Il campo dei miracoli?

– Noi, – riprese la Volpe, – non lavoriamo per il vile interesse: noi lavoriamo unicamente per arricchire gli altri.

– Gli altri! – ripeté il Gatto.

(Carlo Collodi, Pinocchio, 1883)

Avevamo appena finito di scrivere di aziende che regalano – più o meno disinteressatamente – i propri prodotti alle scuole quando apprendiamo la notizia di altre aziende che vendono – in partnership con le stesse generose aziende di cui sopra – prodotti e servizi a misura di scolaresche.

Si tratta in questo caso di una serie di pacchetti che vanno dalla semplice connettività (Internet e voce) alla disponibilità di spazio di memorizzazione e di backup remoto, passando per strumenti di controllo della sicurezza in rete. Immancabili, compresi nel prezzo, i cinque tablet-pc Microsoft, con sistema operativo Windows 10 e l’immancabile MS Office. Per chi non lo sapesse, i tablet-pc sono dispositivi metà tablet e metà computer (oppure, come dicono alcuni, né tablet né computer), cioè dei tablet a cui possiamo collegare una tastiera che li fa sembrare dei piccoli notebook.

Come abbiamo detto altre volte, non c’è nulla di illegale in tutto questo: le aziende per natura producono e vendono beni e servizi e ne ricavano profitto. In questo caso, almeno, questo meccanismo risulta sufficientemente chiaro: nessuno suggerisce di sotterrare monete d’oro la sera prospettando raccolte di tesori la mattina. Mancherebbe semmai un filo di chiarezza (neanche un prezzo esposto sul sito aziendale che propone l’offerta), ma non c’è trucco, non c’è inganno. Quello che un po’ ci preoccupa, avendone bazzicata qualcuna (se non altro per averle frequentate), è la sensazione che non sempre nelle scuole ci sia sufficiente chiarezza su che cosa si compra, o sufficiente consapevolezza delle reali necessità e dei possibili rischi legati ai prodotti tecnologici che luccicano sulle vetrine virtuali del MEPA.

Alcuni servizi godono di una sufficiente neutralità tecnologica: la connettività dati e voce, per esempio, possiamo ottenerla oggi con un operatore e domani con un altro, al netto della copertura (chi ha detto digital divide?) e delle immancabili disavventure legate al cambio di operatore. Ma i servizi cloud? Che succede quel giorno che internet non funziona? Dove sono memorizzati esattamente (e sotto quali e quanti occhi?) i dati di studenti e docenti e i backup programmati, che di per sé sono una buona cosa? Che fine fanno se cambiamo operatore? Siamo sicuri che una scuola sia attrezzata a gestire questo eventuale cambiamento in autonomia? O che non si venga piuttosto a cacciare in uno stato di “sudditanza” tecnologica e psicologica (un vendor lock-in piena regola) che gli impedisce di fatto di cambiare eventualmente fornitore di quei servizi? E i tablet-pc? Sicuro che non si possa fare a meno di sistemi operativi e software proprietari? Noi crediamo che non solo si possa, ma a scuola si debba farne a meno, e lo abbiamo ampiamente scritto e motivato molte volte in questa rubrica. Ma noi siamo notoriamente di parte: dalla parte della scuola, dalla parte degli studenti e della libertà di scegliere e spendere i soldi per le cose che valgono. E crediamo ai miracoli, ma non in tutti i campi.

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