L’innovazione digitale traccia la strada del cambiamento: gli scenari futuri per la sanità a livello globale

L'impatto della pandemia ha reso necessaria un’accelerazione nel processo di adattamento e trasformazione dei sistemi sanitari pubblici e privati, nel quale l’innovazione digitale ricopre un ruolo fondamentale: le tecnologie con il maggiore potenziale e le principali sfide per i sistemi sanitari globali, nella strada verso il futuro dell'healthcare

La pandemia è stata, ed è tutt’ora, una tremenda prova di forza per i sistemi sanitari di tutto il mondo. Il suo impatto ha aumentato in modo esponenziale la pressione esercitata sulle infrastrutture, sulla forza lavoro e su tutta la catena di fornitura, rendendo necessaria un’accelerazione nel processo di adattamento e trasformazione da parte dei sistemi sanitari pubblici e privati, nel quale l’innovazione digitale ricopre – e ricoprirà sempre più – un ruolo assolutamente fondamentale.

In questo contesto, un crescente coinvolgimento dei consumatori nei processi di assistenza sanitaria, un aumento nell’adozione delle tecnologie digitali e una maggiore spinta all’interoperabilità dei dati in ottica ecosistemica sono solo alcuni dei temi che, stando ad un’analisi realizzata da Deloitte, “2021 Global Healthcare Outlook”, sono e saranno sempre più centrali nel futuro della sanità a livello mondiale.

I consumatori come driver del cambiamento

Alla base di questo cambiamento, si prevede che la spesa sanitaria globale dovrebbe aumentare, fino al 2024, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) del 3,9%, più veloce del 2,8% registrato nel quadriennio 2015-2019, e riguarderà maggiormente le aree dell’Asia e dell’Australasia (5,3%) e delle economie in transizione dell’Europa centrale e orientale (5,2%): tra i fattori trainanti di questa crescita, oltre l’invecchiamento della popolazione, la maggiore domanda di assistenza e la graduale ripresa economica dei paesi, ci sono proprio i progressi clinici e tecnologici.

In questo senso, come si legge nell’analisi, sono i consumatori i principali driver del cambiamento. Infatti, sono i loro bisogni a guidare l’innovazione dei prodotti e dei servizi di assistenza sanitaria, e ad indirizzare lo sviluppo delle interazioni medico-paziente sempre più in un’ottica digitale: basti pensare che, secondo un recente sondaggio realizzato da Deloitte, il numero di consumatori che hanno scelto una visita virtuale è aumentato dal 15% del 2019 al 28% di aprile 2020, non a caso nel periodo più acuto dell’emergenza.

L’utilizzo delle tecnologie digitali in ambito sanitario rende però necessaria, per le organizzazioni, la messa in campo di strategie volte a creare fiducia da parte degli individui per la condivisione dei propri dati personali. Una di queste consiste nel far comprendere ai consumatori che quei dati sono in loro possesso: è questo, infatti, che la stragrande maggioranza pensa e desidera (65%), rispetto a coloro che pensano invece che dovrebbe possederli il proprio medico (30%).

I vantaggi delle tecnologie in ambito sanitario

Ma in che modo l’emergenza ha amplificato e accelerato l’adozione di strumenti digitali all’interno dell’ecosistema sanitario? Partendo dai dati, Deloitte ha recentemente intervistato 1.800 tra medici e infermieri, oltre che le principali parti interessate del settore in diversi paesi dell’Unione Europea, per valutare l’implementazione delle tecnologie digitali sia in generale, sia in risposta alla pandemia.

Complessivamente, circa il 65% degli intervistati ha affermato che la propria organizzazione ha aumentato l’utilizzo delle tecnologie per fornire un maggiore supporto al lavoro dei medici, e un numero pressoché uguale, il 64,3%, ha riferito che l’aumento è stato indirizzato nel fornire un sostegno virtuale e migliori modalità di coinvolgimento nei confronti dei pazienti.

In particolare, sono tre le tecnologie che presentano le maggiori potenzialità d’impatto e che avranno un ruolo sempre più centrale dal punto di vista dell’assistenza sanitaria:

  • Il Cloud computing è una delle migliori soluzioni per migliorare l’efficienza e contemporaneamente ridurre i costi: permette infatti di passare da un approccio centralizzato, in cui ogni organizzazione acquisisce e mantiene l’hardware, il software e il personale necessario, indipendentemente dal fatto che le risorse siano utilizzate appieno, ad un approccio decentralizzato in cui hanno a disposizione i dati in maniera facilitata, in tempo reale e da remoto, pagando i fornitori di servizi cloud solamente per ciò che utilizzano: non a caso, la spesa per questa tecnologia ha avuto, nel secondo trimestre del 2020, un aumento dell’11% rispetto all’anno precedente.
  • L’Intelligenza artificiale, attraverso l’uso di algoritmi e machine learning, può ridurre di molto il tempo dedicato ad attività amministrative permettendo al personale di concentrarsi su lavori clinici più impegnativi e di maggiore impatto. Inoltre, le soluzioni basate sull’IA possono semplificare i processi diagnostici e di trattamento tramite l’uso di grandi quantità di dati medici strutturati e non, e ridurre al minimo il rischio del paziente identificando errori terapeutici che i tradizionali sistemi di supporto alle decisioni cliniche non sono in grado di rilevare. La capacità di questa tecnologia di esaminare rapidamente grandi quantità di informazioni può aiutare poi gli amministratori delle strutture ospedaliere ad ottimizzare le prestazioni, aumentare la produttività ed efficientare l’utilizzo delle risorse, con conseguente risparmio di tempi e costi.
  • L’assistenza virtuale – ad esempio tramite le piattaforme di telemedicina – ha permesso, nella fase più acuta dell’emergenza, con le quarantene a precludere la possibilità di avere appuntamenti in presenza, di estendere – e in alcuni casi migliorare – le possibilità di contatto tra medici e pazienti. La pandemia è stata un forte impulso che ha permesso alle cure virtuali di integrarsi all’interno dei sistemi sanitari: resta da capire in che modo le organizzazioni potranno ripensare i modelli di erogazione dell’assistenza perché questa diventi una modalità strutturale anche nel mondo post-pandemico.

L’importanza dell’interoperabilità dei dati

La trasformazione digitale, quindi, può generare significativi vantaggi per i medici nello svolgimento del proprio lavoro, per i pazienti e per i sistemi sanitari. E i vantaggi sono ancora più importanti se questa trasformazione è abbinata all’interoperabilità dei dati, che consente a diversi sistemi informativi, dispositivi e applicazioni di accedere, scambiare, e usare in modo cooperativo i dati all’interno e al di là dei confini organizzativi, regionali e nazionali: questo è un aspetto senz’altro essenziale per costruire un sistema sanitario privo di barriere, in cui possa essere sfruttata la tempestività e la continuità delle informazioni con l’obiettivo di ottimizzare la salute e il benessere degli individui e delle popolazioni a livello globale. Inoltre, si legge nel report, se implementata nel modo corretto questa modalità garantisce anche solidi vantaggi dal punto di vista economico: questo permette infatti, tra le altre cose, di ridurre i costi amministrativi, ottimizzando tramite le tecnologie processi manuali come il reporting sulla qualità, così come di ridurre il costo totale delle cure tramite tecniche di gestione della salute della popolazione più efficaci ed efficienti.

Rispondere all’emergenza guardando al futuro

La pandemia ha sconvolto le tempistiche della trasformazione in corso nel settore nel periodo pre-pandemico, ed è improbabile che al termine dell’emergenza questo processo possa arrestarsi. Di conseguenza, le parti interessate dei sistemi sanitari globali dovranno affrontare sfide significative per adattarsi a questi cambiamenti, e per poter sfruttare al meglio le potenzialità delle tecnologie digitali. In primis, questo richiederà un aggiornamento delle competenze della forza lavoro, con l’obiettivo di garantire la formazione e gli strumenti necessari per poter svolgere al meglio la propria professione nei prossimi anni. Un cambiamento non semplice, ma certamente necessario: infatti, secondo un recente sondaggio svolto da Deloitte, il 74% degli intervistati ha affermato che la riqualificazione della forza lavoro è importante o molto importante, nonostante solo il 10% si è dichiarato pronto per realizzarla. Sarà quindi importante affrontare un percorso che vada ad integrare, in modo complementare, l’intelligenza artificiale e quella umana, e che potrà fornire i migliori risultati aumentando anche la diversità – e quindi l’inclusione – sul posto di lavoro, in modo da sfruttare diversi punti di vista e competenze. Ma non solo. Sarà fondamentale, visto l’aumento del numero di utilizzatori, investire nel miglioramento delle tecnologie sanitarie virtuali, migliorando, ad esempio, le capacità delle piattaforme di telemedicina in modo che i consumatori possano “accedere” direttamente al proprio medico piuttosto che a servizi di terze parti, in modo da massimizzare i vantaggi su tutti i fronti. Inoltre, le tecnologie cloud, le piattaforme di lavoro a distanza e l’intelligenza artificiale, come si è visto, avranno un ruolo decisivo per consentire alle organizzazioni di estendere le modalità di lavoro a distanza stabilite durante la pandemia anche nel futuro, fornendo un importante supporto alla forza lavoro. Queste sono alcune delle sfide che il settore sanitario globale dovrà fronteggiare, non soltanto per rispondere all’emergenza sanitaria contingente, ma per comprendere e cavalcare l’onda che sta velocemente portando verso il futuro dell’healthcare: un futuro che sembra non poter prescindere dall’innovazione digitale.

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