L’impatto delle Smart Roads sulla mobilità urbana: intervista a Gianfranco Fancello

Le smart roads possono modificare o risolvere problemi riguardanti la mobilità urbana, ma rappresentano solo una delle componenti che costituiscono un sistema di trasporti: Gianfranco Fancello ci spiega perché

Immagine distribuita da PxHere con licenza CC0

Rendere sostenibili le città è un processo di trasformazione che richiede tempo e che deve agire a tutti i livelli dell’urbanistica. Tra questi rientrano i trasporti, dove è necessario intervenire su un ampio insieme di infrastrutture stradali, che non si limita alla superficie – anche quella stradale. Da circa un paio d’anni, infatti, si parla di smart roads. Nel 2018, il ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha persino fornito una definizione di “strade intelligenti”:

“Le Smart Road sono un insieme di infrastrutture stradali, piattaforme tecnologiche e servizi che puntano agli obiettivi fondamentali della riduzione della incidentalità stradale, della interoperabilità con i veicoli di nuova generazione, della continuità con i servizi europei C-ITS, dello snellimento del traffico, della sostenibilità, della efficienza e della resilienza delle reti. Esse realizzano quindi un necessario e urgente miglioramento della rete nazionali di trasporto, in grado di renderla adeguata alle sfide antropiche e naturali tradizionali, intervenute e prevedibili.”

Una definizione che sembra sviare – almeno nella teoria – dai rischi che possono presentarsi nell’operativizzazione del concetto. A tal proposito, abbiamo intervistato Gianfranco Fancello, professore associato all’Università degli Studi di Cagliari, dove insegna Trasporti, Merci e Logistica e Valutazione dei progetti di Trasporto; ha inoltre svolto attività di consulenza per pubbliche amministrazioni circa il campo dei trasporti, del traffico e della mobilità:

Non bisogna commettere l’errore di pensare che le smart roads possano da sole modificare o risolvere le problematiche sulla mobilità urbana: le strade/infrastrutture, infatti, rappresentano solo una delle componenti che costituiscono un sistema di trasporti, formato da una strettissima interazione fra veicolo, sistema di gestione, conducente/operatore ed, appunto, strade/infrastrutture. Pertanto, affinché le smart roads abbiano un reale impatto positivo sul sistema della mobilità urbana è fondamentale e necessario che esse siano strettamente interconnesse con le altre tre componenti del sistema di trasporto. Faccio subito un esempio: serve a poco avere un’infrastruttura stradale carica di sensori che riesce a misurare, in tempo reale, il flusso dei veicoli suddiviso per componenti di traffico, se poi tali dati non vengono usati nella maniera corretta dal sistema di gestione, fornendo, per esempio, al conducente di un veicolo, sempre in tempo reale, i percorsi migliori da adottare e se non ho un veicolo in grado di poterli ricevere nella maniera più idonea possibile.”

Se le smart roads, infatti, si realizzano attraverso un processo graduale di digital transformation della rete stradale esistente e applicando i criteri e i principi della trasformazione digitale anche alle nuove progettazioni, allora è necessario da una parte attivare tutta una serie di tecnologie e servizi volte a innovare, ma dall’altra capire alla base cosa abbia senso fare con i dati raccolti, ad esempio.

Quando parliamo di strade intelligenti facciamo riferimento a determinate specifiche ­– anch’esse dettate dal ministero dei trasporti e delle infrastrutture. Tra queste vi sono, la “dotazione di un sistema di rilievo del traffico ed enforcement, nonché di rilievo delle condizioni di deflusso […]”, “un sistema di archiviazione dei dati provenienti dal rilievo del traffico e delle condizioni di deflusso con funzionalità di archiviazione e storicizzazione […]” o la “capacità, sulla base dei dati di rilievo del traffico e di modelli di previsione di offrire contenuti per servizi avanzati di informazione sul viaggio agli utenti”.

In questo caso, non guardando a cosa abbia senso fare con i dati raccolti grazie all’utilizzo di sensori stradali, “il rischio è quello, invece, che ci si limiti a fornire informazioni sui flussi di traffico o su un incidente senza però utilizzarle e gestirle nella forma corretta” – dice Fancello. Per questo, continua, “è necessario capire, preliminarmente che dati acquisire (non vale la regola più dati ho, meglio è), per quale scopo, a chi sono rivolti (spesso è controproducente inviare tutto a tutti), con quale finalità, attraverso quale metodologia vengono inviati e soprattutto recepiti”.

Parlare di sostenibilità stradale comunque è possibile, specialmente se lo si fa da un punto di vista ambientale. I sistemi tecnologici e i servizi forniti dalle smart road possono essere in grado di minimizzare l’impronta energetica, soprattutto per quanto riguarda i consumi e le emissioni dovuti alla ottimizzazione delle condizioni di deflusso del traffico, ad esempio. Alcune funzioni delle smart road consisterebbero – lo riporta il decreto ­– di produrre “energia elettrica mediante fonti rinnovabili; accumulo dell’energia prodotto e/o collegamento alla rete di distribuzione nazionale e scambio energetico e/o distribuzione di energia elettrica in itinere lungo la tratta di competenza; fornitura di servizi locali a disposizione del gestore e/o commercializzati a terzi” e, ancora, l’aumento di postazioni di ricarica per veicoli elettrici. Integrando le componenti dei sistemi di trasporto, dunque, i vantaggi possono essere numerosi e utili per la sostenibilità urbana e territoriale, come aggiunge il professor Fancello: “Pensiamo, ad esempio, agli aspetti ambientali, nei quali sensori lungo la strada in grado di segnalare il livello dei gas di scarico o del rumore da traffico possono generare, se connessi con il sistema di gestione, l’individuazione di percorsi alternativi in tempo reale finalizzati a limitare il carico veicolare su quella strada

Tutto ciò, inoltre, ha anche un impatto in termini economici ed è strettamente collegato ad altre componenti dei sistemi di trasporti. Il ministero scrive che “il processo di digital transformation verso le Smart Road pone particolare attenzione al tema dei costi, perseguendo il principio della sostenibilità dei processi e delle attività e del bilanciamento tra oneri da sostenere e benefici ricavabili” aggiungendo che “in tale ottica deve essere letta la scelta di promuovere soluzioni legate all’innovazione tecnologica e agli Intelligent Transportation System, per i quali è ben noto che i tassi di ritorno degli investimenti sono tra i più elevati”. Sulla stessa scia Gianfranco Fancello sottolinea che “le smart road rappresentano realmente una interessante ed innovativa frontiera di sviluppo della nuova mobilità sia urbana che extraurbana solo se queste sono realmente e strettamente integrate con le altre componenti di un sistema di trasporto: per questo motivo mi piace parlare, per il futuro, più che di smart roads o di smart vehicles di smart transport system”.

La possibilità di creare modelli di previsione su periodi di tempo omogenei o riguardanti l’usura del manto stradale potrebbero mettere in condizioni di sostenibilità umana gli utenti della strada: guidatori professionisti, flotte aziendali avrebbero a disposizione un’infrastruttura adeguata con piattaforme e servizi come ad esempio parcheggi e rifornimenti con colonnine di ricarica elettriche o app in grado di segnalare e informare circa le cattive condizioni della pavimentazione, del manto stradale (identificando la condizione: dissesto, ridotta aderenza; e la causa: frana, usura, neve ecc.), rilevati tramite BIM (Building Information Model, ottimizzazione e gestione delle costruzioni tramite software). “Ma – sottolinea Fancello – i vantaggi maggiori riguardano il tema della sicurezza stradale, in quanto, come sostengo da tempo, sostenibilità è anche, o soprattutto, salvaguardia della vita umana. Il framework di riferimento è quello dei diritti umani, così la sostenibilità digitale permette alle strade di diventare “intelligenti”, in termini ambientali e sociali grazie alle tecnologie, si traccia una rotta per la costruzione di una società sostenibile.

Così, “dati e sensori delle Smart Roads devono essere soprattutto orientati a migliorare le condizioni di guida al fine di ridurre il numero di incidenti stradali: quindi via libera ai sistemi che misurano i flussi veicolari e che impongono, in connessione con i sistemi di controllo guida dei veicoli velocità di marcia finalizzate a mantenere la distanza di sicurezza fra auto, oppure a quelli che, in tempo reale, avvisano il conducente e il veicolo di un ostacolo in un’area non visibile, evitando l’incidente o addirittura prendendo il comando di un veicolo in condizioni di visibilità nulla”, conclude Gianfranco Fancello.

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