Giovani e innovazione spingono l’alimentazione sostenibile, ma i costi sono un freno

Secondo l'IBM Food Sustainability Study 2020, realizzato tra Stati Uniti ed Europa, cresce la sensibilità e la disponibilità verso gli alimenti più Green. Con una visione aperta alla sostenibilità, ma con un occhio sempre attento al portafoglio

Le giovani generazioni e l’innovazione nel settore alimentare – ad esempio per cibo prodotto da filiere locali, con tecnologie Green, inscatolato con materiali e imballaggi riciclabili, compostabili, riutilizzabili – possono essere due motori che spingeranno e faranno crescere l’alimentazione sostenibile. Sensibilità, consapevolezza e disponibilità da parte dei consumatori italiani stanno aumentando, restano però alcuni freni, primo tra tutti quello dei costi: di fronte a prezzi più alti rispetto agli altri prodotti, diminuisce la quota di chi è comunque determinato a premiare la sostenibilità.

Sono alcune delle indicazioni e delle evidenze che emergono dall’indagine ‘IBM Food Sustainability Study 2020‘, realizzata da IBM e Morning Consult tra Stati Uniti ed Europa, dove sono state coinvolte circa 3.500 persone, tra cui quasi mille italiani.

Siamo ancora tutti “pizza e mandolino” come – diciamo, approssimando un po’ – ci bollava qualcuno? Pare di no, tra la pizza e il mandolino spunta sempre più anche del cibo ‘sostenibile’, che si fa largo tra quegli elementi più tradizionali.

Qualità e sicurezza sono le priorità di scelta alimentare

Del resto, risulta che oltre 9 italiani su 10 (il 93% del totale) ritengono importante sapere da dove arriva (territorio e produttore) il cibo che mangiano, e quasi altrettanti (l’87%) cercano di usare alimenti che provengono da una fonte etica e responsabile. Il valore nutrizionale degli alimenti, quindi la qualità, (37%) è il motivo più convincente per gli italiani per mangiare e comprare di più cibo sostenibile, seguito da meno preoccupazioni per la salute che possono derivare da pratiche non sostenibili (28%), insieme ad altre motivazioni che riguardano sempre la sicurezza degli alimenti e la certezza della loro provenienza (per un altro 28% del totale).

Qualità e sicurezza, quindi, più di ogni altra motivazione, sono le priorità che spingono molti italiani a scegliere – quando possibile – cibi ‘sustainable’, come dicono gli anglosassoni, la cui produzione e consumo implicano quindi minore uso di materie prime, acqua, energia, prodotti chimici, packaging, meno risorse ‘bruciate’, meno sprechi, meno inquinamento.

Le giovani generazioni pronte a mangiare in modo più Green

Ma chi sono i più propensi e i più ‘virtuosi’ in questa tendenza? Sempre secondo le indicazioni dell’IBM Food Sustainability Study, sono le generazioni più giovani, e le donne, in alcuni casi più propense e sensibili degli uomini a mettere nella borsa della spesa i prodotti più Green. In particolare, le generazioni più giovani privilegiano la sostenibilità alimentare perché danno maggiore importanza al valore nutrizionale degli alimenti, mentre i Baby Boomers nati nel Dopoguerra – e quindi oggi la fascia di popolazione più anziana – mettono al primo posto la sicurezza di ciò che mangiano, la vicinanza e certezza della provenienza: origine e benefici per la salute sono le loro priorità. Non solo. Il 50% degli italiani è più propenso ad acquistare un prodotto alimentare con etichetta biologica, e il 43% un prodotto non-Ogm, non geneticamente modificato. Per quanto riguarda i generi alimentari, l’attenzione maggiore su qualità, provenienza, etica di produzione, certificazioni, è rivolta alle carni (per il 75% del totale), seguite da frutta (57%), verdura (55%) e latticini (52%).

Anche il prezzo dei prodotti deve però essere ‘sostenibile’

C’è però ancora un freno importante all’ulteriore diffusione degli alimenti sostenibili, e riguarda il prezzo finale: in genere, sono un po’ più cari rispetto ai prodotti non Green, e quasi un terzo (31%) dei consumatori sarebbe disposto a pagare (solo) fino al 5% in più per ogni spesa su alimenti che provengono da una fonte sostenibile, mentre la maggior parte non pagherebbe più del 10% rispetto a un altro prodotto. Gli italiani delle generazioni più giovani, poi, sono disposti a pagare di più delle generazioni precedenti per cibo di provenienza sostenibile.

Innovare per consumare e sprecare di meno

Oltre alle nuove generazioni di consumatori, l’altro motore in grado di spingere avanti la sostenibilità alimentare è costituito dalla sua capacità di innovare, “proponendo prodotti e soluzioni che riducono il consumo di risorse, gli sprechi, l’inquinamento ambientale, la quantità di rifiuti”, rimarca l’indagine di scenario. Per esempio, la maggior parte degli italiani dichiara di essere pronto a premiare e favorire la riduzione degli imballaggi in plastica da parte dei rivenditori (71%), e la donazione di cibo per eliminare gli sprechi alimentari (62%). Anche qui, con qualche differenza generazionale: dai Baby Boomers ai Millennials tutti prediligono la produzione e provenienza locale degli alimenti, ma i più giovani, quelli nati negli ultimi 25 anni, pensano di contribuire a un mondo più Green innanzitutto utilizzando confezioni riutilizzabili e ricaricabili. In sostanza, la Food Sustainability rappresenta una pezzo sempre più consistente della cosiddetta Economia circolare che punta a ottimizzare le risorse disponibili e ridurre sprechi e inquinamenti di ogni genere.

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