Ieri, in tarda serata, il Senato della Repubblica ha votato la fiducia al nuovo Governo presieduto dall’ex Presidente della BCE Mario Draghi dando il proprio via libera con 262 voti a favore (40 voti contrari e 2 astenuti). La votazione è giunta dopo una lunga discussione in Aula preceduta in mattinata dalle “Comunicazioni del Presidente del Consiglio dei Ministri” Mario Draghi.
Oggi, con il voto alla Camera dei Deputati, il Premier Mario Draghi chiude il percorso per la fiducia al Governo da lui presieduto. Il Premier non ha ripetuto il discorso alla Camera oggi, ciò che andava detto, lo ha detto ieri in Senato; ed è proprio da quelle Dichiarazioni programmatiche del Governo espresse ieri, che è possibile estrapolare “l’agenda” e le priorità del Paese per il futuro. E con futuro si intende l’attenzione rivolta dal Premier Draghi alle prossime generazioni, alla sostenibilità ambientale e climatica, ed alla trasformazione digitale del sistema produttivo.
Nel suo discorso, su questi temi, il Premier Mario Draghi ha riportato la sua idea in modo esplicito evidenziando come sostenibilità ed innovazione siano intrecciati tra loro: “Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale, richiede un approccio nuovo – ha spiegato Draghi – digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori, biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane”.
“Per la prima volta dopo tanto tempo si sente parlare un Presidente del Consiglio che affronta questi temi con cognizione di causa – afferma Stefano Epifani, Presidente del Digital Transformation Institute – ora si tratta di capire come il Presidente Draghi trasformerà queste parole in azioni concrete, facendo leva su quella sostenibilità digitale che con il DTI da anni sosteniamo dover essere il centro delle strategie politiche e sociali del Paese e gestendo la grande opportunità offerta da Next Generation EU”.
L’interconnessione tra le differenti questioni sociali, economiche ed ambientali per Mario Draghi è evidente, e tutte hanno a che fare con la trasformazione del Paese, ovvero, con l’impossibilità di mantenere lo status quo, pena il declino dell’Italia.
La formazione come strumento per la trasformazione e modernizzazione dell’Italia
La chiave di volta per compiere questa “trasformazione socio-economico-ambientale”, in modo definitivo e non traumatico per l’Italia, Mario Draghi la vede innanzitutto nel capitale umano e nella formazione. Infatti, buona parte del suo discorso di ieri in Senato, era incentrato sulla formazione, sull’aggiornamento delle competenze e sulla Ricerca e Sviluppo.
“La globalizzazione, la trasformazione digitale e la transizione ecologica stanno da anni cambiando il mercato del lavoro e richiedono continui adeguamenti nella formazione universitaria – ha affermato Draghi – Allo stesso tempo occorre investire adeguatamente nella ricerca, senza escludere la ricerca di base, puntando all’eccellenza, ovvero a una ricerca riconosciuta a livello internazionale per l’impatto che produce sulla nuova conoscenza e sui nuovi modelli in tutti i campi scientifici”.
Secondo il neo Presidente del Consiglio, infatti, in Italia “Siamo chiamati a disegnare un percorso educativo che combini la necessaria adesione agli standard qualitativi richiesti, anche nel panorama europeo, con innesti di nuove materie e metodologie, e coniugare le competenze scientifiche con quelle delle aree umanistiche e del multilinguismo”.
Mario Draghi ha anche sottolineato come si debba prestare particolare attenzione agli Istituti Tecnici Superiori (ITIS), in quanto, nel quadro complessivo dell’occupazione, è stato stimato che nel quinquennio 2019-2023 occorreranno 3 milioni di diplomati provenienti dagli istituti tecnici nell’area digitale ed ambientale. In Francia e Germania gli ITIS rappresentano già un pilastro importante del sistema educativo – ha ricordato Draghi – sottolineando come positivo lo stanziamento nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza di 1,5 miliardi per questo settore della formazione (pari a venti volte il finanziamento di un anno scolastico).
Un ultimo importante aspetto riguarda la correlazione evidenziata da Draghi tra formazione e pari opportunità: “Garantire parità di condizioni competitive – ha spiegato Draghi – significa anche assicurarsi che tutti abbiano eguale accesso alla formazione di quelle competenze chiave che sempre più permetteranno di fare carriera: digitali, tecnologiche ed ambientali. Intendiamo quindi investire, economicamente ma soprattutto culturalmente, perché sempre più giovani donne scelgano di formarsi negli ambiti su cui intendiamo rilanciare il Paese”.
Gli investimenti pubblici come leva strategica per la crescita dell’occupazione e delle Imprese
Nel suo discorso, il Presidente Draghi ha sottolineato con pragmatismo l’importanza del “rafforzamento delle dotazioni di personale e digitali dei centri per l’impiego”, ma ha posto l’accento soprattutto sulla strategia generale necessaria per il rilancio di una crescita sostenibile dell’Italia. “La risposta della politica economica al cambiamento climatico e alla pandemia – ha spiegato Draghi – dovrà essere una combinazione di politiche strutturali che facilitino l’innovazione, di politiche finanziarie che facilitino l’accesso delle imprese capaci di crescere al capitale e al credito e di politiche monetarie e fiscali espansive che agevolino gli investimenti e creino domanda per le nuove attività sostenibili che sono state create”.
Accanto alle azioni volte a favorire la crescita delle imprese innovative e sostenibili, in grado quindi di consolidare e rilanciare la crescita economica ed occupazionale dell’Italia, il Premier Mario Draghi ha anche posto l’attenzione sulla riforma della Pubblica Amministrazione e sugli investimenti pubblici necessari all’Italia. Ha evidenziato in particolare come occorra “investire sulla preparazione tecnica, legale ed economica dei funzionari pubblici per permettere alle amministrazioni di poter pianificare, progettare ed accelerare gli investimenti con certezza dei tempi, dei costi e in piena compatibilità con gli indirizzi di sostenibilità e crescita indicati nel Programma nazionale di Ripresa e Resilienza”. Una competenza “tecnica” intesa con cognizione di causa da Draghi, tanto da portare ad esempio l’uso dei sistemi di intelligenza artificiale per la tutela delle infrastrutture: “Particolare attenzione – ha fatto presente Draghi – va posta agli investimenti in manutenzione delle opere e nella tutela del territorio, incoraggiando l’utilizzo di tecniche predittive basate sui più recenti sviluppi in tema di Intelligenza artificiale e tecnologie digitali”. Da ultimo ha aggiunto che, proprio per tali scopi “Il settore privato deve essere invitato a partecipare alla realizzazione degli investimenti pubblici” apportando più che risorse in termini economico-finanziari, degli investimenti in “competenza, efficienza e innovazione per accelerare la realizzazione dei progetti nel rispetto dei costi previsti”.
Strategie chiare e puntuali per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR)
Nel suo discorso Mario Draghi ha sempre parlato del Piano Nazionale come declinazione del “Next Generation Eu”, rifiutandosi di chiamarlo Recovery Plan, in quanto si tratta di un progetto per il futuro delle nuove generazioni sottolineando l’importanza strategica delle riforme e delle progettualità da inserirvi. Intese tutte come parte di un progetto strategico e integrato di rilancio dell’Italia. “Negli anni recenti i nostri tentativi di riformare il Paese non sono stati del tutto assenti, ma i loro effetti concreti sono stati limitati – ha detto il Premier, aggiungendo – Il problema sta forse nel modo in cui spesso abbiamo disegnato le riforme: con interventi parziali dettati dall’urgenza del momento, senza una visione a tutto campo che richiede tempo e competenza”. Anche perché le prescrizioni tecniche della Commissione Europea per la redazione del PNRR, e dunque per l’ottenimento dei fondi del Next Generation Eu, non sono affatto superficiali, in quanto “Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui – ha ricordato il Premier – l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti”.
Un esempio lampante riportato da Draghi è quello del settore della sanità pubblica, per il quale pensa ad una strategia ben precisa basata sulla prevenzione e la medicina territoriale, resa più efficace grazie all’impiego della telemedicina quale strumento abilitante, in grado di fornire maggiori servizi ed abbattere gli oneri economici complessivi per il Sistema Sanitario Nazionale.
Conclusioni: “la fine dell’inizio”
Prendendo a prestito la celebre espressione di Winston Churchill, con il voto favorevole tenutosi oggi alla Camera dei Deputati, siamo giunti alla “fine dell’inizio”: il Governo guidato dal Presidente del Consiglio Mario Draghi inizia oggi ufficialmente il suo lavoro con problematiche connesse, innanzitutto, alla breve durata del suo mandato, ma anche con rischi di veto dovuti alle singole anime politiche che compongono la maggioranza parlamentare.
Se nell’immediato al Governo spetta di porre in sicurezza l’emergenza dovuta alla pandemia, parallelamente si profila all’orizzonte il rischio altrettanto grave della redazione di un Piano italiano per i fondi del Next Generation EU, messa a dura prova dalle singole istanze dei partiti.
In un passaggio assai denso del suo discorso, in merito al Piano per i 209 miliardi di euro del Next Generation Eu spettanti all’Italia, il Premier Draghi ha dichiarato: “Nelle prossime settimane rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell’aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno, la digitalizzazione, la banda larga e le reti di comunicazione 5G”.
Bastano queste poche righe per comprendere la complessità dell’opera di redazione del Piano italiano, rivedendo quanto fatto finora e dettagliando ogni singolo progetto sulla base delle linee guida della Commissione Europea, ad oggi non ancora elaborate nella bozza del PNRR lasciata dal precedente Governo, come già sottolineato da Stefano Epifani in un suo editoriale nel quale evidenziava le carenze di merito e di metodo della proposta del Governo Conte.
L’auspicio, quindi, è che le parole del Presidente del Consiglio Draghi, la sua visione chiara e pragmatica di un futuro digitale e sostenibile possano trovare definizione progettuale piena nel Piano Nazionale per i fondi del Next Generation Eu; ciò consentirebbe di imporre poi per i prossimi anni una linea di indirizzo stabile per la modernizzazione dell’Italia, alla quale nessun Governo potrebbe sottrarsi, garantendo stabilità e crescita economica al Paese.
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