La sostenibilità digitale per un Europa post-pandemica più green e resiliente: intervista a Michela Bambara

Nel nuovo appuntamento con Sustainability Talk, Michela Bambara ci parla dell’importanza di proseguire sulla strada che la pandemia, tra le sue difficoltà, ha contribuito ad aprire: quella del digitale come abilitatore essenziale della sostenibilità

È Michela Bambara, Chief Digital and Information Officer di Falck Renewables dal 2018, il nostro ospite per il decimo appuntamento con la rubrica Sustainability Talk.

Laureata in Ingegneria al Politecnico di Milano con un Master in Gestione Strategica dell’ICT, oggi ricopre il ruolo di responsabile per il percorso di trasformazione digitale di Falck Renewables, operatore internazionale nel campo delle energie rinnovabili attivo nello sviluppo, progettazione, realizzazione e gestione di impianti di produzione di energia pulita: una società che fa della sostenibilità il proprio core business, e dell’innovazione digitale, come Michela Bambara ci ha raccontato, il vero e proprio pilastro abilitatore.

Sostenibilità digitale: dal problema della pandemia ad opportunità

Sicuramente il periodo che abbiamo vissuto, e che purtroppo stiamo ancora vivendo, ha portato ad un’accelerazione rispetto all’utilizzo delle tecnologie digitali. Accelerazione che dobbiamo guardare come un’opportunità per cogliere gli impatti positivi sulla sostenibilità. Dobbiamo evitare, in tal senso, di guardare alle tecnologie semplicemente come strumenti che hanno permesso di gestire un’emergenza”. Apre così la sua intervista Michela Bambara, sottolineando ancora una volta quanto la pandemia, pur con le sue difficoltà, abbia contribuito a diffondere e rafforzare la centralità del digitale nelle strategie orientate alla sostenibilità da parte delle aziende.

È fondamentale fare in modo che la tecnologia non venga vista come uno strumento che porta ad un mondo ‘paper less’ o ad una connettività forzata, indotta e generata da fattori contingenti come quelli di questi mesi, ma che piuttosto entri strutturalmente nella nostra quotidianità come nel nostro lavoro, creando le condizioni per un effettivo snellimento dei processi. In Europa e quindi in Italia, parlando del Next Generation EU, si è certamente sulla strada giusta dal punto di vista delle ambizioni. Next Generation EU non guarda ai fondi stanziati soltanto come strumenti per riparare i danni della pandemia, ma anche e soprattutto come un percorso per sfruttare questo problema e trasformarlo in opportunità, quella di creare un’Europa post-Covid che sia più green, digitale e resiliente in vista delle sfide future.

Multidisciplinarietà e integrazione di competenze

Porre le basi affinché questi due elementi, sostenibilità e digitale, possano essere sempre più interconnessi tra loro abilitando l’un l’altro è quindi fondamentale. Se la sostenibilità – secondo Michela Bambara – è sempre più centrale anche per le aziende che non l’hanno nel proprio core business, è altrettanto importante che essa “diventi uno dei pilastri, dei valori e degli obiettivi a livello del top management. Solo in questo modo – con un committment diretto di chi prende decisioni – si potrà fare della sostenibilità un elemento strategico”.

Per fare in modo che ciò possa concretizzarsi a livello aziendale è necessario investire sullo sviluppo di competenze che, soprattutto quando si parla di digitale – come evidenziato anche nelle scorse settimane da Raffaele Gareri – devono avere un elevato livello di multidisciplinarietà.

La sostenibilità digitale ha, per sua natura, bisogno di competenze multidisciplinari. E per sviluppare la multidisciplinarietà è necessario contaminare, favorire quella che viene anche definita organizzazione liquida, e cioè la capacità di mettere a fattore comune background diversi, competenze diverse, generazioni diverse.

Noi in Falck Renewables spingiamo sullo ‘share what you have’, che è un valore in grado di impattare molto sulla dimensione sociale. Sviluppare quello che potremmo definire “cross-competence program” – ossia reskilling o upskilling basati su competenze profondamente interdisciplinari – consente a dipendenti con i più diversi background di imparare attraverso il digitale nuovi modi di lavorare e nuovi modi di guardare al mondo, alle cose ed ai problemi. Questo è un fattore chiave per migliorare il modo di vivere l’azienda da parte dei lavoratori, impegnandosi con progetti formativi ed affiancamento.

Ma si deve fare grande attenzione, perchè “non si tratta solamente di ‘oliare’ i processi attraverso soft skill e relazioni, ma soprattutto di generare processi di contaminazione delle hard skill. Nel mondo dell’ingegneria d’impianto – ad esempio – è fondamentale contaminare le competenze strettamente impiantistiche con le competenze digitali. In tal modo si ibrida con sempre maggiore efficacia quella che era una operational technology chiusa e non interconnessa con un information technology più aperta e legata al mondo del consumatore”. L’ibridazione incrociata di diverse hard skill produce, così, nuove competenze. E con esse nuovi modi di affrontare i problemi e creare opportunità attraverso la trasformazione digitale. “Per noi, la sostenibilità è core e va perseguita come enablers di generazione duratura di valore condiviso per ogni stakeholder”.

Quali opportunità dalle tecnologie?

Partendo da questo presupposto fondamentale, è possibile fare in modo che le tecnologie possano generare per le aziende benefici concreti in termini di flessibilità, efficienza e sostenibilità. In campo energetico, proprio dal punto di vista degli impianti, le tecnologie permettono una “gestione sostenibile e integrata in ottica di efficienza energetica. Noi, come tutti i produttori di energia, stiamo investendo sempre di più sulla digitalizzazione, con la realizzazione di prodotti digitali che abilitino l’integrazione di tutte le componenti per una gestione ottimizzata degli impianti da energia rinnovabile, nonché per interagire con i nostri off-taker (ossia gli acquirenti di energia) per il tracciamento degli elettroni che provengono dalla filiera ‘verde’.

Altro canale abilitato dalle tecnologie, con un impatto potenziale straordinariamente positivo su tutte le dimensioni della sostenibilità, è quello dello smart working. “È fondamentale, ovviamente non solo per le aziende che lavorano nel settore energetico. Se ben fatto, è in grado di generare flessibilità, interazione, lavoro per obiettivi, pari opportunità e riduzione di CO2 evitando molti spostamenti. Questo genera valore anche dal punto di vista sociale, se gestito in modo che questa alternanza tra il lavoro d’ufficio e quello da casa possa favorire concretamente un modo di vivere più vicino alle necessità del singolo, che favorisca work-life balance e diversity, parametri che monitoriamo con particolare attenzione”.

Ma non solo. Il digitale mette a disposizione strumenti che abilitano modelli nuovi e permettono di applicarli su vasta scala. “si pensi ad esempio alle piattaforme di crowdfunding, alle quali in azienda crediamo molto: grazie ad esse individui ed interi territori possono supportare progetti sostenibili, efficienti e green, favorendo interconnessione e conoscenza di competenze ed obiettivi locali e territoriali, con modi e tempi che senza il digitale sarebbero ben diversi. In tal senso il digitale può sicuramente fare da booster verso la sostenibilità, favorendo anche modelli innovativi di project financing. La sostenibilità è tale se la visione che la persegue è completa, comprendendo anche i parametri ed i modelli finanziari, leva che come Falck Renewables abbiamo adottato da tempo e che si è tradotta di recente nell’emissione di Green Bonds.

La strada è tracciata, bisogna percorrerla

Come detto in apertura, la pandemia ha aperto la strada per un cambiamento nel modo in cui la società concepisce il ruolo delle tecnologie digitali e la loro importanza per lo sviluppo di un modello di sviluppo sostenibile. Ma questo cambiamento, per Michela Bambara, deve essere ora sostenuto da azioni concrete.

Le aziende hanno un ruolo importante in questo contesto, e possono contribuire mettendo sempre più obiettivi relativi alla sostenibilità al centro delle proprie agende, così come negli obiettivi del top management. Ma questo è un percorso che non dovranno affrontare da sole. Certamente in ciò le istituzioni hanno e avranno un ruolo fondamentale e dovranno, molto concretamente, delineare quali siano le modalità più pragmatiche, efficienti e trasparenti per realizzare un cambiamento che faccia del digitale uno strumento per green e sostenibilità, misurando il valore distribuito realizzato ed abilitato, come parametro chiave di valutazione.

Facebook Comments

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here