendo una follia, o semplicemente vogliono valutare bene la spesa prima di lanciarsi. Gli organizzatori conoscono queste esigenze e hanno deciso di disseminare attraverso i propri araldi sparsi nel mondo: i TEDxer.
La criticità di ogni evento TED sta sempre nella scelta degli speaker, essendo il format già ampiamente collaudato. Ne ha parlato anche Stefano Epifani nel suo post sottolineando come il curatore abbia un ruolo decisivo nel messaggio che si vuole dare. Non entro nel merito del suo post, poiché non ho partecipato all’evento e non mi sento di giudicare, ma il concetto è certamente condivisibile. Il curatore dà il taglio all’evento. Chris Anderson ha dimostrato negli anni di essere insuperabile in questo ruolo.
Per quanto ben organizzato, pieno di pubblico, ben sponsorizzato, un evento locale, tale rimane, se si vuole entrare nello spirito di TED la strada da seguire è un’altra.
La nuova (ma non nuovissima) possibilità che abbiamo noi TEDxer locali è di mostrare in diretta o differita una parte dell’evento globale, trasmettendo un paio delle oltre dieci sessioni disponibili e facendo entrare lo spettatore in contatto con TED senza applicare nessun filtro locale.
Ho colto questa occasione organizzando il mio TEDxAssisiLive, gratuito per 50 interessati, pronti a seguire più di dieci interventi in inglese, senza sottotitoli, ma desiderosi di partecipare a uno dei pochissimi eventi veramente globali.
Quest’anno non ce la faccio, ma prima o poi quei 6.000 dollari li dovrò spendere e non per aumentare i posti disponibili al mio evento: lo farò per chiudere il cerchio aperto sei anni fa.
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