3 Smart City per la Sostenibilità

Quando si parla di città intelligenti spesso si pensa a megalopoli utopiche dove le macchine fluttuano per le strade, robottini aiutano le vecchiette ad attraversare sulle strisce e i manifesti elettorali sono stati sostituiti da ologrammi con politici parlanti. Ma la realtà è – almeno fino ad oggi – ben diversa. Per comprenderla, ecco tre esempi di smart city sostenibili

Immagine distribuita da Piqsels

La trasformazione delle città è sempre di più connessa alla sostenibilità. L’obiettivo 11 di Agenda 2030 è proprio quello di “Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili” per il perseguimento degli obiettivi di sviluppo ambientali, economici e sociali. Oggi, più della metà della popolazione mondiale vive in aree urbane e il Dipartimento degli affari economici e sociali delle Nazioni Unite ha stimato che entro il 2050, si aggiungeranno altri 2,5 miliardi di persone alle città. Per far fronte alla trasformazione della vita urbana le città devono diventare più intelligenti, e grazie all’implementazione delle tecnologie digitali questo è possibile. Lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie come l’Internet of Things, l’Intelligenza Artificiale, possono sostenere la vivibilità della città, agendo anche sulla vita dei singoli cittadini. Mobilità urbana, smart roads e altri modelli di trasformazione digitale delle città possono migliorare i servizi pubblici e sociali con risvolti positivi anche da un punto di vista economico e ambientale. Per capire in che modo tutto questo è possibile può essere utile analizzare tre casi concreti di città in cui la dimensione della sostenibilità digitale svolge già un ruolo di connettività tra individui, comunità e società.

Sidney: La città per tutti

“Vogliamo un futuro in cui la tecnologia e i dati ci aiutino a prendere decisioni migliori e a rispondere con agilità per offrire un’alta qualità della vita per tutti. Vogliamo consentire una solida infrastruttura digitale per sostenere la nostra fiorente economia della conoscenza e rendere la nostra città un luogo ancora più attraente per lavorare, studiare e/o visitare. Vogliamo un futuro di villaggi connessi e vivaci in cui i membri della comunità partecipino alla creazione di luoghi unici. E vogliamo consentire alla comunità di adattarsi ai cambiamenti, compresi gli impatti dell’accelerazione dei cambiamenti climatici”

Queste le parole della sindaca della città di Sidney, Clover Moore che aprono il report Smart city strategic framework. La città australiana è una delle città più intelligenti al mondo che si sviluppa sulla base di 5 obiettivi strategici che Romina Gurashi ha illustrato in un paper dal titolo Esplorando la sostenibilità sociale delle smart city. I casi di Sydney e Okayama: supportare le comunità connesse e responsabilizzate nelle decisioni attraverso gli open data, alimentare la competitività globale e attrarre e trattenere talenti globali, promuovendo la rivoluzione digitale o ancora coltivare luoghi vivaci e vivibili, attraverso l’uso di tecnologie avanzate e di dati che permettano di migliorare l’esperienza del vivere la città fisica. Ma Gurashi sottolinea che “seppur complementare, la strategia di implementazione della smart city di Sydney rappresenta un piano di sviluppo completamente differente rispetto alla strategia della sostenibilità sociale della città”.

La città per tutti, prima ancora di essere una città di fama mondiale per via del suo sviluppo tecnologico si pone un altro obiettivo – dal 2018 al 2021 – e cioè quello di “riuscire a far divenire la metropoli «una vera città inclusiva» che misura i suoi progressi «in termini di giustizia sociale e resilienza comunitaria. Una città che fornisce continui miglioramenti alla qualità della vita e al benessere di tutti»”. Un’innovazione nell’innovazione in cui la strategia è anche e soprattutto di inclusione sociale. Nell’ambito della sostenibilità digitale, quella di Sidney, attua un programma “tutt’altro che standardizzato – continua Gurashi – in quanto l’Action Plan di Sidney mostra un minor ricorso alla cassetta degli attrezzi tipica delle smart city” presentando “un importantissimo elemento di originalità: il riconoscimento e la tutela delle origini e della cultura Aborigena e degli Isolani dello Stretto di Torres”.

Presentandosi come un progetto inclusivo atto a coinvolgere tutti nella vita pubblica, la sostenibilità digitale della città australiana fa emergere un aspetto interessante, quello della “costruzione di un patrimonio culturale condiviso, dove gli individui siano in grado di contaminare tra loro le idee producendo nuove soluzioni creative e multi-valoriali, anziché verso soluzioni tecnologiche e digitali”. In questo modo, la città, dimostra che uno degli elementi principali per lo sviluppo di un futuro sostenibile è la valorizzazione delle differenze culturali, a sottolineare che è necessario avere una determinata consapevolezza di quale direzione dare alla società, così da sviluppare le tecnologie digitali in quella stessa direzione. Questo è ancora più facile da capire se si analizzano quali sono le modalità attraverso cui Sidney sta percorrendo questa strada:

dal rinominare in lingua Gadigal le strade e i parchi della città, al riconoscimento dei 29 Clan della Nazione Eora attraverso adeguata segnaletica nei sobborghi di Sydney, alla sponsorizzazione di opere d’arte pubbliche su Bennelong, Barangaroo e altri coraggiosi leader aborigeni, alla creazione di film festival sugli aborigeni con film diretti, prodotti e interpretati dagli aborigeni stessi (Città di Sydney, 2019, p.7). Le finalità con cui questo specifico obiettivo del più ampio piano di sostenibilità sociale viene implementato sono da rintracciarsi nella consapevolezza – prevista anche all’interno del piano – per cui questo tipo di iniziative è in grado di unire le persone attraverso la condivisione delle conoscenze, la mutua accettazione, la tolleranza e la comprensione. Oltre a questi benefici intangibili, questo tipo di attività è anche in grado di apportare benefici tangibili di natura economica garantendo la possibilità di avviare nuove operazioni economiche in ambito culturale, nuove possibilità d’impiego e opportunità di leadership per la popolazione Aborigena”.

Solo agendo sulla dimensione della sostenibilità sociale è possibile digitalizzare una città evitando, ad esempio, casi in cui lo sviluppo dell’AI è fonte di discriminazione in quanto chi l’ha programmata – noi essere umani – ha codificato stereotipi e pregiudizi.

San Diego, la città delle luci (intelligenti)

La città di San Diego sta cercando di rendere l’illuminazione smart e di ridurre il traffico con potenziali conseguenze positive sull’ambiente. La concretezza dello sviluppo di questo progetto sta nel fatto che le città nascono, da un punto di vista strutturale, già con sensori, che necessitano solo di essere resi “intelligenti” quali semafori, autovelox ecc. A tal proposito, Intel, che è l’azienda che sta collaborando con la città di San Diego nel suo rapporto parla di “transito intelligente”:

La congestione può comportare che i conducenti trascorrano più di 70 ore all’anno in stallo. Per ridurre il traffico, le città intelligenti di tutto il mondo stanno migliorando i loro sistemi di trasporto di massa e inducendo le persone a guidare le loro auto meno spesso. Ecco perché Intel e Cisco stanno lavorando insieme per fornire una soluzione end-to-end che renda il trasporto di massa più attraente”.

Il sistema metropolitano di San Diego ha implementato una di queste soluzioni – la Cisco Connected Mass Transit – e i vantaggi rilevati sono, ad esempio: la creazione di percorsi più efficienti ed efficaci in grado di far risparmiare carburante agli automobilisti, un aumento della sicurezza dei passeggeri grazie all’uso della videosorveglianza coordinata o, più semplicemente, l’introduzione di un servizio di aggiornamento degli orari in tempo reale grazie al WiFi veloce. Analogamente, la città di Linza in Austria, “ha implementato la stessa soluzione sui suoi 60 tram e 180 autobus, riducendo il consumo energetico del 10% e la produzione di anidride carbonica di 85 tonnellate”, utilizzando i dati forniti in tempo reale anche per “monitorare lo stato di salute di autobus, tram e apparecchiature IoT, nonché la stabilità dell’elettricità che alimenta i veicoli e la soluzione IoT”.

Per quanto riguarda l’illuminazione invece, l’implementazione della tecnologia CityIQ – “una soluzione di illuminazione intelligente” può abilitare molte possibilità. Infatti, sebbene i lampioni digitali possano sembrare una “tecnologia semplice, possono servire come base per sofisticate applicazioni IoT”. I sensori dell’Internet of Things possono essere installati su “qualsiasi lampione, creando istantaneamente una rete IoT in tutta la città”. Così facendo, è possibile ad esempio ridurre “i costi energetici oscurando le luci fino a quando non vengono rilevati pedoni o veicoli” oppure “possono raccogliere dati sul traffico quasi in tempo reale per ottimizzare il routing dei servizi di emergenza, migliorando la salute e la sicurezza dei cittadini”.

Con l’installazione di 3.200 sensori intelligenti San Diego ha ridotto del 60% il consumo di energia per i suoi lampioni, risparmiando 2,8 milioni di dollari.

Zurigo, la più antica città smart

Stando a quanto riporta lo Smart City Hub Switzerland, l’associazione per le smart cities svizzere, la città di Zurigo crescerà del 25% nei prossimi vent’anni. La Svizzera “su questo fronte conduce una politica innovatrice e dal 2012 è al centro del progetto pilota denominato «Smart City Svizzera»”. Il programma – creato dall’Ufficio federale dell’energia (UFE) – ha oggi all’attivo “più di una sessantina di progetti nel paese”. Basti pensare che già nel 2015 diverse strutture sono state dotate di sistemi di gestione intelligenti degli edifici per quanto riguarda i riscaldamenti.

Ad oggi, i progetti trainanti della città di Zurigo sono quattro. Il primo è su di una piattaforma di mobilità: un’app creata per “presentare vari fornitori di mobilità nell’area urbana di Zurigo in modo chiaro e completo”, offrendo anche la possibilità di visualizzare i vari percorsi di viaggio percorribili per andare da un punto A ad un punto B; “l’applicazione offre la mobilità come servizio, indipendentemente dal mezzo di trasporto utilizzato”.

Mein Konto – “Il mio account” – illustra e fornisce i servizi online disponibili della città di Zurigo rendendo molto più semplice e veloce lo scambio “tra popolazione, le aziende e l’amministrazione” e accorciando le distanze tra pubblica amministrazione e cittadini: “non c’è più bisogno di presentarsi al bancone del municipio o all’ufficio distrettuale di persona”.

Un’altra citizen platform è stata sviluppata in uno dei quartieri della città, Wipkingen. Questo sistema online “offre l’opportunità di presentare idee e proposte per il quartiere cittadino” permettendo anche di condividere e discutere sui temi e le idee proposte anche offline.

Come passo successivo, gli abitanti di Wipkingen decidono online come stanziare un budget di 40.000 franchi svizzeri e quali idee sostenere finanziariamente. La base tecnica per il programma di budget partecipativo è la piattaforma open source Dedidim della città di Barcellona”.

Infine, per continuare a garantire lo sviluppo della smart city e la ricerca di nuovi progetti analizzando le correlazioni tra trasformazione digitale, sostenibilità e cittadinanza attiva le istituzioni supportano con fondi iniziali per progetti pilota e borse di studio le “competenze esterne nel lavoro dell’amministrazione”, grazie al programma di intrapreneurship “StadtBox”, con il fine di costruire un futuro migliore.

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