Nel quinto appuntamento con Sustainability Talk torniamo da Enel, dopo Ernesto Ciorra, per questa intervista con Carlo Bozzoli. Laureato in scienze economiche, ha cominciato il suo percorso professionale in Enel nel 1984, ricoprendo dal 2000 al 2009 diversi ruoli nella Funzione ICT per giungere alla guida della Funzione Global Information and Communication Technology e diventare, nel 2018, Direttore della Funzione Global Digital Solutions (GDS) di Enel. Lo sguardo di Bozzoli verso la sostenibilità è quello di chi guarda al tema con un background in cui la dimensione tecnologica e quella di processo, lo strumento ed il risultato, il business ed il suo impatto sono imprescindibilmente legati, così come legate sono le diverse dimensioni della sostenibilità.
L’imprescindibilità di pensare sostenibile
Per Carlo Bozzoli la sostenibilità non è solo “un” concetto fondamentale, ma “il” pilastro principale che dovrebbe guidare le strategie poste in essere dalle aziende. “pilastro perché non solo viene presentato al Capital Markets Days ai nostri stakeholders e shareholders o condivisoalla comunità degli investitori – precisa Bozzoli – ma perché rappresenta un qualcosa su cui è necessario riflettere attentamente a livello di management per comprendere come meglio declinarlo e comunicarlo all’interno dell’azienda”: capirne quindi il significato profondo, i relativi obiettivi ed il modo per essere più sostenibili nella concreta definizione di un piano d’azione. Soprattutto in un settore come quello dell’energia in cui, secondo Bozzoli, paradossalmente si è sempre guardato al tema con poca attenzione.
Inserire la sostenibilità al centro delle scelte strategiche è diventato imprescindibile “non soltanto per il protocollo di Kyoto o per COP 21, ma piuttosto perché è diventato l’unico modo per competere sui mercati di domani, per generare ed aumentare il valore dell’azienda nel tempo”. Tuttavia, secondo il direttore della funzione Global Digital Solutions di Enel, molti attori nel settore dell’energia non sono stati in grado di anticipare l’attuale transizione energetica: “tra gli anni 2000 e 2010 molti erano scettici nei confronti delle rinnovabili, perché guardavano al loro costo e non alla loro potenziale competitività alla luce di crescenti volumi ed evoluzioni tecnologiche che si stavano sviluppando – continua Bozzoli – ma è bastato che qualcuno iniziasse a smuovere il mercato. Ad oggi in molti paesi costruire nuovi impianti rinnovabili consente di produrre elettricità più economica rispetto ad esercire centrali esistenti che bruciano gas o carbone. Inoltre, la penetrazione delle rinnovabili sta spingendo i prezzi dell’elettricità sempre più verso lo zero, a beneficio dei consumatori, ed obbligando le utility come Enel a creare valore introducendo servizi innovativi a valore aggiunto complementari alla pura vendita dell’elettricità”.
In questo contesto l’ambiente è il punto di partenza. È uno degli aspetti fondamentali di un lavoro che però deve considerare e indirizzarsi anche verso le altre dimensioni. La dimensione sociale è centrale, perché “quando parliamo di sostenibilità, pensiamo anche che è impensabile che quasi 800 milioni di persone nel mondo siano prive di accesso all’energia elettrica, che in un paese significa sicurezza, stabilità politica ed economica, sviluppo, istruzione, l’elettricità è un diritto strumentale e come tale va preservato”; ma la sostenibilità, allo stesso modo, tocca anche fortemente l’economia, per esempio per quanto riguarda la catena del valore estesa: “è importante lavorare, come facciamo noi da diverso tempo, con fornitori titolari a loro volta di processi sostenibili, utilizzando quindi la sostenibilità come parametro tramite il quale valutare le offerte”.
Tecnologie e sostenibilità per ridisegnare l’azienda
In tutte le iniziative volte al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità per Bozzoli è ormai impensabile prescindere dalle tecnologie. “Non ci può essere evoluzione nel processo di maturazione della sostenibilità senza le tecnologie, così come è impensabile che le tecnologie stesse non lavorino sempre più nella dimensione di essere sostenibili”. Tuttavia, “non è sufficiente spalmare il digitale su processi esistenti, perché come si parla di greenwashing potremmo parlare di un altrettanto insidioso digitalwashing, – continua Bozzoli – ma occorre cambiare il funzionamento dell’azienda nel suo intimo. Vuol dire prendere un foglio bianco e ridisegnare l’azienda in ottica digitale e sostenibile, partendo da zero”.
Le tecnologie portano quindi dei vantaggi alle aziende che siano in grado di interpretarle secondo questa logica, ed Enel, con alcune iniziative intraprese negli ultimi anni e delle quali Bozzoli ci ha parlato, ne è un ottimo esempio. Tra queste, decisiva è stata la scelta nel 2014 di diventare un’azienda 100% Cloud, trasformazione completatasi ad aprile del 2019, “una mossa sostenibile e visionaria non solo in termini economici, ma anche perché ci ha reso più flessibili e ci ha consegnato uno straordinario potere di sfruttare le nostre risorse informatiche”. Questione associata al Cloud è poi quella dell’analisi e riscrittura del codice in ottica di microservizi, che evidenzia ancora di più – se fosse necessario – lo strettissimo collegamento tra digitale e sostenibilità. “Analizzando i miliardi di righe di codice sviluppato internamente, ci siamo chiesti quante volte lo stesso tipo di routine che esegue lo stesso tipo di operazione fosse stata utilizzata da decine di gruppi di sviluppo in centinaia di parti diverse. Si pensi alle schermate di login delle applicazioni, che chiedono tutte le stesse cose. Ripensare in ottica di microservizi le applicazioni, associando ad ogni funzione un owner, vuol dire non soltanto avere sistemi più semplici e meglio manutenibili. Vuol dire sviluppare codice in modo sostenibile, in modalità di green coding, perché un’ora di sviluppo in meno equivale a minore risorse di calcolo, di storage ed in definitiva minori emissioni di CO2. Insomma: anche i modelli di sviluppo software possono e devono essere rivisitati in ottica di sostenibilità”.
Altro tema è quello del machine learning e della manutenzione predittiva, dove l’utilizzo del dato, che deve essere disponibile in quantità e qualità, determina le scelte dell’azienda in ottica di gestione in real time e fact based: “negli ultimi tre anni abbiamo assunto 150 data scientist, formati internamente presso un centro di competenza, e prendiamo decisioni in near real time sulla base dei dati – continua Bozzoli – e questo ci permette di ragionare non su dove siamo oggi, ma su dove potremmo e vorremmo essere domani sulla base del trend che stiamo osservando oggi, e di correggere l’andamento praticamente in tempo reale”.
Innovazione e sostenibilità a partire dalla formazione
La tecnologia – ribadisce con forza Carlo Bozzoli – è un promotore di tutte le dimensioni della sostenibilità. Tecnologie come l’Intelligenza artificiale, per esempio, “spalancano le porte per grandi opportunità come capacità di calcolo a basso costo, raccolta massiva di dati a livello ambientale o a livello industriale”, e questo secondo il responsabile GDS di Enel è fondamentale perché “individuare soluzioni innovative per ridurre sensibilmente e rapidamente le emissioni analizzando velocemente enormi quantitativi di dati è cruciale in un contesto come quello attuale, in cui il tempo per limitare i cambiamenti climatici è una risorse sempre più scarsa”.
E la tecnologia, quando applicata correttamente, permette anche di essere agili e resilienti di fronte a grandi shock imprevedibili, come ad esempio l’attuale contesto di pandemia. L’adozione su larga scala dello smart working: “è stata una scelta sostenibile sotto vari punti di vista: a livello sociale, perché permette di mettere al primo posto la salute della persona, che è un principio inderogabile; a livello ambientale, perché limita viaggi e trasferte – continua Bozzoli – ma anche a livello economico perché le piattaforme di unified collaboration and communication ci hanno consentito di garantire continuità di erogazione di un servizio essenziale, lavorando addirittura con maggiore produttività, oltre che in sicurezza”.
In questo senso, “di tecnologia ce ne è tantissima, a buon mercato ed accessibile, il problema è come la si usa e per raggiungere quali obiettivi”: in sostanza, la tecnologia è pronta, ma la cultura è da costruire, e questo secondo Bozzoli è fondamentale farlo a partire dalla formazione: “la scuola purtroppo non ha programmi di formazione e di specializzazione che lavorino sufficientemente sul tema della sostenibilità e del digitale e forma più che altro su metodi, su programmi un po’ agée. Questo – continua Bozzoli – genera difficoltà per i ragazzi che poi approcciano al mondo del lavoro e che si presentano alle nostre giornate di recruitment. Quindi, più che sul ‘cosa’ fare, la scuola dovrebbe formare sul ‘come’ farlo, perché la sostenibilità necessità di un approccio innovativo e creativo”.
Altrettanto importante è supportare l’innovazione di tecnologie con alto potenziale d’impatto a livello ambientale, sociale, economico ed industriale. E questo, secondo il responsabile della funzione GDS di Enel, va fatto secondo un approccio più meritocratico: “qui c’è il tema di come i fondi vengono assegnati ad organizzazioni, università e centri di ricerca: la distribuzione a pioggia delle risorse ha dimostrato di non funzionare. Dare a tutti il 2% del totale dei fondi disponibili in un settore di ricerca vuol dire non consentire a nessuno di fare davvero ricerca. Si deve avere il coraggio di scegliere su cosa investire ma anche su chi farlo, così da creare poli e scuole di pensiero che poi possano essere di beneficio per tutti”.
In questa direzione, secondo Bozzoli, c’è un terzo tema. “Si deve lanciare un messaggio forte alle istituzioni: bisogna rafforzare le infrastrutture, e far sì che si individuino aziende che si occupino di rendere disponibili queste infrastrutture a cittadini ed imprese in modo rapido ed economico. L’accesso alle reti, il calcolo ad alte prestazioni, la sicurezza devono diventare caratteristiche di base: devono diventare elementi universalmente disponibili, con grande attenzione alla sicurezza: dei dati e delle persone”.
Perché è fondamentale non tornare nel passato
La pandemia, è evidente, ha accelerato il processo di digitalizzazione, mostrando i benefici dell’implementazione delle tecnologie in termini di innovazione e sostenibilità, in tutte le sue direzioni. “Dal punto di vista tecnologico, quest’anno abbiamo vissuto nel futuro. Il più grande errore adesso sarebbe ritornare nel passato senza portarci dietro ciò che di buono nel futuro abbiamo trovato. Conclude Bozzoli: “io non ambisco ad un ritorno in quel mondo che abbiamo lasciato: certo, non voglio stare nel futuro che stiamo vivendo, ma da questo mi voglio portare tutto ciò che di buono sono stato in grado di fare, conservandolo per costruire un futuro sostenibile che prenda il meglio di ciò che abbiamo lasciato e lo declini su ciò che abbiamo trovato ed abbiamo costruito insieme”.
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