Innovability, innovazione e sostenibilità a sostegno della decarbonizzazione: intervista a Ernesto Ciorra

Nel terzo appuntamento con Sustainability Talk, Ernesto Ciorra ci parla dello stretto rapporto tra innovazione e sostenibilità

Terzo appuntamento con Sustainability Talk lo spazio di TechEconomy 2030 dedicato alle interviste ai C-Level delle grandi aziende sui temi della sostenibilità digitale. Dopo le interviste a Mauro Minenna di ACI Informatica e Enrico Mercadante di Cisco Italia, è la volta di Enel con Ernesto Ciorra. Enel è oggi una delle aziende leader al mondo sia quanto a visione che ad azioni concrete sulla sostenibilità, e non è un caso se a guidare questo percorso sia una figura multiforme e poliedrica come quella di Ernesto Ciorra. Manager con la passione della poesia (e diverse raccolte di poesia pubblicate al suo attivo), una passione irrefrenabile per i temi che affronta e la grande capacità di trasmetterla che viene da chi guarda alla tecnica con un occhio che va oltre la tecnica. Un passato al vertice di grandi società di consulenza su progetti innovativi per aziende leader italiane ed internazionali nelle telecomunicazioni e nel lancio di progetti innovativi che si sono poi affermati a livello globale, oggi Ernesto Ciorra è direttore della funzione Innovability: termine che nasce dalla fusione di Innovazione e Sostenibilità e chiarisce immediatamente l’imprescindibile collegamento tra questi due temi.

Sostenibilità come fine per la creazione di valore condiviso

Benché sia molto diffusa tra gli imprenditori, perché “vedono l’azienda come parte di sé stessi, vogliono farla prosperare e sopravvivere nel tempo per lasciarla alla comunità in cui nasce, e quindi la sostenibilità è insita nel loro modo di pensare l’impresa”, secondo Ernesto Ciorra la consapevolezza della sostenibilità e della sua importanza all’interno del management è invece abbastanza limitata. Per Ernesto Ciorra, “questo può essere ricondotto al fatto che il management nasce come disciplina negli Stati Uniti, in un contesto in cui le persone sono al servizio dell’azienda per renderla più efficiente, ma senza avere con essa un vincolo che potremmo definire di vita”. Vincolo e attaccamento sono quindi, per il responsabile innovability di Enel, elementi fondamentali per lo sviluppo di una cultura della sostenibilità. Elementi che nel nostro continente sono più forti di quanto non lo siano altrove: “in Europa c’è più attenzione perché c’è mediamente più considerazione, almeno dal punto di vista sociale, del contesto in cui l’azienda si sviluppa”, ed il principio della creazione di valore condiviso all’interno della comunità è più diffuso.

Qui c’è un tema. Negli ultimi 2-3 anni le aziende sono molto più attente alla sostenibilità, spesso però perché si sono accorte che essere sostenibili significa avere una valutazione superiore da parte dei mercati”: una sostenibilità, quindi, vista più come strumento che come finalità. Insomma, qualcuno parlerebbe di greenwashing. Viceversa, essere sostenibili deve essere una scelta imprescindibile ed intorno alla quale ruoti l’intero operato dell’organizzazione. “Nel settembre del 2014, quando abbiamo realizzato il nuovo piano industriale dopo l’arrivo di Starace come amministratore delegato, abbiamo fatto una scelta decisa, cancellando 5 miliardi di investimenti in generazione fossile presenti nel vecchio piano ed investendo in generazione rinnovabile e reti intelligenti e questa è una scelta sostenibile sia a livello ambientale che a livello di business, perché ci siamo resi conto che l’innovazione nelle rinnovabili avrebbe reso più costoso gestire impianti fossili”.

Non è passato molto, fa notare il responsabile innovability di Enel, da quando le tante parole spese in sostenibilità non si traducessero in altrettante azioni concrete. Ma le cose stanno cambiando rapidamente. In questa direzione, Enel è stata rivoluzionaria: “ormai da più di un anno abbiamo lanciato un nostro strumento finanziario, SDG Linked Bond, cioè un prestito obbligazionario collegato alle performance dell’azienda sul miglioramento dell’umanità – spiega Ciorra – abbiamo quindi collegato delle metriche SDG al nostro modello di business, dicendo che se al 2030 avessimo diminuito le emissioni gli investitori avrebbero dovuto farci pagare 25 punti base in meno sugli interessi”. La sostenibilità, insomma, non solo diventa una metrica di valutazione, ma uno strumento con impatti reali sulla performance e, addirittura, sul costo del denaro.

Ambiente come parte del cambiamento

Se non sei sostenibile a 360°, l’azienda non sopravvivrà”. Questa è l’idea che, secondo Ernesto Ciorra, deve diventare la vera e propria bussola delle aziende per lo sviluppo delle strategie di sostenibilità. L’ambiente è solo un pezzo – fondamentale – di questo cambiamento, ma non si possono trascurare la dimensione politica e sociale che determinano le scelte ambientali. “Avevamo acquisito, dalle precedenti gestioni, i diritti per realizzare un impianto idroelettrico in un territorio nel sud del Cile. Durante lo sviluppo dell’impianto ci siamo resi conto che il progetto prevedeva la restituzione del flusso dell’acqua in una forma contrastante con le credenze delle comunità indigene locali, le quali per questo motivo ne avversavano la realizzazione. In questo caso questo progetto non era sostenibile in quanto, nonostante fosse un impianto di generazione rinnovabile e quindi a favore dell’ambiente, non era sostenibile per l’impatto socio-culturale verso le comunità locali. Per questo motivo abbiamo deciso di restituire i diritti di uso dell’acqua e non proseguire con lo sviluppo del progetto”. In questo modo, spiega il responsabile innovability di Enel, si è sostenibili a tutto tondo: dal punto di vista ambientale, ma anche preservando il contesto sociale, portando sviluppo economico, lavoro alle popolazioni locali e anche cultura.

Tecnologia e innovazione come abilitatori della sostenibilità

In questo senso, la tecnologia e l’innovazione sono fondamentali enabler della sostenibilità: “l’innovazione è lo strumento, l’obiettivo è la sostenibilità. Noi innoviamo per creare le condizioni per essere più sostenibili”. Due concetti che vanno quindi di pari passo, la cui idea è resa bene dal concetto di innovability coniato da Enel – crasi di innovation e sustainability – e che dimostra quanto l’uno permei profondamente l’altro.

Il digitale rappresenta uno strumento imprescindibile per salvaguardare l’ambiente, ma anche per creare le condizioni di uguaglianza ed inclusione nei confronti di chi avrebbe altrimenti minori possibilità, anche dal punto di vista lavorativo. “Un altro bell’esempio: noi abbiamo un collega con sordità, che temeva di non riuscire ad avere una brillante carriera poiché non poteva partecipare ad una videoconferenza senza riuscire a leggere il labiale – continua Ciorra – quindi abbiamo trovato una startup, e con lui abbiamo messo in piedi un servizio in modo da permettere una partecipazione attiva alle videoconferenze a tutti i nostri colleghi con sordità, rendendoli perfettamente integrati”. Come si può ben vedere, e come dimostra questo esempio pratico, il passo dalla sostenibilità ambientale a quella economica è breve: “dopo aver permesso l’inclusione di tutti i nostri colleghi, siamo passati ai clienti, il che vuol dire fare qualcosa di socialmente utile ma anche una scelta di business. Basti pensare a quanti milioni di clienti con sordità o parzialmente udenti possono beneficiare di questo servizio, quanti possano essere fidelizzati, rendendoci quindi ancora più sostenibili e competitivi”. Per Ciorra quindi, ciò che le aziende dovrebbero fare per supportare la sostenibilità digitale è molto semplice: fissare challenge, trovare soluzioni digitali in grado di risolverle ed essere disposti e pronti ad implementarle.

Il digitale infatti, per Ciorra, come ogni altra disruption, “abbatte” alcuni modelli di business, ma ne crea di nuovi. E spesso più interessanti: “bisogna essere pronti ad ‘abbattere’ alcuni modelli di business tradizionali per fare in modo che il digitale ne abiliti di nuovi, perché se non lo si fa lo farà certamente qualcun altro”.

Innovability a partire dall’organizzazione

Prima di parlare di competenze, secondo me, si deve parlare di atteggiamenti verso l’impresa. Bisogna volere e amare la continuità dell’azienda, come precondizione culturale; poi tutto è conseguenza”, spiega Ciorra. Poi, chiaramente, ci sono anche competenze che sono necessarie e devono essere considerate: “c’è un tema ambientale, perché devi capire che emissioni stai generando e quale impatto hai sull’ambiente. C’è un tema di diritti umani, di relazioni sindacali, perché i primi stakeholders dell’azienda sono i collaboratori”. Sotto questo punto di vista, la centralità dei collaboratori – non dipendenti, ci tiene a precisare Ciorra – è evidente anche dall’abolizione in Enel della classica funzione Human Resources in favore di una più esplicativa People and Organization, in cui “sono le persone al centro, con l’organizzazione che mette a disposizione gli strumenti utili a supportarle”.

La sostenibilità, in tutte le sue forme, passa anche quindi molto dalla struttura organizzativa dell’azienda: in questo senso, quella di Enel è sicuramente molto peculiare. Infatti, racconta Ciorra, tutte le unità aziendali, dalla finanza passando per la generazione fino alla distribuzione, hanno delle unità preposte a fare innovability, cioè innovare per rendere quell’area più sostenibile. “Il mio compito è mettere a disposizione strumenti, metodologie e far parlare le varie aree. Il nostro è un modello importante in cui, ad esempio, il capo mondo del People and Organization ha ‘sotto di sé’ il garante dell’innovability di tutto il personale”: il termine “sotto”, nonostante venga usato quasi controvoglia da Ciorra, rende tuttavia secondo lui l’idea di una gerarchia che in questo contesto risulta essere necessaria. “In questo modo alle persone che hai ‘sotto’ può fornire un sistema incentivante, dargli metriche, monitorarne le attività e verificare, soprattutto, che ogni parte dell’azienda cambi costantemente: tutte devono essere sostenibili e remare nella stessa direzione, creando un effetto sinergico spettacolare”.

I progetti di Enel e la centralità del digitale

Sono tanti i progetti e le ambizioni di Enel che il responsabile innovability dell’azienda ci ha raccontato. Anzitutto, la prima scelta fondamentale di sostenibilità è stata quella di diventare il più grande operatore di rinnovabili al mondo e, collegato a stretto giro, la seconda scelta altrettanto importante è quella di diventare il più grande gestore di reti digitali al mondo: “oggi siamo la più grande rete privata digitale elettrica, questo perché è impossibile essere un operatore attivo in mezzo mondo, leader nelle rinnovabili, senza disporre di reti digitali”.

In generale, tutte le azioni e i progetti intrapresi da Enel hanno un fondamentale obiettivo, quello di alimentare la decarbonizzazione e la transizione energetica. Sotto questo punto di vista, l’impegno dell’azienda può essere tradotto in numeri davvero importanti: infatti, l’azienda ha realizzato un piano industriale che prevede, da qui al 2030, di spendere 190 miliardi proprio in favore della decarbonizzazione, di cui circa 70 in rinnovabili ed altrettanti in reti digitali.

Il successo che nel tempo avremo io e Carlo Bozzoli, responsabile del digital, è quello che scompariranno la funzione sostenibilità e la funzione digital, rimanendo solo un piccolo strato di supporto e di metodologie, e questo perché diventerà automatico agire e pensare in maniera innovativa, digitale e sostenibile – conclude Ciorra – così come per noi lo è respirare”.

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