Sentiment analysis ed emozioni: la parola a Twitter

La sentiment analysis è ormai utilizzata per lo studio di differenti fenomeni. Il metodo di ricerca tenta di estrarre il significato delle conversazioni sociali digitali andando aldilà del semplice volume o buzz e tentando di estrapolare il significato o almeno la direzione passionale-emotiva dei post in linguaggio naturale inseriti nei social media. Molti ricercatori sottolineano le enormi possibilità che questa metodologia offre, soprattutto nei termini di ampi campioni d’analisi, disponibilità di dati e possibilità di accedere a conversazioni spontanee e non stimolate dai ricercatori stessi. Non tutti sono ugualmente convinti della bontà del metodo e più volte sono state sottolineate con accenti critici: la scarsa rappresentatività del campione e l’impossibilità per un software di interpretare frasi in linguaggio quotidiano spesso ironiche, in ogni caso, estratte dal contesto in cui acquisiscono senso; e i possibili errori che gli strumenti automatizzati di analisi commettono.

I ricercatori continuano, in ogni caso, a sviluppare gli strumenti di analisi e ad applicare la metodologia a diversi aspetti del comportamento umano. Alcune delle ricerche più interessanti riguardano la possibilità di determinare tramite simili ricerche l’umore prevalente nelle persone a secondo delle diverse fasi della giornata. Due ricerche in particolare, una di carattere globale e una esclusivamente statunitense, hanno suscitato forte curiosità ed offrono spunti interessanti di riflessione sul metodo in sé.

La prima ricerca, pubblicata a Settembre 2011, analizza mezzo miliardo tweet provenienti da tutto il mondo. Secondo i ricercatori della Cornell University, le persone sono, in media, più vispe ed allegre appena sveglie e tendono a divenire maggiormente irascibili con il passare della giornata. Lo stesso si verifica nei giorni non lavorativi della settimana, semplicemente con circa due ore di ritardo. La ricerca suggerisce che il mood delle persone è fortemente influenzato dai cicli giornalieri del sonno.

I ritmi emozionali sembrano, inoltre, simili in tutto il mondo senza grosse influenze da parte dei differenti pattern culturali. Il trend nei weekend è, ad esempio, simile anche negli Emirati Arabi dove la settimana lavorativa inizia la domenica e finisce il giovedì. L’intensità della vivacità mattutina è invece correlata a fattori socio-culturali. I cittadini del Regno Unito sono, ad esempio, più vispi nelle prime ore della giornata dei francesi e dei portoghesi, ma meno degli americani e degli australiani.

Una ricerca meno recente (Dicembre 2010) sullo stesso tema, effettuata da ricercatori della Northeastern University e di Harvard, analizza l’umore degli Statunitensi, attraverso i tweet prodotti, e riscontra interazioni maggiormente complesse tra emozioni e fasi della giornata e della settimana. L’umore delle persone raggiungerebbe il suo massimo picco nelle prime ore della giornata, per poi decrescere gradualmente fino a metà pomeriggio quando lentamente incomincia a migliorare, raggiungendo un nuovo picco nelle prime ore della sera per poi tornare a calare e risollevarsi durante le ore di sonno.  I ritmi emotivi, anche secondo i dati di questa seconda ricerca, sono simili tutti i giorni con il fine settimana che segue un andamento rimadato di qualche ora e un generale miglioramento dell’umore. I ricercatori della Northeastern e di Harvard riscontrano, però, qualche differenza maggiore tra un giorno e l’altro; ad esempio, il giovedì registrano una brusca crescita dell’irascibilità verso il finire della giornata lavorativa, probabilmente collegato all’accumularsi dello stress settimanale. La differenza centrale da mettere in risalto sta nell’andamento maggiormente oscillante dell’umore, e nella sua forte connessione più che con il sonno con le fasi di stress lavorativo.

La ricerca della  Cornell non individua grosse differenze nei ritmi emotivi dei cittadini dei versi paesi quindi, per quanto i dati non siano pienamente comparabili, si può comunque fare qualche interessante riflessione.

La prima ricerca lega fortemente emozioni e cicli di sonno; la seconda non nega questo legame, ma ne lascia intravedere un secondo, forse anche più importante, con lo stress da lavoro. Inoltre, l’una individua un trend più lineare, di mattina si è più allegri poi l’umore peggiora con il trascorrere della giornata; l’altra evidenzia un andamento maggiormente oscillante con picchi di maggiore allegria e vivacità la mattina e la sera, ovvero nelle fasi della giornata in cui si è più rilassati e liberi da impegni.

Le ragioni di tali differenze possono essere ricercate in molti fattori. Il background teorico dei ricercatori può avere, ad esempio, influenzato il disegno della ricerca ed in particolare l’individuazione dei lemmi di significato. Proprio questo è uno dei punti critici e nodali della sentiment analysis, ovvero come individuare le enunciazioni significative per uno specifico obiettivo di ricerca e come distinguere emozioni espresse con parole simili, ma dal significato profondamente diverso.

La comprensione delle emozioni è una sfida immane per le persone, lo diventa ancora maggiormente per macchine che estraggono dati privi di contesto. A questo vanno aggiunte le deviazioni inserite nello stesso disegno della ricerca e dei software dai ricercatori e dai punti di vista differenti.

La sentiment analysis, nonostante tutto ciò, si rivela un metodo di ricerca da sviluppare e migliorare, ma in grado di dare risultati, soprattutto in un’ottica di indizi e spunti per future e più approfondite indagini.

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