Iran e la nazionalizzazione di Internet

È possibile creare una rete Internet nazionale? Il tentativo sembra almeno parzialmente vano e quasi un controsenso visto che Internet intrinsecamente non riconosce confini. Nonostante ciò diversi governi sembrano intenzionati a provarci.

L’Iran è uno dei paesi dove il governo sta tentando di restringere l’accesso a Intenet e di limitare al minimo, se non bandire del tutto, l’utilizzo di servizi internazionali. La Repubblica Islamica ha una lunga storia alle spalle di tentativi di controllo e restrizione dell’accesso ai media per motivi politici e religiosi, ma dietro alcune delle ultime decisioni inerenti la rete sembrano esserci motivazioni che vanno aldilà della censura e mirano allo sviluppo di servizi nazionali, allo scopo di creare una propria rete nazionale e non trasferire all’estero dati ritenuti sensibili.

Il Ministero delle Telecomunicazioni iraniano ha, infatti, ordinato alle banche, alle assicurazioni e all’aziende telefoniche di non utilizzare e non permettere più l’utilizzo ai propri clienti di email provenienti da servizi esteri, saranno ammesse solo i servizi di posta elettronica di provider nazionali. In sostanza Gmail, Yahoo, Hotmail e simili non saranno più utilizzabili per interagire e compiere transazioni economiche.

La decisione è stata estesa alle Università e all’intera amministrazione del paese e motivata con la necessità di proteggere le informazioni confidenziali contenute in questo genere di comunicazioni, accusando di conseguenza i servizi stranieri di collezionare questi dati.

L’Iran ha, inoltre, annunciato che entro pochi mesi vorrebbe sviluppare un information network nazionale, “Internet Iraniano”, da utilizzare per tutto ciò che è inerente l’amministrazione pubblica, i servizi finanziari e le imprese pubbliche; in modo da renderle indipendenti dagli operatori stranieri e maggiormente sicure.

L’attenzione del governo in questo caso sembra meno rivolta a fini di controllo e censura; e maggiormente allo sviluppo del settore ICT nazionale e all’autonomia rispetto all’estero. Motivazioni quindi principalmente economiche e di politica estera, più che interna.

Una seconda iniziativa, al contrario, riguarda principalmente l’accesso e la censura di contenuti ritenuti non idonei. Il leader supremo del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei, ha, infatti, emesso una fatwa contro i tool informatici utilizzati per aggirare i filtri e permettere l’accesso a contenuti digitali bloccati dal governo. Ironia della sorte la fatwa poco dopo essere stata pubblicata in rete risultava inaccessibile dall’Iran. I filtri posti a controllo della rete l’avevano bloccata perché conteneva il termine “anti-filtering”.

L’inconveniente rende ironicamente evidenti le difficolta incontrate nell’attuare un reale controllo della rete. I tool informatici banditi permettono di aggirare i filtri e questi finiscono per bloccare i contenuti ritenuti idonei.

La Repubblica Islamica può davvero nazionalizzare Internet? I limiti di una simile operazione sembrano forti, per quanto la ferma decisione dei leader riuscirà, e sta già riuscendo, a limitare almeno parzialmente  la libertà e l’apertura della rete nel paese.

 

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