Piattaforme digitali, economia sociale: come implementare Blockchain?

Negli ultimi anni si è esteso il fenomeno delle piattaforme digitali che sviluppano nuovi modelli di impresa, spesso accompagnati da una destrutturazione delle forme e dei contratti attraverso cui si organizza il lavoro, dove l’aspetto più evidente è quello della frantumazione della barriera che in passato consentiva di distinguere il lavoro autonomo dal lavoro dipendente. Questa trasformazione porta certamente nuove opportunità ma anche molta precarietà e nuove forme di sfruttamento, in particolare di lavoratori fragili. Ma mette allo stesso tempo in luce come gli strumenti di regolazione del mercato del lavoro, la legislazione e i contratti di lavoro siano oggi inadeguati a regolare forme di lavoro che non sono del tutto autonome e nemmeno sono totalmente subordinate.

In questa prospettiva, la tecnologia Blockchain, potrebbe rivelarsi uno strumento funzionale e interessante, soprattutto se integrata con i cosiddetti Smart Contract per rendere più praticabile ed efficiente una governance decentrata e partecipata di queste forme di lavoro.

L’idea potrebbe essere quella di far convergere i modelli organizzativi ed economici, ma soprattutto i sistemi di “governance” democratici delle cooperative e la tecnologia blockchain.  La gestione di piattaforme, con proprietà diffusa e partecipata da parte degli stessi utilizzatori, grazie alla tecnologia blockchain potrebbe aiutare a qualificare il lavoro e democratizzare queste piattaforme, progettando di sistemi di governance democratica, che incentivino qualità e partecipazione attiva dei membri.

Non solo le piattaforme del “food-delivery” o della cosiddetta sharing economy potrebbero essere interessate, ma anche molto altri settori nei quali il ruolo di associazioni, cooperative ed enti non-profit è molto importante come quello della produzione culturale: dalla formazione, allo spettacolo, dalle arti visive ella gestione dei beni culturali. Associazioni e cooperative che si occupano di educazione e formazione, cosi come di spettacoli e di produzioni artistiche o intellettuali potrebbero usare la tecnologia blockchain sia per rendere più sicure, identificabili e autenticate le attività svolte a distanza, che si potrebbero tracciare e personalizzare secondo le esigenze degli utenti. Ma in particolare per rendere più chiari e certi i diritti di proprietà intellettuale e i diritti d’autore, incardinando degli “smart-contract” nel trasferimento di contenuti.

Nel settore della formazione e istruzione, la blockchain potrebbe essere usata per la certificazione delle competenze, la messa in sicurezza di titoli di studio e diplomi in formato digitale, oppure l’emissione di certificati digitali che aggiornano automaticamente il curriculum di lavoratori o studenti.

L’impatto delle nuove tecnologie e l’evoluzione dell’IA rappresentano un fenomeno complesso ma che sta imponendo tempi di trasformazioni incalzanti. Per sostenere queste innovazioni, ma soprattutto per orientarle ad una funzione che mantenga al centro l’essere umano, è importante che si lavori per costruire un approccio coordinato almeno a livello europeo, non solo per un’indispensabile esigenza di unificare approcci legislativi in un contesto che per configurazione nasce “internazionalizzato” e generalmente suggente a confini e barriere fisiche, ma anche a confini amministrativi.

Per questo è utile che l’Unione Europea operi per raggiungere un’alta competitività tecnologica, senza però trascurare irrinunciabili aspetti etici, sociali e umani, visto che né l’approccio americano, totalmente orientato a privilegiare una logica di mercato e di contrattualizzazione privatistica, né l’approccio cinese (ma potemmo dire russo o indiano) fortemente condizionato dall’idea di controllo centralizzato da parte del potere statale, porterebbe alla necessaria azione coordinata e a quell’approccio multidisciplinare utile a tenere in considerazione aspetti non solo amministrativi, legali ed economici, ma anche antropologici, psicologici, sociologici e tecnologici.

Il sistema di valori civili europeo dovrà guidare lo sviluppo tecnologico e in particolare l’avanzare dei sistemi di intelligenza artificiale verso risultati competitivi, senza dimenticare che la vera e più autentica intelligenza è composta di un pensiero umano che include emozioni, sentimenti e cultura, ovvero valori irrinunciabili per dare un senso alle tecnologie e al loro essere al servizio delle persone. Un esempio positivo, di come l’approccio Europeo sia distintivo rispetto ad altri continenti, riguarda l’introduzione della nuova normativa sulla “privacy” che indica come tramite adeguati strumenti normativi, quali l’attuazione efficace del nuovo GDPR, la privacy delle persone e il trattamento responsabile dei loro dati personali si possano tutelare. Ma indica anche una strada che stimola a sviluppare le competenze e le abilità necessarie per permettere ai cittadini, alla pubblica amministrazione e alle imprese europee di beneficiare in modo efficace dei vantaggi portati dall’intelligenza artificiale e dalle nuove tecnologie.

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