Penalizzazioni! Gli effetti collaterali del SEO

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Come è stato detto tante volte in questa rubrica, le attività SEO sono indispensabili per ottenere un buon posizionamento di un sito web sui motori di ricerca. Per comparire ai primi posti di una specifica SERP, un sito deve soddisfare determinate linee guida per rendere lo stesso leggibile, ricercabile e di interesse per l’utente.

Ma cosa succede se si prova ad utilizzare tecniche SEO non proprio “ortodosse”, cercando di forzare il naturale posizionamento sui motori di ricerca? La risposta è tanto scontata quanto inquietante: si potrebbe incorrere in penalizzazioni che fanno declassare il sito all’interno delle SERP, con conseguente calo di visite e visibilità del sito web.

Le cosiddette penalizzazioni avvengono quando un sito non rispetta le linee guida fornite per un corretto posizionamento su un motore di ricerca, come ad esempio Google. Un sito però potrebbe essere penalizzato anche utilizzando in maniera estrema i vari parametri SEO, creando in altre parole una “sovraottimizzazione” del sito.

L’effetto più devastante di questi “cartellini rossi” è proprio la perdita di posizioni in determinate SERP, con il rischio concreto di perdere molto traffico per determinate parole chiave.

Vediamo quindi come è possibile riconoscere se un sito è stato penalizzato dai motori di ricerca.

  • Netto calo delle visite: il primo campanello d’allarme viene suonato da uno strumento di analisi web come Google Analytics. Senza nessun preavviso si potrebbe riscontrare un calo netto delle visite, verificabile attraverso l’analisi delle visite giornaliere verso il proprio sito.

  • Declassamento all’interno delle SERP: il passo successivo da analizzare è proprio il posizionamento del sito all’interno dei risultati di ricerca. Potrebbe accadere che, per specifiche parole chiave, il sito abbia perso notevoli posizioni rispetto al periodo precedente. Un’ulteriore verifica dell’effettiva penalizzazione consiste nella non indicizzazione di nuove pagine o nuovi contenuti all’interno delle SERP
  • Possibile avviso all’interno degli Strumenti per i Webmaster di Goolge: se si utilizzano i webmaster tool di Google, prima di venire effettivamente penalizzati, si potrebbe ricevere un messaggio in cui Google segnala che il sito non sta rispettando le linee guida per un corretto utilizzo delle tecniche SEO. In base a quanto studiato da un esperto SEO italiano come Emanuele Tolomei, che da anni lavora nel settore, effettuando esperimenti mirati per capire il comportamento degli spider dei motori di ricerca, la penalizzazione potrebbe verificarsi all’incirca 14 giorni dopo l’invio del messaggio.

Come rimediare quindi se un sito viene penalizzato?

  • Analisi analisi analisi: sembra scontato ma è la prima cosa da fare. Vanno effettuati dei controlli a ritroso su tutti gli interventi lato SEO implementati sul sito almeno nei 3 mesi precedenti alla penalizzazione e cercare di capire se gli interventi apportati sono consentiti dalle linee guida di utilizzo per i motori di ricerca.
  • Struttura di link interna/esterna: è fondamentale controllare attentamente sia il sistema di linking interno che esterno. Verificare che i link in uscita dal proprio sito non riportino errori di tipo 404 (pagina non trovata) o che gli stessi non portino ad indirizzi web di scarsa qualità.
  • Contenuti duplicati: cercare all’interno del proprio sito possibili contenuti duplicati e sistemarli prontamente.
  • Ottimizzazione del codice per ridurre i tempi di caricamento delle pagine: Google in particolare presta una attenzione particolare alla velocità di un sito ed effettuare una analisi per migliorare i tempi di risposta porterà sicuramente a dei risultati positivi indipendentemente se un sito sia penalizzato o meno.

Bisogna sempre ricordarsi che la prima cosa da tenere in considerazione è che più un processo avviene in modo naturale più sarà facile evitare problemi con gli spider dei motori di ricerca. È necessario quindi cercare di giocare “secondo le regole”dei motori di ricerca e dare sempre più spazio alla qualità dei contenuti rispetto ai tecnicismi estremi della SEO.

Alla prossima puntata!

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1 COMMENT

  1. Come si deduce dall’ottimo articolo di Daniele De Marinis, la SEO non è morta. E’ morta, se mi lasciate correre il termine, l’attività SEO “spinta” utile al posizionamento nelle prime pagine di Google, di siti di dubbia qualità. Siti che beneficiavano di un posizionamento nella prima pagina, in virtù di una sovra-ottimizzazione SEO e non per esporre contenuti di qualità. posso capire che tutti abbiamo il desiderio di essere “primi” in Google, ma da oggi, è necessario diventarlo proponendo contenuti qualitativi e con il supporto SEO si otterrano i risultati voluti.

    PS
    mi scuso per la lungaggine, ma sono arci stufo di tutti i post sulla “generica” morte della SEO!

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