Facebook è come Sanremo

Non è che volesse essere un titolo ad effetto. È che bisognava trovare qualcosa che rendesse l’idea. E allora sì, mi dispiace, il paragone è quello: Facebook è come Sanremo. Voi avete idea di chi guardi il Festival di Sanremo? Ve lo dico io: tutti. Chi lo guarda in tv perché vuole vederlo. Chi lo guarda perché gli altri lo guardano e sennò la mattina dopo non sa di cosa parlare. Chi lo guarda perché gli fa schifo, ma per capire quanto gli fa schifo e criticare quello che è stato fatto, deve essere lì, a guardarlo. Chi lo guarda perché ormai è tradizione guardarlo con gli amici e farsi delle sonore risate alle spalle dei cantanti. Chi lo guarda perché non riesce comunque ad avitarlo, manco se ci prova. Ecco, Facebook, fatte le dovute correzioni, è uguale uguale.

Su quel benedetto Social Network c’è la stessa platea del Festival, o del sabato sera di una volta: cioè chiunque. Il che vuol dire che la pagina Facebook di un’azienda su Facebook è come la banchina di un porto turistico di gran traffico in pieno agosto. Ci può attraccare chi passa, dallo yacht al gommone sfigato.

Per il fatto che su Facebook c’è il mondo, anche il linguaggio e le campagne pensate per andare su FB dovranno partire da questa considerazione. Certo, sulla nostra pagina tendenzialmente arriveranno persone che sono interessate al nostro tipo di prodotto. Ma anche tutte le altre. È come una tv generalista, quindi deve sapere che il suo pubblico è potenzialmente eterogeneo, e per questo anche meno facilmente gestibile di quello di altri social più di nicchia. Per questo, se una azienda deve pensare ai contenuti per una pagina Facebook, è meglio che pensi a qualcosa di semplice, o meglio di più semplice della pubblicità e dell’informazione specifica che manda su altri canali; più affine, per fare un paragone, allo spot tv su canale generalista. Il che può voler dire anche calibrare diversamente i mezzi di comunicazione, puntare per esempio sui filmati o immagini piuttosto che sul testo scritto.

Le pagine di Fb possono essere una straordinaria occasione di intercettare un pubblico più vasto di quello che siamo abituati a conoscere attraverso il semplice sito aziendale, ma proprio per questo le informazioni, anche spicciole, che vengono date devono essere chiare ed essenziali. Al contrario di Twitter, dove il pubblico è più sgamato (almeno per ora) su Fb abbiamo a che fare con la grande massa. Che non è scema, sia ben chiaro, ma certo è meno preparata specificamente. Magari non sa nulla di noi. Sta al gestore della pagina scegliere i contenuti più immediati per interessarla.

 Su Fb l’interazione con gli utenti è sempre più veloce che sul sito aziendale, ma più lenta che su Twitter. Ma data la gran massa di persone -alcune delle quali che magari arrivano, come i criticoni di Sanremo, solo per il gusto di sparlare – il ruolo del moderatore della pagina è fondamentale per evitare trollaggi e flame inutili. Se su Twitter l’amministratore gareggia in arguzia, su Facebook sarà bene che eserciti la pazienza ed il garbo: il pubblico è meno preparato, e quindi fraintende con grande facilità: sopire, sedare e comunicare in maniera piana e alla portata di tutti saranno i suoi obiettivi.Come a Sanremo, sulla pagina Facebook vincono presso il grande pubblico i presentatori “alla Pippo Baudo”: poco innovativi, o innovativi quel tanto da non sconvolgere tutti i tipi di pubblico che può capitare loro di incrociare. Le sperimentazioni vanno quindi calmierate con attenzione: i video fatti girare prima su You Tube, dove incrociano il pubblico più giovane, e poi inseriti, gli status lasciati anche più a lungo di quanto non si faccia su Twitter, perché la massa arriva ad ondate e commenta anche comunicazioni di alcuni giorni prima.
La pagina Facebook è più una grande vetrina, il che vuol dire che deve essere curata e aggiornata, ma anche dare il tempo alla gente di arrivare, fermarsi, guardare. Nei negozi non si cambia vetrina ogni due ore, anche su Facebook è sconsigliabile immettere contenuti a rotta di collo, senza dare tempo ai fan di metabolizzarli.

Come a Sanremo, si espongono tutte le canzoni, così anche la pagina Facebook dell’azienda ha questa funzione. Poi alcune piaceranno, altre finiranno presto nel dimenticatoio, altre saranno magari oggetto di feroci critiche da parte di gente capitata lì per caso e che non tornerà mai più, il modo di vivacizzare sarà legato a un coinvolgimento più alla portata di tutti, meno di nicchia ed arguto: non siamo alla festa ristretta di un club, siamo sulla piazza del paese, quindi le sciarade ed i giochi d’arguzia dovranno cedere il passo alla tombola. Il che non giustifica alcun tipo di sciatteria: le sagra paesane, per essere riuscite, vanno curate nei minimi particolari. E anche Sanremo, per essere quello che è, ha dietro una minuziosa ed enorme organizzazione. Essere nazionalpopolari è un lavoraccio, e per gestire un social nazional popolare bisogna non lasciarsi prendere dalla tentazione dello svacco. Quello lo si lascia agli arruffoni,  nella vita e su qualsiasi Social.

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2 COMMENTS

  1. Beh il paragone con Sanremo non è, a mio avviso, il più calzante. Però potremmo paragonare FB alla tv generalista tout court, che propone un programma in prima serata facilmente digeribile. Non è Sanremo perché, a prescindere, io non lo guardo e non ne ho bisogno. Di FB a quanto pare non ne puoi fare a meno. Dove vai se no, su G+? Beh lì ci sei tu e Gianni Morandi al massimo 😉

  2. Il tuo articolo è stato utilissimo Sono titubante sul creare una pagina facebook aziendale perchè non ho ben chiara la strategia comunicativa, ma mi hai aiutato a risovere alcuni dubbi. Grazie!

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