L’importanza della flessibilità e di una corretta percezione della tecnologia: intervista a Franco Stivali

Nell’attuale contesto della trasformazione digitale è fondamentale rimanere flessibili, tanto per i lavoratori quanto per le aziende, e saper interpretare correttamente le tecnologie, per sfruttarne il loro pieno potenziale: l’intervista a Franco Stivali, Chief Innovation Officer di Ferrovie dello Stato Italiane

Franco Stivali, Chief Innovation Officer di Ferrovie dello Stato Italiane

A fare il punto della situazione sulla sostenibilità digitale nel nostro Paese, in questo nuovo contributo nello spazio di approfondimento di Sustainability Talk, è Franco Stivali, Chief Innovation Officer di Ferrovie dello Stato Italiane: laureato in Ingegneria Chimica e con un Dottorato di Ricerca in Ingegneria dei Materiali presso l’Università La Sapienza di Roma, in passato ha lavorato in SNIA e quindi, fino al 2001, in Eni, per poi entrare nel Gruppo FS, nel quale dopo aver ricoperto diversi ruoli di responsabilità ne diventa CIO a partire dal gennaio del 2017.

Per la sostenibilità di un’impresa ognuno deve fare la propria parte

La sostenibilità in Ferrovie dello Stato Italiane è un elemento assolutamente centrale. Certamente dal punto di vista ambientale, con la mobilità che proponiamo che è già di per sé un tipo di mobilità sostenibile, ma anche da quello sociale: siamo un’impresa operante su tutto il territorio nazionale, ed entrando in contatto con diverse realtà sociali siamo molto attenti alle problematiche che possono emergere”, ci spiega Franco Stivali. Un livello di attenzione da parte della sua azienda sulle diverse tematiche della sostenibilità che, d’altra parte, comincia a emergere e ad essere visibile in modo più diffuso per molte delle imprese operanti nel nostro Paese: “la consapevolezza della sua importanza si sta assolutamente diffondendo, basti pensare che da qualche anno i temi della sostenibilità entrano nell’MBO, con il management che viene premiato anche sulla base dei risultati raggiunti in questo ambito, e che oramai nessuna impresa pubblicizza un prodotto senza dichiararne la sua sostenibilità. Questa crescita tra le imprese è dovuta al fatto che ci si è resi conto che l’economicità, così come tutto quello che si riesce a produrre, anche in termini di valore, dura poco se non è all’ombra di un ‘ombrello’ di sostenibilità.

Questa crescita tra le imprese è dovuta al fatto che ci si è resi conto che l’economicità, così come tutto quello che si riesce a produrre, anche in termini di valore, dura poco se non è all’ombra di un ‘ombrello’ di sostenibilità.

Per questo ognuno, all’interno della propria area di competenza aziendale, è chiamato a svolgere il proprio ruolo, agendo secondo questi criteri. Certo, farla permeare in modo concreto all’interno del business può essere un percorso lungo e complesso, ma gli effetti di stabilità che ne conseguono, anche dal punto di vista economico, hanno una grande importanza”.

La flessibilità è la competenza più importante

Per far sì che questa attenzione crescente per la sostenibilità possa concretizzarsi, come più volte emerso nei diversi contributi di questa rubrica, la tecnologia può rappresentare un alleato fondamentale: dall’efficientamento dei processi, al monitoraggio delle performance fino all’abilitazione di modelli più sostenibili. Tuttavia, secondo Franco Stivali, questo grande potenziale viene spesso erroneamente interpretato, e “purtroppo molto spesso la tecnologia, e in particolare il digitale, viene vista come una sorta di panacea in grado di risolvere da sola tutti i problemi. La realtà, però, è molto più complessa di così: la tecnologia ha un enorme potenziale, ma deve essere interpretata ed utilizzata nel modo corretto. In caso contrario, la ‘cura’ rischierebbe di diventare peggiore del ‘male’ che è chiamata a risolvere.

la tecnologia ha un enorme potenziale, ma deve essere interpretata ed utilizzata nel modo corretto. In caso contrario, la ‘cura’ rischierebbe di diventare peggiore del ‘male’ che è chiamata a risolvere

È quindi necessario che siano chiare le possibilità che le diverse tecnologie sono in grado di abilitare, come anche i problemi che il loro utilizzo sbagliato può generare. Quello che è certo è che la trasformazione digitale si inserisce in un profondo cambiamento di contesto, che ha anch’essa contribuito a generare, che ha reso necessario lo sviluppo di nuove competenze, anche nel contesto lavorativo. “Oggi si può dire che è sicuramente importante sviluppare competenze digitali, come la conoscenza dei computer o dei linguaggi di programmazione, ma tutto evolve in maniera molto rapida, per cui ad esempio il computer, come lo conosciamo oggi, tra cinque anni potrebbe funzionare in maniera totalmente diversa. Prima le competenze erano una sorta di valigetta, che si arricchiva a mano a mano che una persona andava avanti nella sua esperienza professionale. Oggi non è più così, i lavori cambiano, alcuni spariscono e ne nascono di nuovi. In questo contesto, credo quindi che la più importante competenza che si debba sviluppare sia quella della flessibilità: non quindi un bagaglio culturale tecnico specifico, ma un livello culturale un gradino superiore, che consenta di spostarsi in modo molto veloce dall’una all’altra specifica competenza tecnica o, in generale, di conoscenza”.

Flessibilità che, in un tale contesto, secondo Franco Stivali rappresenta inoltre un elemento decisivo anche per le stesse aziende. Infatti, ad oggi, “la governance aziendale dovrebbe essere sempre più improntata all’iniziativa del singolo, lasciandogli quanto più spazio possibile. Ovviamente facendolo crescere a livello professionale, e dandogli la consapevolezza di ciò che l’azienda realizza nel mondo e nella società. Questa libertà d’azione permette all’azienda, nel complesso, di rimanere estremamente flessibile. La governance come intesa 10, 20 o 30 anni fa, basata sulla regola del comando e del controllo, infatti, comincia ad indebolirsi per via della crescente complessità: l’unica via di salvezza che vedo, quindi, è lo stabilirsi di una grande flessibilità, che deriva proprio dal lasciare le persone quanto più possibile libere di decidere e di agire”.

Il digitale tra vantaggi e rischi da valutare

Nell’adeguarsi a questo cambiamento, apportato dall’innovazione digitale, sembra che le aziende stiano andando nella giusta direzione. “È necessaria una naturale deriva verso il digitale, perché i mestieri e le attività che fino a dieci o vent’anni fa si svolgevano in un certo modo, oggi sono radicalmente cambiati. In questo senso, vedo che le aziende con le quali entriamo in contatto si stanno muovendo tutte allo stesso modo, con una spinta più o meno forte verso il digitale, tramite applicazioni, progetti e programmi dedicati. La vera sfida per le aziende però, oltre all’inserimento di nuovi impianti o sistemi, è quella di affrontare un cambiamento di mentalità, un profondo cambiamento culturale necessario per far funzionare le cose in maniera differente dal passato, secondo una visione moderna e adeguata ai bisogni odierni”.

La vera sfida per le aziende però, oltre all’inserimento di nuovi impianti o sistemi, è quella di affrontare un cambiamento di mentalità, un profondo cambiamento culturale

Un cambiamento culturale nell’utilizzo delle nuove tecnologie che porterebbe di certo importanti vantaggi nell’ottica della sostenibilità, “basti pensare al mondo della sensoristica e delle sue potenzialità nel controllo e nella verifica delle diverse situazioni: il disporre di una grande quantità di informazioni sulla base delle quali prendere decisioni e la capacità di elaborarle, è resa possibile soltanto dall’utilizzo del digitale”.

Tuttavia, sottolinea Franco Stivali, non possono essere sottovalutati possibili risvolti negativi nell’applicazione della tecnologia, che devono essere valutati e gestiti con attenzione. In particolare, rispetto alla questione, già in precedenza evidenziata da Renato Grottola di DNV, dell’incrocio tra le tecnologie e la dimensione sociale della sostenibilità. “Ad esempio, disporre di sistemi di monitoraggio della qualità dell’aria, del proprio ambiente di lavoro o delle proprie condizioni psicofisiche, da un punto di vista strettamente tecnico, non può che essere un vantaggio per il lavoratore. Tuttavia, ciò comporta il problema che dare questo tipo di informazioni implica una perdita di parte della propria ‘libertà’: per cui, riuscire a conciliare gli aspetti positivi che possono derivare dalla tecnologia, con il proprio diritto alla privacy, è un aspetto senz’altro fondamentale”.

Insomma, l’innovazione digitale garantisce gli strumenti dai quali trarre importanti vantaggi, anche e soprattutto per la sostenibilità. Tuttavia, occorre mettere sul piatto tutti i rischi e i benefici, cercando di smussare gli angoli con l’obiettivo di prenderne tutti gli aspetti positivi. In questo contesto, secondo Franco Stivali, le istituzioni ricoprono un ruolo decisivo, tanto in favore delle aziende quanto per i singoli cittadini. “Non si può immaginare una società altamente digitalizzata che funzioni con le regole del ‘vecchio mondo’, e per questo occorre uno sforzo tra chi deve innovare e chi deve regolare. Il compito delle istituzioni è quindi quello di mantenere delle regole che tutelino il cittadino, ma in un contesto nel quale molte cose cambiano continuamente”.

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