Quale ruolo per il digitale nel ripensamento dell’istruzione?

La Giornata Internazionale dell'Istruzione di quest'anno vuole evidenziare le principali trasformazioni da sostenere per realizzare il diritto fondamentale di tutti all'istruzione. Quale ruolo per la tecnologia? In che modo il digitale, in questo campo, può rappresentare un potente strumento di inclusione?

Immagine distribuita da Pixabay

Circa 258 milioni di bambini e adolescenti nel mondo non hanno la possibilità di entrare o completare la scuola. Quelli che non sanno leggere e fare matematica di base, invece, sono 617 milioni. Dati preoccupanti, questi, in considerazione del fatto che l’istruzione è – o dovrebbe essere – un diritto fondamentale per tutti, nonché uno strumento centrale per la creazione di un futuro più sostenibile e inclusivo: non a caso, infatti, all’istruzione è stato dedicato il quarto obiettivo di Agenda 2030.

Garantire a tutti una Istruzione di qualità è il quarto obiettivo di Agenda 2030. Ciò vuol dire che le Nazioni Unite evidenziano come l’istruzione sia propedeutica alla parità di genere, all’eliminazione delle diseguaglianze, alla lotta al cambiamento climatico

Si celebra oggi la Giornata Internazionale dell’Istruzione, per ricordare che senza un’istruzione di qualità, inclusiva ed equa per tutti, i Paesi non possono raggiungere gli altri obiettivi di Agenda 2030. “Una cosa che spesso sfugge, quando si guarda ad Agenda 2030, è che i diversi SDG sono numerati e messi in ordine. Non è certo un ordine di importanza, né di priorità: è piuttosto un ordine di propedeuticità” evidenzia Stefano Epifani, Presidente della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Garantire a tutti una Istruzione di qualità è il quarto. Ciò vuol dire – continua – che le Nazioni Unite evidenziano come l’istruzione sia propedeutica alla parità di genere, all’eliminazione delle diseguaglianze, alla lotta al cambiamento climatico. Dopo la lotta alla povertà, alla fame ed alla salute c’è quella all’ignoranza. Ignoranza che è, peraltro, generativa di povertà, fame e salute”.

Il tema scelto per quest’anno è “Changing Course, Transforming Education”, con l’obiettivo, quindi, di evidenziare le principali trasformazioni da sostenere per realizzare il diritto fondamentale di tutti all’istruzione. Su questo tema, a novembre 2021, l’UNESCO ha pubblicato un rapporto intitolato “Reimagining our futures together: A new social contract for education”, che propone un nuovo contratto sociale per l’istruzione mirato a ricostruire le nostre relazioni reciproche, con il pianeta e con la tecnologia. L’aspetto “tecnologico” nell’ambito dell’istruzione è oggi particolarmente centrale, ed è il motivo per cui uno degli obiettivi della Giornata è proprio quello di generare un dibattito su quale possa essere il ruolo della trasformazione digitale e di come questa possa, e debba, essere indirizzata. La tecnologia, infatti, può rappresentare uno strumento in grado di abilitare enormi opportunità, ma rischia allo stesso tempo di accentuare le disuguaglianze esistenti in questo ambito, già messe a dura prova dall’arrivo dell’emergenza pandemica. Per questo motivo, si legge in una nota dell’UNESCO, occorre ridefinire il nostro rapporto con essa, iniziando con il “garantire che gli strumenti digitali vadano a vantaggio di tutti e siano al servizio di tutti, a cominciare dai più emarginati”.

Insomma, l’istruzione è uno dei fattori decisivi per lo sviluppo sostenibile, ma deve essere trasformata, e la tecnologia è uno degli strumenti principali in grado di sostenere tale trasformazione. Per questo motivo, la Giornata di oggi è un’occasione per riflettere su quali possano essere i benefici del digitale in questo campo, ma anche le sue criticità, e come queste possano essere superate per far sì che possa essere realmente un potente strumento di inclusione, tracciando la strada per un futuro più sostenibile.

Tra formazione e infrastrutture

La tecnologia e il digitale rappresentano l’ossatura che le nazioni e le aziende stanno costruendo per un futuro sostenibile e inclusivo

La tecnologia e il digitale rappresentano, di fatto, l’ossatura che le nazioni e le aziende stanno costruendo per un futuro sostenibile e inclusivo”, spiega Enrico Mercadante, membro del Comitato di Indirizzo della Fondazione per la Sostenibilità Digitale e Lead for Specialists Team Southern Europe and Innovation for Italy di Cisco. “D’altro canto, per essere, come individui, partecipi di questo nuovo mondo abbiamo bisogno di nuovi strumenti e competenze, e l’accelerazione del digitale sta creando di fatto uno strappo lasciando indietro molti. Ancora una volta può essere la tecnologia a ricucire questo strappo. Ad oggi chiunque abbia accesso alla rete ha anche accesso ad un portafoglio sterminato di contenuti educativi (e, purtroppo, contenuti anche diseducativi)”.

Si pone quindi, ancora una volta, la questione del rovescio della medaglia della trasformazione digitale: se da una parte può creare distanze, dall’altro, se indirizzata nei giusti criteri, può avvicinare, ponendo le basi per una maggiore inclusione. In questo senso, indirizzare sui corretti binari una trasformazione che nell’ambito dell’istruzione è già in atto porta con sé anche la necessità di continuare ad investire, per far sì che il cambiamento, guidato dal digitale, possa essere realmente sostenibile per tutti. “Per troppi anni la tecnologia è stata lasciata “fuori” dalla scuola, o per fondi mancanti o per incapacità di comprenderne le potenzialità da parte del corpo insegnante”, sostiene Luciano Guglielmi, Direttore del Comitato di Indirizzo della Fondazione per la Sostenibilità Digitale. “Finalmente le aule delle nostre scuole cominciano a popolarsi di apparati tecnologici, dai PC alle lavagne interattive, dalla connessione ad Internet ai supporti multimediali in genere.

Tuttavia, il percorso è appena iniziato. Occorre continuare ad investire da un lato in infrastrutture, e dall’altro in formazione ai docenti, senza dimenticare di incentivare a produrre materiale didattico di facile utilizzo e di qualità che possa accompagnare gli studenti nel loro percorso di apprendimento anche fuori dalle mura scolastiche. In merito a quest’ultimo punto gli editori dovranno svolgere un ruolo importante al pari dell’impegno istituzionale per la predisposizione di infrastrutture adeguate sia di connettività che di dotazioni hardware e software”.

Per una trasformazione all’insegna dell’inclusione

Da una parte le necessarie infrastrutture, dall’altro lo sviluppo delle competenze, sono quindi i punti focali sui quali imperniare la trasformazione, per evitare le criticità che quest’ultima, altrimenti, potrebbe apportare. Secondo Luciano Guglielmi, infatti, “il pericolo più grosso che si può correre introducendo – come è corretto che sia nel 2022 – la tecnologia a supporto della didattica nelle scuole è quello di creare scuole, e quindi studenti, di serie A e di serie B, qualcuno anche di serie C.

È necessario che le istituzioni si impegnino seriamente e concretamente a promuovere l’utilizzo della tecnologia tramite percorsi di formazione e adeguati fondi per la costruzione di infrastrutture analoghe per tutte le scuole

Per far sì che ciò non accada e le generazioni future possano appieno governare la tecnologia come strumento integrato della vita sociale e lavorativa, rendendola quindi anche più sostenibile, è necessario che le istituzioni si impegnino seriamente e concretamente a promuoverne l’utilizzo tramite percorsi di formazione (non solo meramente tecnici ma illuminanti dal punto di vista delle potenzialità che la tecnologia riserba per la didattica di ogni materia) e adeguati fondi (di cui dovrà obbligatoriamente vigilare l’utilizzo) per la costruzione di infrastrutture analoghe per tutte le scuole, indipendentemente dalla collocazione geografica, dalla dimensione o altri fattori di discriminazione”.

Quello della formazione e dello sviluppo di adeguate competenze digitali è, in particolare, un tema fondamentale tanto per sfruttare il potenziale delle tecnologie all’interno delle scuole, quanto per poter fruire al meglio dei crescenti contenuti informativi al di fuori dei contesti scolastici: ed è un percorso che deve poter riguardare tutti, secondo una logica inclusiva. “Più che l’accesso digitale ai contenuti”, sostiene infatti Enrico Mercadante, “che con le iniziative contro il digital divide si sta affrontando in maniera efficace, o la creazione di molti più contenuti, sebbene ce ne sarà sempre più bisogno e la qualità può sempre migliorare, il punto critico per la formazione è quello della creazione di una cultura del self-learning e di creazione degli strumenti intellettuali di base per navigare questa abbondanza di contenuti prendendone il meglio. Ovviamente questi strumenti si costruiscono nel tempo e dai primissimi anni di scuola, ma dobbiamo poterli dare anche agli immigrati digitali che si trovano catapultati in questo nuovo mondo ed hanno meno tempo per adattarsi ad esso”.

Didattica a Distanza ed SDG 4: quale (possibile) relazione?

Come si inserisce, in questo contesto, il discorso sulla didattica a distanza (DAD)? Che cosa è necessario affinché la sua implementazione possa fornire un supporto anche – e soprattutto – in funzione del raggiungimento di un’istruzione equa e inclusiva per tutti, come proposto dall’SDG 4 di Agenda 2030?

L’SDG 4 prescrive la necessità di ‘fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti’. È abbastanza chiaro che un’istruzione di qualità è la base per migliorare la vita delle persone e raggiungere lo sviluppo sostenibile”, commenta Luciano Guglielmi. “La domanda, quindi, è se la DAD sia uno strumento che consente il raggiungimento di un’istruzione di qualità. Dando per scontato che la DAD non potrà mai rimpiazzare l’aspetto sociale della frequentazione di un’aula scolastica, può però risultare un supporto adeguato per la continuazione della didattica in un momento in cui la presenza a scuola è inibita da fattori di salute pubblica e quindi di salvaguardia di studenti, docenti e operatori della scuola in genere. La domanda vera potrebbe essere se oggi insegnanti e studenti sono in grado di usare gli strumenti di DAD in modo efficiente a erogare un’istruzione di qualità limitatamente al periodo pandemico. Come nel mondo del lavoro, anche nella scuola la tecnologia deve e dovrà sempre più svolgere un ruolo di supporto alla realtà di un modo di lavorare e studiare che sta profondamente cambiando e ibridizzando”.

La DAD deve essere vista diversamente da una banale remotizzazione di una classe e adattamento di tool per vedersi e sentirsi in one to one

Insomma, non è una questione soltanto di strumenti tecnologici, ma di capacità, come di possibilità, di sfruttare tali strumenti per raggiungere un’istruzione di qualità, e che non lasci indietro nessuno. Ed è anche per questo motivo, quindi, che “la DAD deve essere vista diversamente da una banale remotizzazione di una classe e adattamento di tool per vedersi e sentirsi in one to one”, sostiene Enrico Mercadante, ma “c’è la necessità, invece, di impostare un nuovo processo didattico che consenta a chi è lontano dalla classe di avere un’esperienza uguale se non migliore di chi è in presenza. Solo così la didattica in modalità ibrida potrà veramente essere inclusiva e non acuire le differenze. Oltre al cambio di processi abbiamo ovviamente un tema di strumenti tecnologici e di banda larda e terminali – PC, tablet – che devono essere equamente disponibili per tutti gli studenti, dove già ci sono azioni in atto per migliorare la situazione”.

La questione della DAD – evidenzia Stefano Epifanimostra tutti i limiti del dibattito odierno sul ruolo del digitale, basato su polarizzazione (la tecnologia è buona o cattiva), avvitato su posizioni che confondono soluzioni semplici con soluzioni semplicistiche e costruito su preconcetti e false interpretazioni del ruolo della tecnologia. Il punto non è se la DAD sia migliore o peggiore della didattica in presenza, ma se la tecnologia possa contribuire a migliorare la didattica nel suo insieme, rappresentando anche uno strumento in grado di garantirla in momenti come questo, nei quali non sempre è possibile assicurare la presenza. Stiamo trasformando la possibilità di perseguire un obiettivo di miglioramento complessivo della didattica in una partita tra favorevoli e contrari a qualcosa che in effetti quasi nessuno conosce perché pochi fanno ed ancor meno fanno davvero bene”.

Non solo scuola e università

Se sul tema dell’istruzione si parla molto, ovviamente, di scuole e università, c’è da considerare però anche il fatto che la formazione non termina alla fine del percorso di studi. Il contesto della trasformazione digitale, infatti, pone oggi sempre nuove sfide anche per i lavoratori, rendendo fondamentali temi come quelli dell’upskilling e del reskilling, per rimanere al passo di un mondo in rapida e continua evoluzione.

L’apprendimento continuo e costante o ‘lifelong learning’ è fondamentale in un contesto lavorativo mutevole come quello attuale”, spiega Carlo Bozzoli, membro del Comitato di Indirizzo della Fondazione e Global Chief Information Officer di Enel. “Se un tempo, dopo gli studi, si poteva contare su un lavoro stabile e una vita predicibile, ora tutto questo non ha più senso. L’obsolescenza delle nostre competenze è un fenomeno velocissimo ed è per questo che è necessario avere un’attitudine alla curiosità, l’umiltà di voler imparare e ridefinire continuamente quella che è la propria valigetta degli attrezzi. È importante, quindi, investire su percorsi di continuous upskilling e reskilling di sé stessi. Oggi da un curriculum deve emergere la capacità di essere qualcuno che può fare la differenza; quindi, molto è nelle mani del singolo e sarà sempre meno nelle mani delle organizzazioni, in una modalità sempre più bottom up. Dobbiamo abituarci a ‘vivere una vita in beta’, abituandoci a gestire la flessibilità o l’adattabilità come un New Normal e sviluppando le capacità di modificare e gestire ambienti continuamente in evoluzione”.

La giornata mondiale dell’Istruzione ci ricorda il ruolo centrale dell’istruzione e della formazione nella costruzione di una società sostenibile e consapevole. “Ci ricorda come l’istruzione sia un tema chiave, complesso da gestire ma indispensabile da affrontare per vincere la sfida della sostenibilità”, conclude Stefano Epifani. “L’istruzione – come la tecnologia – è al contempo oggetto e soggetto dello sviluppo sostenibile, e richiede quindi grande attenzione da parte di tutti, un’attenzione che fino ad oggi non c’è stata”.

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