Misurare la qualità dei siti Web delle PA

2012. Dai film prodotti nello scorso millennio ci si aspettava un mondo totalmente informatizzato, dove con un tocco o con comandi vocali si poteva dialogare con il computer: fantascienza all’epoca, realtà oggi. Viviamo in un mondo in cui oramai la rete è diventata centro di interscambio di informazioni e servizi: prenotiamo vacanze scegliendo il miglior servizio secondo le valutazioni di nostri “simili”, acquistiamo prodotti che ci arrivano (corrieri permettendo) direttamente a casa in pochissimo tempo, dialoghiamo, discutiamo, condividiamo informazioni. Viviamo quindi in un mondo tecnologicamente integrato con la vita di tutti i giorni, tranne quando dobbiamo scontrarci con la realtà della Pubblica Amministrazione italiana.

Qual è il problema della PA italiana? Mancano forse le norme? Non proprio. L’informatica negli ultimi anni è evoluta, grazie anche alla rete internet, passando da rete di calcolatori a rete di persone: oramai non passa giorno in cui un’informazione, una notizia, un servizio non siano disponibili in rete. Le P.A. italiane negli anni passati non hanno certo pensato al risparmio ed alla razionalizzazione in ambito informatico: si acquistavano soluzioni, si creavano server per specifici uffici trovandosi poi con un problema non da poco, ovvero l’interoperabilità. Il problema dell’interoperabilità e della condivisione degli archivi si è accresciuto con la nascita dei “diritti digitali” verso il cittadino e le imprese, sanciti dal Codice dell’Amministrazione Digitale, una norma che ha subito parecchi aggiornamenti negli ultimi anni con lo scopo di rendere i cittadini liberi di usare il Web come canale preferenziale per la fruibilità dei servizi.

Nonostante le norme, eventi di promozione di buone pratiche, vademecum e linee guida, le P.A. hanno spesso perso il treno della digitalizzazione delle procedure, “analogizzando” l’informatica. All’interno delle P.A., difatti, non si coglie spesso l’importanza della gestione documentale e del vantaggio che si ottiene come performance e come quantità minore di lavoro (e relativi minori rischi di errore) affidando direttamente all’utente la possibilità di consultare e integrare i propri dati, effettuare pagamenti e richieste di servizi direttamente dal proprio computer e/o da altre tecnologie informatiche. Per questo motivo già da qualche anno esistono delle linee guida per i siti Web pubblici, correlate da una serie di vademecum che spaziano dalla pubblicazione all’albo pretorio all’opendata, alla gestione dei canali social. Da anni inoltre esistono casi di eccellenza, spesso nascosti ed esposti in occasione di “medaglie pubbliche” (siamo il paese delle medaglie, non dimentichiamocelo!), spesso poi riposti nel cassetto e non promossi come buone pratiche da replicare all’interno delle P.A.

Nelle Linee guida per i siti Web delle PA, al capitolo 6, Metodi per la rilevazione e il confronto della qualità dei siti web delle PA, viene affrontato il tema della valutazione della qualità dei siti web e della misurazione della corrispondenza dei siti ai requisiti previsti dalle linee guida stesse, attraverso un insieme d’indicatori osservabili, raggruppati in sei indici che sintetizzano e rendono confrontabili le caratteristiche di ogni sito istituzionale. Ultimamente un gruppo ristretto di esperti ha invece dato vita ad un nuovo vademecum “Misurazione della qualità dei siti Web della P.A.”, che presumibilmente sarà disponibile per SMAU Milano, in cui sono indicate le modalità di valutazione dei sei indici di riferimento: contenuti minimi, accessibilità e usabilità, valore dei contenuti, servizi, dati pubblici, amministrazione 2.0. Scopo del Vademecum è approfondire questo tema e fornire indicazioni operative su metodi e modalità con cui  le PA possono misurare la qualità dei propri siti web. Il Vademecum è strutturato in modo tale da consentire una consultazione autonoma di ciascun capitolo in funzione del tema trattato.

Della metodologia di valutazione ufficiale della qualità dei siti delle PA, con esempi di buone e cattive erogazioni di informazioni e servizi, si parlerà durante il seminario Misurare la qualità dei siti web delle PA, organizzato da IWA per giovedì 18 ottobre all’interno dello SMAU 2012.

 

Facebook Comments

Previous articleInternet economy, Made in Italy e Pil nel 2015
Next articleUSA: le PMI puntano sul mobile
Roberto Scano si occupa di informatica dallo scorso millennio. Conosciuto soprattutto per la normazione tecnica in ambito di accessibilità (autore di norme tecniche, decreti ministeriali, manuali di riferimento), si occupa di normazione in materia di professioni ICT. Attualmente è consulente, formatore come libero professionista nonché collaboratore dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) dove si occupa di accessibilità e competenze digitali. Presidente di IWA (Associazione professionisti Web – Legge 4/2013), è stato premiato nel 2015 come normatore tecnico da parte di UNI con il premio “Scolari”. Presiede le commissioni UNINFO Attività professionali non regolamentate e E-Accessibility come rappresentante dell’AgID.

3 COMMENTS

  1. a friend of mine in NZ, fed her son and he looks fat, as the mother always give junk, and chocolate. so this is not because of the nursery or look after child by their own. but it is depend on how the body absorb the foods. My son went to the nursery and he is healthy and not fat at all.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here