Google: Parlamento spagnolo approva la Google tax

Nuovo capitolo per Google in Spagna. Il Parlamento spagnolo ha dato il via alla modifica della legge sulla proprietà intellettuale che introduce la cosiddetta Google tax. La normativa, approvata con 172 voti a favore, 144 contrari e 3 astensioni, in pratica permette agli editori di riscuotere una “compensazione equitativa” dagli aggregatori di contenuti come Google News, il servizio di selezione delle notizie online offerto dalla casa di Mountain View. Il compenso verrà riscosso per il diritto di citazione o di rassegna, anche se limitato a frammenti “non significativi di informazione, opinione o intrattenimento”.

La normativa istituisce sanzioni fino a 600.000 euro per le pagine web che faciliteranno l’accesso specifico e di massa a contenuti offerti illecitamente, eludendo le richieste di ritiro di quelli che contravvengono la legge.

Questo è solo l’ultimo capitolo di una querelle che è iniziata nei mesi scorsi e ha visto contrapporsi il governo spagnolo al gigante dei motori di ricerca. Il percorso che ha condotto all’approvazione della legge, infatti, è iniziato a febbraio di quest’anno, quando il governo di Madrid ha iniziato il dibattito sul copyright, sul modello di normative esistenti in Francia e Germania, al fine di inasprire le sanzioni per gli scambi non autorizzati delle opere coperte dal diritto d’autore. Uno degli aspetti più controversi del pacchetto di legge tocca proprio l’introduzione della cosiddetta “tasa Google”, una tassa, inserita nell’articolo 32.2 della legge, che secondo l’opposizione, è utile unicamente per proteggere i grandi editori.

Il Senato spagnolo aveva già approvato la nuova legge sul Copyright, la LPI (Ley de Propiedad Intelectual), con 132 voti del Partido Popular, il partito del primo ministro Rajoy, e 90 contrari con 3 astenuti, e il passaggio alla Camera spagnola ha dato l’ok per l’approvazione definitiva. La normativa sarà in vigore dal 1 gennaio 2015 ma prima della sua applicazione non mancheranno ulteriori dibatti e manifestazioni per la sua modifica.

Già dai primi giorni di discussione della legge, le proteste degli editori, con a capo il gigante Google, non si sono fatte attendere e in queste ore numerosi editori, media e aggregatori di link in Internet, insieme alle associazioni di internauti e autori, si stanno mobilitando per cambiare la normativa. Nei mesi scorsi, più di ottantamila persone avevano firmato una petizione per chiedere il ritiro della legge, che considerano “un regalo del governo ai grandi quotidiani” che danneggerà i motori di ricerca e i progetti in Rete di centinaia di piccoli imprenditori, mentre come era prevedibile, a favore dell’iniziativa si era espressa l’Associazione di Editori di Quotidiani Spagnoli (Aede).

In un comunicato pubblicato poche ore dopo la seduta del parlamento, Google si è detto “deluso” dalla approvazione della legge, perché convinto che “servizi come Google News aiutano gli editori a portare traffico ai propri siti web”. Il gruppo ha assicurato che “per il futuro si valuteranno le scelte da fare nell’ambito della nuova regolazione“.

Questa decisione non esclude lo smantellamento del servizio di Google News Spagna e altre iniziative a svantaggio dei servizi Google per gli utenti spagnoli.

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