Agenda Digitale: le risposte di Roberto Cafagna Giovani Imprenditori Confindustria

Roberto Cafagna è Responsabile del Comitato "Ricerca, Innovazione e trasferimento tecnologico" dei Giovani Imprenditori di Confindustria

Il dibattito in corso su Tech Economy sull’Agenda Digitale si arricchisce di una nuova voce, quella di Roberto Cafagna Responsabile del Comitato “Ricerca, Innovazione e trasferimento tecnologico” dei Giovani Imprenditori di Confindustria.

Il Comitato “Ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico” da lei presieduto sta seguendo gli sviluppi riguardanti l’Agenda Digitale italiana? Qual è l’esperienza che lei riporta riguardo a questo tema?

Seguiamo gli sviluppi riportati da Confindustria sia gli approcci del Governo sul tema. Noi come Comitato valutiamo già da qualche mese dei possibili progetti che vadano a confluire nella realizzazione di una serie di “reti” tra imprese e Pubblica Amministrazione.
Nello specifico lavorando sugli strumenti digitali che le aziende possono utilizzare per gestire efficientemente i propri mercati interni ed esteri. L’abbiamo espresso attraverso delle “case history”, relative ai possibili impieghi di internet per l’impresa innovativa: strumenti che consentono di far lavorare più persone assieme, anche da luoghi diversi, in una sorta di impresa virtuale. Questo ammortizza i costi della logistica. Una serie di suggerimenti che ci auguriamo possano aiutare le imprese a crescere, sostenendo i costi in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo. Anche per trasferire ai giovani il coraggio di fare impresa, grazie a strumenti che sono alla loro portata.

Vi state relazionando direttamente con la Cabina di Regia, o lavorate con altri partner e stakeholder del settore? E la politica, a suo parere , sta affrontando correttamente il tema dell’Agenda Digitale?

Abbiamo un riferimento nei responsabili dell’Agenda Digitale di Confindustria senior, così siamo costantemente informati sugli sviluppi direttamente dall’interno. Come Comitato puntiamo su progetti declinati in maniera più puntuale. In merito alla politica, credo che abbia fatto negli ultimi tempi uno sforzo importante per dare delle soluzioni nuove allo scenario di Internet in Italia, ma sul tema delle start-up c’è ancora molto da fare.
Il successo d’imprese legate a internet, nasce da start-up realizzate da giovani con idee nuove, forti, e con il coraggio di entrare nel mercato. Per questo noi stiamo avendo un ruolo attivo, sostenendo anche dei progetti imprenditoriali. La politica dovrebbe approfondire gli aspetti riguardanti lo strumento finanziario, che non è soltanto il venture capital, ma riguarda la creazione di un tessuto imprenditoriale nel quale i giovani possano dialogare di più con le industrie, con il settore pubblico e con quello finanziario.

Nel settore imprenditoriale rappresenta, si aspetta un reale effetto benefico dallo sviluppo dell’Agenda Digitale, o ci sono altri aspetti prioritari per sostenere le imprese dell’ICT? Quali temi aggiungerebbe all’Agenda Digitale promossa dal Governo?

Il tema delle start-up digitali è stato focalizzato nell’Agenda Digitale, ma va data più importanza a livello governativo a questo settore, perché i nuovi posti di lavoro in Italia sono e saranno creati dalle start-up dei giovani. Bisogna che abbiano gli strumenti per realizzare i progetti in Italia senza dover fuggire all’estero.
E non sto parlo solo degli imprenditori: perché in una start-up ci sono anche il socio fondatore, il ricercatore, ci può essere un manager, e tutti assieme formano un team che determina il successo dell’impresa e di un territorio. Quindi vanno dati gli strumenti non solo a chi fa l’impresa, ma anche a chi partecipa: come gli stakeholder e i ricercatori.

Come Giovani imprenditori impegnati nell’innovazione, quali difficoltà incontrate? C’è molta pressione da parte delle grandi compagnie o limiti dovuti al settore pubblico?

Le difficoltà non sono dovute alla concorrenza delle grandi imprese, quanto piuttosto all’inefficienza di certi ambiti del settore pubblico. Credo che per la creazione d’impresa le difficoltà siano di accesso al credito, il quale rappresenta lo strumento per chi crea brevetti, innovazioni e know-how, per essere in condizione di industrializzarli e commercializzarli. L’innovazione che porta all’industrializzazione, creando prodotti innovativi e posti di lavoro, credo vada aiutata visto che l’Italia è anche conosciuta in tutto il mondo per la qualità dei suoi prodotti.

Con quali istituzioni o enti privati voi di Confindustria Giovani vi relazionate con maggior successo? Ovvero: Chi tiene maggiormente l’occhio puntato sulle nuove tecnologie secondo voi?

Da una parte ci sono le università che riescono a realizzare, ma con qualche difficoltà, il trasferimento tecnologico. Creano cioè brevetti che possono essere oggetto d’industrializzazione. Dall’altra parte c’è molta innovazione nelle imprese stesse: magari non brevetti d’invenzione, ma di utilità, e ci sono grandissime aziende fondate sull’innovazione di prodotto attraverso brevetti d’utilità.
Negli ultimi due o tre anni, oltre a università e imprese, ci sono molti progetti di stakeholder che operano nel settore delle start-up. La cultura e il suo trasferimento nella creazione d’impresa si sono accentuati, molto meno gli strumenti come gli acceleratori d’impresa; e sono questi che aiutano a dare dimensione alle imprese. Andrebbero incoraggiati questi stakeholder.

La sua storia personale come imprenditore è un caso interessante: le sue idee hanno trovato spazio grazie ad un progetto promosso da Confindustria Giovani che ha sostenuto la sua impresa, oggi è a capo del Comitato che presiede il progetto. Ci racconta la sua esperienza e qual è il messaggio che secondo lei può essere rivolto ai giovani?

Ho avuto un percorso lungo che parte dalla consulenza tecnologica, passa per il lavoro all’interno di una banca d’affari, e approda alle start-up. Abbiamo scommesso nel 2008 sul settore nanotech, collaborando con l’Università di Tel Aviv, e realizzando un’attività di ricerca e sviluppo in Italia.
Nel 2009 abbiamo vinto la Know Challenge Competition di Veneto Nanotech, e nello stesso periodo abbiamo vinto a “Il Talento delle Idee”. Aggiungendo un po’ di capitale di rischio siamo riusciti a far partire la start-up. Nel 2011 siamo arrivati all’industrializzazione con un noto produttore italiano, e nel 2012 dopo tre anni e mezzo ci siamo affermati con brevetti innovativi. In altri campi il percorso può essere anche più breve rispetto al settore industriale. Il messaggio positivo è che, creare un brevetto innovativo nella chimica nel 2011 e arrivare a fare impresa, si può fare con successo anche in Italia.

Anche quest’anno avete lanciato il progetto “Il Talento delle Idee”. È questo il percorso da seguire per promuovere le imprese di domani, e soprattutto, che impressioni raccoglie dai progetti che vi arrivano?

Il progetto valorizza le idee imprenditoriali e le imprese innovative, mettendo a disposizione delle risorse non solo di tipo economico, ma anche manageriali che per realizzare un’impresa è fondamentale. Si legge un incremento della qualità nei progetti che esaminiamo, e il nostro contest è uno strumento valido per promuovere la cultura d’impresa; ma ripeto vanno promossi anche gli strumenti finanziari a sostegno delle imprese.
A livello di temi il digitale è molto sentito nei progetti, ma ho riscontrato anche un forte interesse dei giovani nel settore delle imprese di “green tech”.

Un tema che sembra essere assente all’interno dell’Agenda Digitale, e del quale voi vi interessate molto, è quello delle nuove tecnologie nel campo della sostenibilità ambientale. Esiste un binomio tecnologia ICT – sostenibilità ambientale?

Il tema dell’ICT connesso a quello dell’efficienza energetica credo vada ampiamente evidenziato. Il tema della sostenibilità ambientale è il tema di oggi e di domani, e in questo trova spazio la realizzazione di applicazioni per ambiti di sostenibilità energetica. L’ICT è fondamentale perché consente di gestire in modo più semplice ed efficiente strumenti in settori consolidati come quello del solare e dell’eolico. Strumenti di cui prima non disponevamo.

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